Katia Serra, quando il successo è donna.
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Intervista a Katia Serra, ex calciatrice, ora opinionista Rai Sport, consigliere e rappresentante delle calciatrici per l'A.I.C.
1) Quanti anni hai giocato e in quali squadre? Raccontaci le tue esperienze in nazionale.
Ho giocato per 25 anni, ho iniziato nel Bologna per finire con Levante in Spagna. Ho indossato anche le casacche di Lugo, Modena, Foroni, Lazio, Oristano, Bergamo, Agliana, Cervia, Reggiana, Trento, Roma.
Cambiare spesso è stato un obbligo perché le società fallivano. Con la maglia azzurra ho debuttato in Spagna-Italia. Giocare per la propria nazione era l'unico momento in cui ti sentivi calciatrice, anche se con l'esperienza spagnola ho vissuto sulla mia pelle la differenza di accettazione esistente: meglio all'estero.
2) Ci sono differenze da quando giocavi tu ad ora?
Sì, parecchie differenze. Per certi aspetti siamo cresciuti: giocano più bambine, le società sono più organizzate, si è alzato il livello medio delle calciatrici, ecc...
Per altri la situazione è preoccupante non c'è la determinazione di una volta a voler ottenere ciò che ci spetta, forte abbandono a causa della mancanza di prospettiva, ecc...
3) Dal punto di vista mediatico è migliorato qualcosa negli ultimi anni?
Le società ora s'impegnano sulla comunicazione prima no (quando giocavo avevo un mio sito personale e le società non ancora!), i giornali locali che scrivono delle realtà territoriali esistono ma sono solo frutto di buoni rapporti, non di un coordinamento centrale.
4) Ora tu lavori anche in Rai, come mai viene dato così poco spazio al calcio femminile in tv?
La crisi economica del paese ha comportato dei tagli in Rai che hanno colpito anche il calcio femminile e, purtroppo, c'è poca pressione politica da parte della LND (Lega Nazionale Dilettanti) e della FIGC per pretendere uno spazio più ampio.
5) Perché il calcio non è considerato uno sport professionistico per le donne?
In Italia le donne non sono professioniste in nessuno sport, nemmeno in quelli più conosciuti e in cui ci sono interessi economici. O si cambia la legge n.91 dell'81 sul professionismo sportivo, inglobando altre discipline oppure si lavora su altri aspetti.
6) Come si può fare e quali potrebbero essere le strategie, le risorse e i mezzi per far fare il salto di qualità per le donne in serie A, in quanto a considerazione, da dilettanti a professioniste?
Non ruota tutto e solo attorno allo status, ma si devono concretare i diversi progetti presentati da anni che riguardano le tutele, l'organizzazione fino a cambiare le normative interne rendendole specifiche al settore femminile. Soprattutto si deve investire sul calcio femminile che può rappresentare il futuro com'è successo in nazioni come Germania, Francia, Inghilterra, Scozia, Irlanda e tante altre.
7) Diventando professioniste a tutti gli effetti si venderebbe meglio il prodotto ai media e il livello tecnico e la spettacolarità aumenterebbero?
Come già detto, non è l'unica strada percorribile. Per elevare la qualità del nostro calcio, vanno fatte fare le scelte a chi conosce questa disciplina e c'è bisogno di una politica federale convinta.
8) La federazione come considera il calcio femminile?
C'è una considerazione maggiore rispetto al passato ma ancora troppo lenta, non coordinata e frenata dagli equilibri politici. Il calcio femminile non è mai la priorità.
9) Quando è entrato il calcio femminile all'interno dell' AIC (associazione italiana calciatori) e quali vantaggi ha portato?
Il 10 aprile del 2000 grazie al decreto Melandri la tutela sindacale è stata estesa a tutti i dilettanti. Nel 2001 c'è stata la prima storica presenza dei rappresentanti di calciatori e tecnici in Consiglio Federale. Abbiamo iniziato ad avere un punto di riferimento utile per tutelarci sotto ogni punto di vista.
10) Da quando tu fai parte dell'AIC e cosa ti ha spinto ad impegnarti? Quali battaglie state portando avanti e quali risultati avete ottenuto negli ultimi anni?
Ho iniziato nel 2005 da calciatrice in attività. Sono stati loro a chiedermelo: ho accettato perché non tollero le ingiustizie e lottare per i più deboli fa parte della mia natura. Col senno di poi ti posso dire che questa scelta mi ha penalizzato molto come calciatrice: far rispettare le regole in un ambiente dove manca trasparenza, conoscenza e coraggio di denuncia mi hanno resa scomoda.
Gli obiettivi più importanti raggiunti sono stati:
• L'abolizione graduale del vincolo a 25 anni.
• L'introduzione e la tutela degli accordi economici, in base alla quale le società che non saldano le delibere della CAE riceveranno delle penalizzazioni a stagione in corso, o non verranno ammesse al campionato di competenza se la situazione di morosità persisterà oltre il 30 maggio di ciascuna stagione sportiva.
• Lo svincolo concordato delle liste suppletive di dicembre.
• La ripartizione dell'infortunio in nazionale al 50% tra giocatrice e club.
• La presenza a bordo campo dell'ambulanza durante le partite.
• Il gettone di presenza per le partite disputate con la maglia azzurra.
• L'assegno di liquidazione infortunio intestato direttamente alla calciatrice.
Ricordo anche che abbiamo realizzato un libro "Il calcio è Donna" in cui si raccontano le storie delle protagoniste azzurre. Siamo la prima istituzione ad averlo fatto: se rifletti, è un paradosso che sia soprattutto il sindacato a lavorare in tale direzione.
11) Che obiettivi si pone l'AIC per questo nuovo anno?
L'abbattimento del vincolo sportivo, che è un punto fondamentale come DIRITTO e per la SOPRAVVIVENZA di questo sport. Poi speriamo di convincere anche la FIGC a riorganizzare l'ufficio transfert che ha palesato problemi e a rivedere alcune norme. Infine, all'interno della Commissione Federale per la promozione e lo sviluppo del calcio femminile di cui siamo componente, abbiamo già chiesto di attivare un progetto nelle scuole con l'utilizzo delle calciatrici, di elevare la qualità dei tecnici, di investire sulla comunicazione, di lavorare sulle pari opportunità.
12) Quali sono le tutele sindacali che ti sono maggiormente richieste dalle calciatrici iscritte?
Ricevo tantissime telefonate per spiegare loro come svincolarsi, ma sono poche le situazioni risolvibili. Poi il recupero dei rimborsi spesa non percepiti.
13) Cosa pensi dell'annosa questione legata al vincolo fino a 25 anni?
E' il punto da cui partire per creare delle basi numeriche solide di praticanti. Esiste solo in Italia e in Grecia ed è anticostituzionale. I professionisti firmano dai 14 anni ai 19, i dilettanti dai 14 a 25 anni: non è una congrua e ragionevole durata secondo i principi statutari del Coni. Ti pare una situazione accettabile continuare a far finta di niente davanti a quest'ostacolo?
14) Cosa è inserito nell'assicurazione di una calciatrice?
L'assicurazione è legata al tesseramento con la LND, non è di nostra competenza. Per chi volesse, noi offriamo una polizza studiata appositamente per chi gioca che ciascuna deve stipulare per conto proprio. Lo ribadisco sempre alle calciatrici di farsi una polizza personale perché quella della LND ha coperture non adeguate alle esigenze. Però molte ragazze ancora non danno importanza a questa tutela: sono soprattutto le più esperte a pensarci. Con noi o con compagnie assicurative, importante che sia fatto!
15) Pensi si possa arrivare a prevedere uno stipendio minimo per una calciatrice in serie A?
L'attuale normativa che disciplina i dilettanti non lo consente. Il giorno che ci arriveremo significa che questo calcio ha finalmente raggiunto una dimensione e un'identità. Penso che siamo ancora lontani.
16) State studiando a livello sindacale e/o di federazione progetti per rilanciare il calcio femminile in Italia?
Esiste una Commissione Federale per lo sviluppo e la promozione del Calcio Femminile a cui ne sono stati presentati già diversi, ma per il momento nulla si muove.
17) Raccontaci la tua esperienza in Rai e quali obiettivi e aspettative hai per il tuo futuro.
E' nata per caso al termine della carriera. Ero orientata a ritornare ad allenare e non era tra i miei progetti. Mi piace molto e spero di conquistarmi uno spazio più ampio e prestigioso. Sempre più spesso mi capitano episodi divertenti perché mi riconoscono come "la voce tecnica di Rai Sport" però alle prime partite maschili che ho commentato, non credevano che fossi lì per quello: è stata dura farsi accettare! Ora avverto la stima dell'ambiente maschile e sono convinta che il mio ruolo in Rai possa essere d'aiuto a tutto il calcio femminile. Lo spero!
18) Quali sono i tuoi progetti futuri ?
Sono già coinvolta in molti progetti e i numerosi impegni non mi danno il tempo di pensarci.
Laura Pressi