Il successo della Nazionale femminile e della FIGC e l’umiliante sconfitta della Lega Nazionale Dilettanti, ma…
- Walter Pettinati
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Che soddisfazione! … apprendere dalle fonti ufficiali che la partita Brasile – Italia trasmessa su Rai Uno è stata vista da da 6.525.000 sportivi che, sommati agli abbonati di Sky, diventano oltre 7.300.000 di persone con uno share del 32,8%. Numeri da far gola anche alle più importanti aziende, che adesso hanno la possibilità di associare il loro brand a quel calcio che integra tutti quei valori che nel maschile sono, ormai, in via di estinzione.
In tutti questi anni di calcio femminile, vissuti con passione, ne abbiamo subite di tutti i colori.
Quante volte mi sono sentito sminuito professionalmente solo perché, dopo aver concluso la mia attività sportiva di ciclista professionista, mi ero dedicato al calcio femminile. Quante volte, quando ho contattato potenziali sponsor, mi è stato risposto “il calcio femminile non interessa a nessuno, non ha seguito. Non ci sono numeri importanti”. “le donne non sono fatte per lo sport, non fanno 4 passaggi di fila”, “ma chi te lo fa fare? Sono tutte lesbiche”, come se l’orientamento sessuale fosse importante ai fini sportivi o fossi al seguito di uno sport solo per chissà quali scopi personali. Quando ho spiegato loro che nello sport femminile avevo ritrovano tutti quei valori che avevano motivato la mia vita di ciclista per quasi in ventennio si mettevano a ridere.
Sono andato avanti per la mia strada, convinto che per cambiare i luoghi comuni, le involontarie discriminazioni di genere (cultura sbagliata) e le abitudini di un movimento fin troppo infranto nell’anima, ci volesse tempo e ottimi risultati.
Ho perseguito la mia strada controcorrente e ho cercato di fare del mio meglio per far conoscere tutti i lati positivi di questo bel movimento che mi ha permesso di conoscere tante persone speciali e collaboratori con i quali ho portato avanti la mia passione. Senza il calcio femminile non avrei mai potuto conoscere tanti professionisti e scienziati dello sport che mi hanno sempre aperto le loro porte in nome delle ragazze del calcio, grazie ai quali sono potuto crescere professionalmente.
Grazie al calcio femminile sono diventato editore, ho conosciuto Giancarlo Padovan, uomo di grande cultura e sport e tanti altri giornalisti e giornaliste con le quali collaboro tutt'ora. Grazie ad un lavoro volontario di squadra: abbiamo costruito un archivio con i risultati e le statistiche di tutti i campionati disputati dal 1968 e della Nazionale; Da sempre forniamo i risultati in tempo reale di tutti i campionati nazionali; ho potuto inserire oltre 28.000 articoli in questo sito; sono stato convocato dalla UEFA a rappresentare l’Italia nella giuria per la votazione della calciatrice più forte d’Europa e da quest’anno rappresentiamo l’Italia nella giuria del Pallon d’Or di France Football.
Abbiamo organizzato manifestazioni, iniziative e petizioni per combattere le discriminazioni di genere. Ho raccolto la maggioranza della volontà dei presidenti per uscire dalla LND, depositata all’ufficio legale della FIGC da Elisabetta Cortani. Sono stato il primo a tributare le donne del calcio con il Golden Girls, portarle a palleggiare nelle più famose discoteche della Toscana per farle conoscere sotto ogni aspetto. Sono tanti i motivi per cui il successo mediatico della Nazionale, dopo i 90 mila dello Stadium, è la più bella gratificazione personale che potessi ricevere.
Un successo inevitabile
La UEFA è la protagonista dello sviluppo del movimento del calcio femminile in Europa, grazie a ingenti investimenti erogati a coprire i progetti di tutte le Federazioni. In Italia, sono serviti per tante altre iniziative, poche destinate al femminile.
E’ bastato che il potere decidesse, con il consueto arbitrio, che era giunto il momento di seguire le orme delle altre Nazioni Europee. Non potevano attendere oltre.
E’ bastato che il presidente Tavecchio (ormai con i minuti contati) permettesse l'apparentamento con i club professionistici. Che il presidente Malagò e il suo fido Fabbricini, con la complicità di pochi altri, togliessero le catene a una parte del movimento per farlo esplodere di successo e felicità.
Al resto ci hanno pensato le “guerriere” ignorate da tutto e tutti, osannate da pochi, le quali hanno continuato la strada intrapresa da tante società dilettantistiche come Firenze, Brescia, Verona, Mozzanica etc etc, che hanno oltretutto il merito di aver consegnato in salute il meglio del movimento ai club professionistici, per continuare a migliorare e stupire. Di anticipare perfino i tempi, brillando in questo mondiale in cui nessuno, compreso il sottoscritto, credeva. E’ bastato iniziare a rompere quelle im-pari opportunità che le sono state concesse con la legge 91 del 23 marzo 1981 per farle germogliare in fretta sotto il caldo sole di un pubblico voglioso di vedere sui campi sportivi e sulle tribune i valori del vero calcio.
In tutto questo splendore però c’è un indiscusso perdente: la Lega Nazionale Dilettanti!
Quella LND che fino a ieri ha contrastato lo sviluppo, quella LND che ha dimostrato con i fatti di non aver mai creduto nelle donne del calcio. Quella LND del presidente Tavecchio che non ha voluto investire nella Divisione calcio femminile obbligandoci, insieme ad alcuni complici a parte me, al Dipartimento. Quella LND che fino all’ultimo ha lottato per non lasciar andare la serie A e la serie B al loro destino. Quella LND che ci ha tenuti in ginocchio per 30 anni, che ci ha proibito di brillare della propria bellezza e capacità.
Questa LND che adesso piange di felicità e si morde le mani per il successo riscontrato dalle donne del calcio ha un’altra possibilità, forse l’ultima: far brillare tutto il calcio femminile dilettantistico che si è tenuta appresso. Adesso, che ha partecipato passiva al successo, ha la possibilità di dimostrare a se stessa, a tutte le sue società e alle loro ragazze, le sue capacità…
Guardiamo avanti, con quella speranza che mi ha sostenuto fino ad oggi auspicandomi di assistere, finalmente, anche allo sviluppo di tutto il movimento dilettantistico del calcio femminile interregionale e all'itituzione di una legge che permetta il professionismo a tutto lo sport femminile.
Chiudo con il pensiero dei 7 milioni e 300mila telespettatori con il 32.8% di share per far capire ai maschilisti e alle loro complici quanto tempo è stato sprecato prima di arrivare a questo momento. Peccato, potevamo anticipare i tempi. Spero che il successo mediatico della Nazionale sia l’inizio per il completo sviluppo di questo nostro calcio ricco di valori e lealtà. Spero che riesca a influenzare anche il sistema e le abitudini dei colleghi più ricchi di soldi ma non di quei valori che le donne portano fiere dentro di loro.
Forza Azzurre, i quarti e la partecipazione all’Olimpiadi sono li che vi aspettano!
Walter Pettinati