Molestie e abusi sessuali sulla Nazionale femminile dell'Afghanistan
- Walter Pettinati
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Le atlete accusano di violenze sessuali i vertici della Federazione afghana e il vice allenatore.Il presidente Ashraf Ghani: «choc nazionale».
Un vergognoso scandalo sessuale sta travolgendo l’intero mondo dello sport femminile afghano. Tutto è iniziato durante un ritiro della nazionale di calcio in Giordania dove tutte le giocatrici (afghane ed emigrate) si erano ritrovate per allenarsi tutte assieme.
Le «straniere» hanno notato qualcosa che non andava negli atteggiamenti degli accompagnatori (maschi) delle compagne. I due rappresentanti della Federazione afghana, il «responsabile del calcio femminile» e il «vice allenatore», allungavano le mani, minacciavano, comandavano e soprattutto si chiudevano nelle camere d’albergo con le ragazze. Le giocatrici afghane hanno impiegato molto tempo a confidare alle compagne di questa indegna abitudine. E' emerso un sistema di abusi, ricatti e stupri.
Nella capitale afghana, l’ufficio del presidente federale, dotato di tutti i comfort, letto compreso, ha serrature a riconoscimento palmare. Una giocatrice che entra non può più uscirne senza l’aiuto del presidente. Trasferte, raduni, allenamenti, persino la firma di un contratto improvvisamente si poteva trasformare in violenza sessuale.
La nazionale di calcio, da essere un simbolo di progresso è diventata una svolta epocale oltre che essere una vergogna mondiale.
Zitte zitte, però, qualche partita, quelle ragazze, sono anche riuscite a vincerla passando dal 128° al 116° posto nella classifica Fifa del calcio internazionale femminile.
Le giocatrici che vivono all’estero e che hanno denunciato i loro sospetti alla Federazione afghana sono state escluse dalla squadra con l’accusa di essere lesbiche e alle altre è stato proposto un nuovo accordo per giocare gratis e senza possibilità di ricevere sponsorizzazioni.
Le calciatrici però non si sono arrese e hanno continuato la loro partita più importante. Hanno trovato il coraggio di denunciare, di affrontare lo stigma sociale e le ritorsioni dei potenti funzionari sportivi che in alcuni casi sono anche a capo di milizie armate.
Le ragazze ne hanno comunque parlato a The Guardian. Invece di farsi silenziare dalla paura ne hanno parlato alla Fifa che ora sta indagando. Il principe giordano Ali Al Hussein (che aveva ospitato gli allenamenti della nazionale afghana) ha ritwittato la loro versione della storia.
A Kabul il presidente Ashraf Ghani ha parlato di «profondo choc nazionale».
La procura generale ha annunciato una sua propria indagine. La Bbc ha raccolto le confidenze di altre atlete e ha scoperto che la piaga delle molestie non sarebbe limitata al solo calcio, ma coinvolgerebbe anche altri sport. Qualcosa, insomma, si muove. Lentamente, ma si muove. Mostra l’abisso che l’Afghanistan deve risalire, ma se tutto fosse rimasto coperto da segreto e paura, sarebbe stato peggio.
Forse, la nazionale femminile di Kabul sta diventando davvero un motore di un cambiamento.
Di maschi violenti è pieno l’Afghanistan, come tutto il mondo, ma di donne capaci di giocare su una pista per elicotteri, battere una squadra di soldati, resistere ai sassi che tirano da bordo campo, ai vicini di casa che accoltellano i fratelli e le insultano per strada, ce ne sono poche. E le calciatrici di Kabul avevano già mostrato quella resistenza.
I funzionari federali che le avrebbero molestate, le avevano sottovalutate.
Ora bisogna solo vedere come andrà a finire. Se per una volta, una storia afghana avrà un finale diverso dal solito. Se vinceranno la giustizia e il rispetto o come sempre l’omertà e la prepotenza.
Fonte: Corriere della Sera