Il calcio femminile merita il professionismo non di incentivi a sostegno dei Club professionistici
- Walter Pettinati
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Mercoledì 27 novembre è stato presentato l'emendamento alla legge di Stabilità a sostegno di alcune discipline di sport femminile: calcio, basket, pallavolo e rugby. Il Governo dribbla la legge 91 proponendo un incentivo per le società che “stipulano con le atlete contratti di lavoro sportivo”. Un bel gesto a sostegno di una parte (minima) delle nostre calciatrici.
Le ragazze rimangono dilettanti, con il solito limite di ingaggio fissato dall' Art. 94 ter delle NOIF a Euro 30.658,00 con la "sorprendente" novità che le società che faranno stipulare i contratti sportivi non dovranno pagare i contributi previdenziali e assistenziali, entro il limite massimo di 8mila euro su base annua, che, guarda caso, corrisponde a un ingaggio lordo di 30mila, a carico dei contribuenti Italiani.
Contribuenti che sono chiamati a sostenere le atlete di altre discipline arruolate nelle Forze di Stato.
Il ciclismo permette il doppio tesseramento e il doppio stipendio (contrastato dalla riforma UCI) e poi le cicliste azzurre hanno a disposizione una sola pista al coperto che fino a ieri era indisponibile perchè faceva acqua da tutte le parti.
Nella pallavolo, possono percepire compensi superiori al limite consentito ai dilettanti, grazie ai regolamenti interni permessi ad ogni Federazione.
Tutte iniziative di buon senso che servono a sostenere le eccellenze dello sport Italiano e che io condividono ma che non sostengono e promuovono l'avviamento allo sport.
Non sostengono le società dilettantistiche che allattano e crescono le giovani ragazze per poi passarle ai club professionistici che vogliono investimenti garantiti e senza rischi.
Incentivano le società professionistiche a puntare sul calcio femminile nonostante i grandi successi mediatici che le azzurre hanno conquistato con il Mondiale di Francia 2019. E' bastato mandarle su Rai2, farle conoscere, far sapere che esistessero per far innamorare tutti gli Italiani, in gran parte stanchi di un calcio malato e scontato.
Il big match dello scorso anno tra Juventus e Fiorentina ha riepito lo Juventus Stadium; la partite dell'attuale campionato riempiono le tribune delle principali squadre. Cosa volete di più?
Ma tutto questo è servito a far capire le potenzialità delle donne nello sport? io dico di no!
Invece di "sfruttare" il calcio femminile per coinvolgere nuovi importanti sponsor e con i loro investimenti diffonderlo e farlo conoscere in TV e sui grandi quotidiani sportivi, le ragazze, con eccezione per la Nazionale, vengono "sfruttare" per vendere abbonamenti Sky e Tim Vision. Diritti TV che rientrano nelle casse delle società professionistiche a coprire i pochi costi sostenuti.
Non hanno fiducia nelle potenzialità del calcio giocato dalle donne e prima di accettarlo vogliano metterlo a dura prova.
Sono completamente d'accordo con Sara Gama quando dice: "al Mondiale di Francia, fra le prime otto squadre, eravamo le uniche non professioniste”.
Perchè nelle altre Nazioni sono professioniste? perchè l'Italia è l'unico paese che non permette il professionismo alle donne?
Concordo ancora con Sara Gama "L'Italia ci ama, vogliamo il professionismo". Perchè accontentarsi di un incentivo per le società quando i numeri indicano che il calcio femminile è pronto per il VERO professionismo?
Io credo che la cosa giusta da fare sarebbe:
- approvare il DDL Fedeli, presentato il 1 luglio 2015, che toglierebbe il vergognoso quanto discriminatorio vieto alle donne di poter diventare professioniste;
- sostenere le eccellenze dello sport con incentivi come l'emendamento firmato da Susy Matrisciano e da Tommaso Nannicini;
- fare il campionato di serie A professionistico con i club prof che ci credono senza tanti mezze proposte come quella presentata dall'AIC;
- fare un progetto di sviluppo per lo sport giovanile (tipo il piano quinquennale Inglese), sostegno le attività delle società dilettantistiche che si sono impegnate fino adesso, senza incentivi e realizzare strutture statali dove praticare tutto lo sport in sicurezza.
Sono ben felice di sostenere le calciatrici più meritevoli ma sono contrario a fare altrettanto con le società professionistiche che, se tutto va bene saranno state brave a portare il calcio femminile al professionistico, con i nostri soldi. Se invece saranno brave a rovinare anche il calcio delle donne, dopo quello degli uomini, saranno esenti da colpe e da investimenti sbagliati.
I Club prof e la FIGC ci credono? che investissero i loro soldi nell'attività femminile facendo da subito il professionismo, oppure che le lasciassero libere di diventare professioniste in giro per il Mondo.
Non è giusto lasciarle dilettanti facendo fare loro un'attività da professioniste a scambio dei versamenti previdenziali pagati dai contribuenti.
Un primo passo? no! è solo un ulteriore umiliazione per le donne italiane.
Walter Pettinati
Ecco il testo dell'emendamento:
«4-bis. Al fine di promuovere il professionismo nello sport femminile ed estendere alle atlete le condizioni di tutela previste dalla legge sulle prestazioni di lavoro sportivo, le società sportive femminili che stipulano con le atlete contratti di lavoro sportivo, ai sensi degli articoli 3 e 4 della legge 23 marzo 1981, n. 91, possono richiedere per gli anni 2020, 2021 e 2022, l'esonero dal versamento del 100 per cento dei contributi previdenziali e assistenziali, con esclusione dei premi per l'assicurazione obbligatoria infortunistica, entro il limite massimo di 8.000 euro su base annua.».