Venerdì, 05 Luglio 2024
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Parma Calcio 1913 Femminile: l’esperienza, il lavoro e l’entusiasmo dello staff tecnico

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Parma1913 Correggese femminile 30
I risultati sorprendenti della “stagione uno”, così come è stata definita da Fausto Pizzi e Giovanni Manzani, sono frutto di un lavoro prezioso che ha regalato risposte aldilà di ogni aspettativa. «Dietro un grande uomo c’è sempre una grande donna», recita un famoso detto popolare. A Parma, però, la situazione sembra essersi ribaltata: dietro grandi calciatrici c’è uno staff di quasi soli uomini, a esclusione della team manager Cristina Romanini e della fisioterapista Ramona Verdini, a guidare il lavoro delle ragazze. Quest’anno, purtroppo, i risultati non sono vincenti come quelli della stagione passata. La squadra è penultima nel girone ma, nonostante le difficoltà, il lavoro per migliorare la preparazione e la qualità tecnica delle ragazze procede. E in questo senso si è operato la scorsa estate, optando per una “contaminazione tra settore femminile e giovanile”, che ha riguardato in particolare alcuni membri dello staff tecnico.


Angelo Pelati (preparatore atletico), Marco Ferrari (preparatore dei portieri) e Roberto Bucchioni (collaboratore tecnico) sono stati chiamati al lavoro per curare e seguire anche gli allenamenti delle ragazze, affiancando l’allenatore Marco Libassi e il suo vice Roberto Frati. Proprio alle new entries si rivolge il primo pensiero del mister durante l’incontro a Collecchio: «L’impegno dell’intera società e delle ragazze, già dimostrato durante lo scorso campionato, sono stati ulteriormente supportati dall’inserimento di personale qualificato che aiuta le ragazze affinché crescano tasso tecnico ed esperienza». Marco Libassi è un ex calciatore, divenuto poi allenatore, dapprima di squadre maschili, in seguito della squadra di calcio femminile di Noceto, il gruppo ereditato nel 2015 dai crociati. Lavora con le ragazze da diversi anni ed è lui che racconta degli allenamenti, delle attività e del clima che si respira all’interno dello spogliatoio.

La prima domanda, utile per indagare le differenze tra l’universo maschile e quello femminile, riguarda gli allenamenti: le donne si allenano quanto gli uomini? «La settimana viene organizzata allo stesso modo di quanto viene fatto per gli uomini e ha le stesse tempistiche, ma è necessario tener conto di alcune problematiche che, molto spesso, con i ragazzi non si presentano». Le ragazze, infatti, non possono fare della loro passione il proprio lavoro: sono costrette a svolgere un’altra professione per poter vivere ed è per questo che «dato che molte delle nostre tesserate lavorano e hanno dei turni particolari, – specifica l’allenatore – molto spesso bisogna mutare l’orario di allenamento o si è costretti a farlo slittare. Si tratta comunque – continua Marco – di due, tre allenamenti a settimana a cui si aggiunge la partita della domenica».

Ma come si allenano le ragazze? «Lavorare con loro, spesso, è più difficile perché i ragazzi, quando viene proposto l’esercizio, la maggior parte delle volte, lo eseguono senza farsi troppi problemi, mentre le donne, che sono più curiose e più volenterose di imparare, chiedono quasi sempre il perché di un determinato movimento e a cosa serva» – specifica il mister. «Questa curiosità, però, è più stimolante perché le donne ce la mettono tutta per mettere in pratica quello che viene loro spiegato. È chiaro che bisogna stare su un livello inferiore di allenamento, che corrisponde a quello degli allievi per quanto riguarda gli uomini, ma si ottengono comunque dei buoni risultati. Molte delle ragazze, sia a livello scolastico sia per lavoro, praticano l’atletica e, essendo ben messe fisicamente, riescono a correre abbastanza».

L’inserimento in squadra di ragazze giovani, che si sono affiancate alle veterane, ha giovato molto in questo senso: «Le nuove giocatrici, ma soprattutto quelle più piccole, sono quelle che portano entusiasmo, voglia e passione vera per questo sport, dando qualcosa in più al gruppo e alla squadra».

Il camp di Vico Fertile e la continua attenzione verso le giovani promesse del calcio femminile danno i primi frutti non solo in prospettiva futura, ma anche nell’immediato. Ma c’è qualcosa di ancor più interessante nell’allenare una squadra di ragazze per Marco Libassi: «Dietro le storie delle giocatrici c’è un continuo sacrificio per poter conciliare lavoro, allenamento e vita privata, perché è chiaramente difficile per loro mantenersi solo con il calcio. Molte ragazze finiscono di lavorare alle sette e vengono al campo alle otto; c’è sempre una doppia vita dietro ognuna di loro ed è questa la cosa meravigliosa». Tornando alle aspettative della squadra, poi, precisa: «Ci vogliono un po’ di tempo, un lavoro costante e tanta cura delle ragazze più giovani: bisogna seguirle e farle crescere».

E proprio Cristina Romanini, la team manager, anche lei a Collecchio per raccontare la sua esperienza all’interno dello staff, è cresciuta con molte delle ragazze tesserate e di alcune di loro è stata collega: «Delle venticinque calciatrici che ci sono in rosa, quindici giocano con me da più di quindici anni. Siamo molto amiche, abbiamo condiviso, uscite, serate e vacanze e per questo ogni tanto ho difficoltà nel trovarmi dall’altra parte a far rispettare delle regole».  Oggi si dedica alle sue ex compagne, ma anche alle più piccole, verso le quali nutre sentimenti di profondo affetto, «quasi fossi la loro zia» - dice. L’entusiasmo e la passione di Cristina non si leggono solo dai suoi occhi che brillano, ma si comprendono ancor più dalle parole che usa per definire il suo incarico: «È la cosa più bella che mi sia capitata a livello sportivo nella mia vita!». Su questa squadra, così giovane e appena nata, ripone grande fiducia e speranza. Un episodio è per lei rappresentativo delle prospettive, dei sogni e dello spirito della società: «Quando abbiamo assistito con la nostra squadra alla finale di Champions League l’anno scorso a Reggio Emilia, c’era con noi anche Luca Carra, il direttore generale del Parma Calcio 1913, rimasto molto colpito dalla partita. Rivolgendosi verso di me, ha detto: “Speriamo di arrivarci un giorno. Avete più possibilità voi che i ragazzi!”. Questa considerazione è stata per me motivo di grande orgoglio. Sapere che il direttore ha pensato per un solo minuto che le ragazze saranno in grado di raggiungere un obiettivo così bello e importante, testimonia la fiducia che la società ha in questo progetto e mi riempie di felicità». Si tratta di un piccolo squarcio di vita vissuto sugli spalti di uno stadio, ma poche parole bastano per delineare l’interesse di tutto lo staff tecnico, nonché della dirigenza, a far crescere la squadra e a proiettarla verso un futuro roseo e pieno di soddisfazioni calcistiche.

Veronica Fumarola

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Testata giornalistica registrata al Tribunale di Firenze il 15 settembre 2016  n. 6032.
Direttore Walter Pettinati - PROMOITALIA Editore.

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