Lacrime e cambio per l'infortunio dell'avversaria: il commovente gesto di fair play durante Marcon - Hellas Verona
- Marco Bedin
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Domenica 10 giugno si sono giocate a Vittorio Veneto le finali del torneo “Rosa di Maggio – Memorial Alberto Bettin”, manifestazione di promozione di calcio femminile organizzata dal Comitato Regionale Veneto FIGC - LND e l’Ufficio del Coordinatore Regionale per il Settore Giovanile e Scolastico.
Tra le categorie impegnate c’era anche l’Under 17, e proprio nella finale 1°-2° posto è avvenuto un bellissimo e commovente episodio di fair play.
Siamo nel primo tempo con il risultato fermo sul 2-2 e in un contrasto di gioco a centrocampo, Sara Chieppe, classe 2003 dell’Hellas Verona, rimane a terra dolorante ad un ginocchio.
L’infortunio è abbastanza serio e la gialloblu è costretta ad abbandonare il campo in barella.
In quel momento succede un episodio inaspettato: Chiara Tasso, classe 2002 del Marcon e giocatrice che aveva contrastato sfortunatamente l’avversaria dell’Hellas, scoppia in lacrime e chiede il cambio per andare a sincerarsi delle condizioni di Sara.
“Nel momento in cui ho commesso il fallo, che non era voluto, e quando ho visto la ragazza che stava piangendo e urlando dal male, mi sono resa conto che non mi importava più niente della partita.
Ho detto che sono entrata troppo decisa e mi dispiaceva moltissimo che lei non avrebbe più potuto giocare.
Un ginocchio è sacro e, anche se fosse stata qualsiasi altra parte del corpo, ho voluto mettermi nei suoi panni: mi sono sentita in dovere di starle vicino e darle sostegno perché anche se fa parte del gioco, alla fine le ho rovinato la partita e mi sono sentita davvero in colpa.
Non è stata più la barella, mi ha fatto impressione solo il fatto che lei piangesse e urlasse; mi ha proprio colpito dentro e ho voluto abbandonare la partita perché non volevo giocare visto che lei non avrebbe potuto farlo. Quindi ho voluto accompagnarla fuori e sentire come stava” racconta Chiara.
Non appena Sara rientra negli spogliatoi, è seguita quasi subito a ruota dall’attaccante del Marcon, che non ci pensa due volte ed esprime al Mister e alle compagne la volontà di uscire dal campo per stare vicino alla sua avversaria.
Il gesto lascia stupita la giocatrice dell’Hellas, che per un momento dimentica il dolore preoccupandosi per Chiara, scesa negli spogliatoi disperata per l’accaduto. “Dispiace per l’infortunio subito, ma sono cose che capitano quando si fa questo sport. Il gesto di Chiara mi ha fatto molto piacere, è stato inaspettato ed è stato forse questo a rendermi più felice, nonostante non potessi più entrare in campo ad aiutare le mie compagne.
Un gesto molto significativo, che spero sia di esempio anche per i colleghi maschi, dalle giovanili ai campionati professionistici” commenta Sara.
Dopo qualche minuto in cui le due giovani calciatrici si sostengono a vicenda tenendosi la mano, Sara tranquillizza Chiara con un abbraccio prima che ritorni in campo.
“Avevo deciso di rimanere in panchina, ma poi il Mister e i dirigenti mi hanno detto di stare tranquilla e che il calcio è così, ne succedono molti di questi episodi.
Alla fine tutte le mie compagne sono venute a consolarmi e mi hanno spinta a continuare dandomi la carica giusta per tornare a giocare la finale, perché comunque dovevamo provare a vincere” conclude Chiara.
La Società del Marcon si dice orgogliosa di questo gesto di fair play, ricordando che non è solo una “mosca bianca”: la squadra veneziana infatti vanta già altri comportamenti virtuosi, come un rigore rifiutato da Jenny Camilli due anni fa in una sfida di Serie B perché inciampata da sola e il primo posto di quest’anno in Coppa Disciplina con la Primavera (a pari merito con Virtus Padova e Venezia).
Ed è proprio il Marcon che alla fine la spunta ai rigori e dal dischetto va a segno anche Chiara. La vittoria però era arrivata già nel primo tempo, perché ci sono gesti che valgono più di mille trofei.
Ci sono gesti che danno una boccata d’aria fresca al movimento calcistico e spesso e volentieri capitano in quei campi dove è la passione a primeggiare, come nel calcio femminile in cui è uno degli elementi trainanti.
Sono gesti che ci ricordano che sotto la maglia di un altro colore, prima di essere avversaria c’è una persona che ha la stessa nostra voglia di giocare. Perché è questo il calcio che ci piace. E diteci ancora che è solo un gioco…
Marco Bedin