Venerdì, 22 Novembre 2024
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Rita Guarino, un futuro da CT

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rita-guarino-nazionaleIntervista a Rita Guarino, assistente allenatore della nazionale Under 17,  ex calciatrice che ha avuto le capacità di costruirsi un futuro pieno di successi nel mondo del calcio femminile e non solo...
- Quanti anni hai giocato e in quali squadre? Quante presenze in nazionale?
Tutto è cominciato con la Juventus Femminile all'età di 14 anni fino al raggiungimento della serie A. Da quel momento in avanti, le prime convocazioni con la Nazionale e il passaggio in altri Club: Reggiana, Monza, Cascine Vica Torino, Foroni Verona, Lazio, Torres e Maryland Pride negli Stati Uniti. In nazionale ho chiuso, purtroppo, la carriera a 99 presenze a causa di un brutto infortunio.
- Da quanti anni alleni e dove?
Ho iniziato ad allenare all'età di 25 anni la squadra Primavera del Club (Casine Vica Torino) in cui giocavo, poi ho fatto altre esperienze in Rappresentativa Piemontese e in alcune scuole calcio di club maschili fino all'attuale impegno con la nazionale femminile under 17 dal 2008.
- Tu hai l'abilitazione Allenatore Professionista UEFA A e collabori come assistente allenatore nella nazionale Under-17 di Mister Enrico Sbardella, come hai fatto ad essere scelta e in concreto di cosa ti occupi in questa avventura con la nazionale?
Quando ho deciso di smettere di giocare e di prendere l'abilitazione Uefa A, è stato lo stesso Enrico Sbardella (conosciuto ai tempi in cui ero il capitano della nazionale maggiore) a chiedermi se mi avesse fatto piacere collaborare con lui e a propormi all'allora Commissario Tecnico Pietro Ghedin. Collaboriamo molto sia durante gli allenamenti sia durante le gare. Io mi occupo particolarmente degli aspetti tecnico-tattici nella fase di possesso palla, ma ovviamente i nostri lavori sono complementari e sinergici.
- Quali sono i criteri di scelta e chi sceglie le ragazze che sono convocate in nazionale Under 17?
Durante la visionatura delle partite dei vari campionati, il parametro che utilizziamo è sempre quello internazionale. La maggior parte delle ragazze scelte arriva dalle varie selezioni fatte nelle rappresentative regionali Under 15, che si concludono con uno stage "Calcio Più" organizzato dalla F.I.G.C. Settore Giovanile Scolastico e al quale prendono parte circa trenta giovani calciatrici selezionate durante le varie fasi del torneo.
- Sei contenta dei risultati finora ottenuti con la nazionale Under 17 e dove ci sono margini per migliorare?
Siamo abbastanza contenti, in questo momento più che mai visto il raggiungimento, per la prima volta, della fase finale che si disputerà a Birmingham (26 novembre - 8 dicembre). Naturalmente i passi da compiere sono ancora tanti. Soffriamo ancora fisicamente. L'intensità di gioco che si riscontra a livello internazionale è completamente diversa dai ritmi che le nostre ragazze normalmente adottano. Alcune di loro si allenano solo un paio di volte la settimana, mentre in molte realtà straniere gli impegni delle giocatrici sono quotidiani.
- E' di recente la notizia del progetto gioco calcio che porterà il Brescia Calcio Femminile negli istituti direttamente nelle ore di educazione fisica. Pensi che queste siano iniziative importanti per diffondere la pratica di questo sport anche tra le ragazze e per arrivare a una maggiore considerazione in Italia del calcio femminile?
Assolutamente si. E' un progetto che conosco molto bene. Coinvolge le giocatrici, i tecnici e la società per un fine comune. Dieci anni fa sono stata promotrice di un progetto simile nel torinese. Ho riscontrato tantissimo interesse da parte delle bambine coinvolte e, soprattutto, è servito per promuovere e implementare l'attività di una società femminile.
- Ti piacerebbe diventare tu ct della nazionale maggiore o under 17? Ti sentiresti pronta a prenderti questa responsabilità?
Per il momento non ci sto pensando, ma è evidente che se mi capitasse l'opportunità non me la lascerei sfuggire.
- Per rilanciare il calcio femminile in Italia cosa faresti?
La stessa cosa che avrei fatto vent'anni fa. Senza il coinvolgimento "coatto" delle società professioniste maschili i tempi di sviluppo saranno inesorabilmente lenti. Inghilterra, Germania e Francia, sono solo alcuni esempi di realtà che hanno scelto questa strada già da tempo.
- Come mai in Italia non viene dato spazio nei mass media al calcio femminile? Un esempio tra tutti la recente partita per la qualificazione ai mondiali Spagna-Italia della nazionale maggiore non trasmessa da nessuna emittente?
Questa è una domanda alla quale non so rispondere. Sicuramente in questo modo il calcio femminile si impoverisce. A mio avviso basterebbe proporre gli highlights delle partite per suscitare interesse e curiosità, ci sono gesti tecnici considerevoli che si possono apprezzare ed è un peccato non avere l'opportunità di coglierli.
- Sei la fondatrice del Centro di Formazione Tecnica Calcistica Individuale Footballab, come è nato questo progetto e a chi è rivolto? Raccontaci questa esperienza.
Il progetto nasce dagli sviluppi di precedenti esperienze nel settore. Quasi una decina di anni fa eravamo stati i primi in Italia ad adottare questo tipo di formazione. Footballab è stato sviluppato per cercare di creare un punto di riferimento importante, sul territorio nazionale, per coloro che intendano creare un progetto come il nostro. Si tratta di un centro di perfezionamento tecnico individuale in franchising, che adotta una particolare metodologia multilivello nel personalizzare lezioni di tecnica calcistica. Il nostro lavoro è di supporto alle società sportive poiché non sostituisce gli allenamenti che i ragazzi svolgono regolarmente nelle squadre di appartenenza, ma li completa, offrendo al singolo di migliorarsi al servizio del gioco collettivo. Tra le altre cose ci occupiamo di formazione, di stage estivi e di consulenze a 360°. E' un lavoro gratificante e, a volte, regala soddisfazioni importanti. Da noi arrivano ragazzi che ambiscono a raggiungere traguardi sportivi importanti ma anche bambini alla ricerca di una maggiore fiducia in se stessi o bambini con deficit motori. Non abbiamo squadre e di conseguenza possiamo dedicare, con la massima serenità, il tempo a disposizione per raggiungere gli obiettivi di miglioramento che ci siamo prefissi, senza la pressione esasperata che potrebbe generarsi da una partita.
- Hai un sogno nel cassetto da realizzare?
Nell'immediato ho un sogno condiviso con lo staff e le ragazze dell'Under 17, tornare dall'Europeo il più tardi possibile. Il mio personale è di partecipare ad una Olimpiade, unica manifestazione internazionale che, da giocatrice, non ho avuto la fortuna di fare.

Ringrazio Rita per la sua disponibilità a questa intervista.

Laura Pressi

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Testata giornalistica registrata al Tribunale di Firenze il 15 settembre 2016  n. 6032.
Direttore Walter Pettinati - PROMOITALIA Editore.

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