Venerdì, 05 Luglio 2024
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Fausto Pizzi: «Il Parma Calcio 1913 Femminile vuole diventare un punto di riferimento sul territorio»

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«Un pomeriggio a Collecchio» preannunciava l’uscita di articoli relativi alle interviste, ai racconti, alle esperienze di chi, con il proprio lavoro, sta alimentando il nuovo corso del Parma Calcio 1913 dedicandosi, in particolare, alla crescita del settore femminile. Si tratta di un’esperienza del tutto nuova per i colori gialloblù perché nessuno, prima dell’ultimo fallimento, aveva mai pensato di rivolgere la propria attenzione a un vivaio di ragazze da far crescere. L’idea arriva nel 2015 quando i nuovi vertici decidono di scommettere sulle donne, scegliendo di investire parte del loro tempo e delle risorse economiche su una realtà da costruire completamente ex novo.
Il percorso, che appariva così arduo, regala fin da subito grandi soddisfazioni. Il campionato di serie C disputato la scorsa stagione, il primo per il Parma Calcio 1913 Femminile, si rivela avvincente ed emozionante: una promozione sfiorata e un secondo posto che, per una squadra alle prime armi, agli occhi e nei cuori di tutti, è valso, alla fine, quasi quanto un primo. In estate arriva anche la possibilità di tentare un ripescaggio in serie B, ma la società sceglie di continuare a volare basso per costruire un gruppo ancora più solido che conquisti sul campo la promozione.


I meriti di questi primi successi spettano alle giocatrici scese in campo, all’allenatore Marco Libassi, ma anche al segretario Giovanni Manzani e al responsabile del settore femminile, Fausto Pizzi.
Ed è proprio con quest’ultimo, ex calciatore e allenatore, che interagisco, cercando di scoprire più a fondo le ragioni di una scommessa così importante (e forse anche rischiosa) e lo spirito che si vive all’interno del Centro Sportivo di Collecchio, la casa del Parma, quel posto in cui tutti i tesserati, uomini o donne, possono essere sicuri di trovare dei fedeli compagni, amanti dei colori gialloblu. L’impegno, la dedizione, il desiderio di investire, ma anche di imparare, traspaiono tutti dagli occhi dell’ex giocatore del Parma, che indossa un golf nero e mi parla seduto sulla poltrona del suo ufficio, dalla parte opposta della scrivania alla quale sono seduta anche io. Cerca di tradurre in parole il percorso seguito in questo anno e mezzo, le aspettative e il desiderio di rendere Parma una società punto di riferimento nel settore femminile.

Da dove nasce la scelta creare una squadra femminile? Alla base c’era solo la voglia di rinascita del Parma Calcio 1913?
La scelta è partita dalla società, composta da sette degli industriali più importanti di Parma i quali, avendo ottenuto dei grandi risultati con le loro aziende, intravedevano nella rinascita del Parma Calcio anche una ripresa della città, che negli ultimi anni aveva vissuto grosse difficoltà: giunte comunali andate male, la squadra di calcio fallita, problemi con l’aeroporto. C’era la voglia di rinnovare la società in modo importante e i vertici hanno deciso di dare una grossa opportunità al calcio femminile, manifestando la volontà di sviluppare questo settore. Così, proprio su consiglio dei proprietari, si è scelto di investire e di acquistare una squadra che, per certi versi, aveva una storia paragonabile a quella del Parma. La squadra di Noceto, che noi abbiamo ereditato, infatti, aveva molte esperienze importanti alle spalle: vittoria di un campionato di serie C, esperienza in serie B, ma poi, per problemi economici, non aveva potuto iscriversi al campionato e l’anno successivo era fallita. Lo stesso destino toccato al Parma F.C e proprio la simile sorte ha spinto i proprietari a investire sulla squadra di Noceto.

È stata per voi la prima esperienza con il calcio femminile. Quali lati del mondo rosa vi hanno stupito e meravigliato e quali, invece, vi hanno messo in difficoltà?
Le difficoltà hanno riguardato in primis la conoscenza tecnica delle giocatrici. Il calcio femminile era un mondo per noi distante, di cui sapevamo davvero poco; abbiamo iniziato a scoprirlo piano piano, apprezzandone i numerosi lati positivi, tra cui ci sono sicuramente la passione e l’entusiasmo che le donne mettono nel giocare a calcio. Le ragazze hanno qualità e sentimenti che si fatica a riscontrare in tanti calciatori e da questo punto di vista le donne possono, secondo me, insegnare tanto perché stupiscono in modo meraviglioso. Le calciatrici guardano un po’ meno al risultato e spesso giocano nella stessa squadra solo per un vincolo di amicizia; sono capaci di fare gruppo basandosi solo su valori che vanno al di là del calcio e che loro sono in grado di riportare anche nell’ambito sportivo quando scendono in campo.

La stagione precedente vi ha portati a un passo dalla promozione. Cosa ha insegato in termini organizzativi, pratici ed economici l’esperienza passata?
È stato un anno importante per cercare di capire e conoscere il movimento femminile. Dal punto di vista dell’organizzazione, rapportandoci con una squadra che disputava un campionato di serie C, abbiamo avuto gli stessi problemi che si incontrano con una prima squadra maschile nello strutturare l’organigramma e fornire alle ragazze tutto quello di cui necessitavano. La stagione passata ci è servita per crescere dal punto di vista sportivo e per familiarizzare con l’ambiente femminile.

Si parla sempre di difficoltà economiche e di discriminazioni per il calcio femminile. Quali strategie avete utilizzato e utilizzate per sopperire a queste problematiche e portare avanti il vostro progetto?
Abbiamo considerato la squadra femminile a tutti gli effetti una squadra del Parma Calcio 1913. Le abbiamo dato la stessa importanza della prima squadra e per questo abbiamo dovuto pianificare le spese, organizzare il budget e le sponsorizzazioni in maniera tale da poter soddisfare tutte le esigenze del team femminile. Per noi la squadra femminile non è una costola separata, ma è parte fondante del nostro progetto.

Avete sottolineato in più casi l’importanza dello spirto di appartenenza e della coesione tra prima squadra, settore giovanile e femminile. Che ruolo attribuite a questo tipo di sentimento e come avete cercato di sviluppare e realizzare il senso di appartenenza?
L’anno scorso abbiamo realizzato un bellissimo cortometraggio che raccontava la passione pura delle ragazze per questo sport. È stato un segnale forte lanciato dalla società che, facendosi carico di tutte le spese per uno spot pubblicitario, voleva far capire quanto tenesse al settore femminile. Questa è stata solo una delle nostre iniziative. Abbiamo scelto di presentare la squadra delle ragazze lo stesso giorno in cui c’era la presentazione del Parma Calcio 1913, in prima serata: si tratta di piccoli accorgimenti che mirano a coinvolgere i tifosi in modo che si avvicinino al calcio femminile e diano risalto alle giocatrici e più luce possibile al movimento. Inoltre, abbiamo scelto il Centro Sportivo di Collecchio come base e punto di riferimento per tutta la società. Qui le ragazze giocano le loro partite, anche se non possono allenarsi sui nostri terreni di gioco. L’unica cosa che manca al centro, infatti, è un impianto di illuminazione e le nostre calciatrici, per problemi logistici e lavorativi, devono allenarsi in orari serali. Per questo ci siamo dovuti trasferire a Noceto per gli allenamenti.

Come nasce e cosa si propone il progetto Parma Academy? Che importanza ha in generale e in particolare nel settore femminile?
Il progetto Academy non è qualcosa di estemporaneo, ma vuole durare nel tempo perché in futuro avremo la necessità di avere un settore giovanile da cui attingere per la prima squadra. Stiamo cercando, attraverso l’Academy, di trovare delle società affiliate a noi per poter far crescere le ragazze ed elevare la loro caratura tecnica. Già la scorsa estate abbiamo organizzato un primo camp con il Vico Fertile destinato a ragazzine di piccola età. Qui abbiamo potuto visionare una ragazza che poi è entrata in pianta stabile nella nostra squadra.

Cosa proporreste per migliorare il settore femminile e cosa vi augurate a livello locale e nazionale per il calcio femminile?
Come società abbiamo cercato di migliorare i nostri contenuti e di strutturare il nostro staff in modo da far crescere le ragazze anche dal punto di vista tecnico. Stiamo cercando noi in primis di capire come elevare il livello in modo tale che anche lo spettacolo proposto sia consono a richiamare più spettatori possibili. A livello nazionale, invece, credo che il calcio femminile necessiti di più spazio in generale, anche a livello televisivo. Se ci si avvicina al calcio femminile difficilmente si sceglie di non seguirlo più e questo è proprio ciò che è capitato a me e a chi, con me, si occupa delle ragazze.

Un progetto, quello del Parma Calcio Femminile, che sta portando i suoi frutti, viste le tante richieste che ogni giorno arrivano via email da giovani leve per poter fare un provino o essere inserite in squadra. La società gialloblu è completamente disponibile e direttamente impegnata nella crescita del Parma Calcio 1913 Femminile e si pone come obiettivo quello di diventare un punto di riferimento nel settore sul territorio. Si tratta di un programma a lungo termine che vuole portare le giocatrici a disputare campionati di categoria superiore; è un percorso di crescita che la società e i diretti responsabili vogliono compiere al fianco delle ragazze. «Bisogna conoscere le storie delle giocatrici, avvinarsi al movimento perché questo aiuta molto ad apprezzare lo spettacolo da loro offerto», conclude il responsabile.

Veronica Fumarola

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Testata giornalistica registrata al Tribunale di Firenze il 15 settembre 2016  n. 6032.
Direttore Walter Pettinati - PROMOITALIA Editore.

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