Giovedì, 21 Novembre 2024
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CONFERENZA: PARI OPPORTUNITA’

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Mercoledì 29 gennaio presso la splendida sede del circolo della Stampa di Milano in Corso Venezia, si è tenuta una conferenza stampa sul tema "Pari opportunità e SPORT".
Relatori dell'interessante incontro il Dott.David Messina giornalista sportivo, la D.ssa Paola Nicolini psicologa dello sport e psicoterapeuta e la D.ssa Luisa Poluzzi, farmacista e Direttrice generale GSA. Fra i testimonial presenti appartenenti al mondo politico e sportivo c'era anche una giovane calciatrice dell'Inter Milano femminile Valentina Velati che è intervenuta nel dibattito con questa interessante relazione riguardante la sua attività sportiva e il Calcio femminile in particolare.
Penso che sia evidente che nel mondo del calcio non si possa parlare di pari opportunità tra uomo e donna.
Mentre i calciatori di serie A sono professionisti, le calciatrici di serie A sono da sempre considerate dilettanti.
Eppure il calcio femminile non è una realtà "appena nata", anzi. Le sue radici risalgono alla prima guerra mondiale in Inghilterra quando gli uomini erano impegnati al fronte e le donne li sostituivano nel lavoro in fabbricaa e durante le pause pranzo si dilettavano giocando a calcio.
In Italia la prima squadra nacque proprio qui , a Milano,nel 1930 , dove le giocatrici giocavano indossando gonne.
Sono stati fatti tanti progressi con gli anni, ma come mai ancora le donne, nella nostra penisola, non possiamo parlare di calciatrici professioniste mentre all'estero sono stati fatti grandi investimenti in tal senso?
Sono numerose le problematiche da affrontare. Ve ne sintetizzo alcune:
• non ci sono sponsor che investono a causa la scarsa visibilità che il calcio in rosa offre. Ma pensateci: un'azienda potrebbe migliorare la sua immagine dato quest'ultimo è considerato uno sport pulito e gode di un'elevate empatia emozionale in quanto coniuga da un lato l'agonismo e dell'altro la femminilità. Spero che la situazione economica italiana migliori, purtroppo anche la nostra realtà ne sta subendo le conseguenze e con mio grande dispiacere ho visto società "storiche" fallire o non potersi iscrivere al campionato di serie A per mancanza di fondi e quindi "accontentarsi" di partecipare a competizioni minori.
• Il campionato è a livello nazionale composto da 16 squadre e 9 sono le regioni coinvolte. Le trasferte quindi sono in tutta Italia. Ciò richiede una spesa economica non indifferente e, quindi, quasi sempre le squadre non "vanno in ritiro" il giorno prima, cosa normale per gli uomini. Quindi che sia Roma, Napoli, Sassari, si cerca sempre di organizzare le trasferte in giornata.
Personalmente, quando arriva il sabato, vorrei sentirmi nelle migliori condizioni psico-fisiche per giocare, invece, lavorando, molto spesso sento la fatica della settimana. Considerate che noi di giorno lavoriamo o studiamo e ci alleniamo di sera. In particolare all'Inter avevamo iniziato con 4 allenamenti a settimana, ma abbiamo da poco ridotto a 3 in quanto mentalmente e fisicamente ci è risultato difficile tenere un simile ritmo.
• Collegato alla mancanza di fondi, mentre i calciatori di serie A dispongono di palestre, magazzini colmi di materiale, ampie sale dove i fisioterapisti possono comodamente lavorare, nella nostra realtà tutto è contato. Anche quel simpatico gesto di scambiarsi le divise a fine gara, da noi non è possibile. Ho avuto l'onore di giocare contro una squadra come il PSG e mi sarebbe tanto piaciuto avere un ricordo materiale di quell'incontro, ma non potevo scambiare la maglietta, perchè non ne abbiamo di ricambio.
Potrei andare avanti ancora a lungo ma a parer mio il problema più grande che ostacola la crescita del calcio femminile è la mentalità italiana. Basta accendere la televisione. Conosciamo tutti i dettagli del campionato maschile e degli stessi giocatori, non solo dal punto vista sportivo ma spesso e volentieri anche della loro vita privata, mentre non vengono nemmeno messi in evidenza i risultati delle partite di quello femminile o quelli della nazionale. E' vero che l'ultima partecipazione alle fasi finali di un mondiale femminile per l'Italia risale al 1999, ma questo non deve far si che non ci venga data importanza.
Sento ancora molte persone che ironicamente si chiedono se le donne siano in grado di giocare a calcio o affermano che le ragazze che praticano questo sport siano tutte dei " maschiacci e omosessuali". E' vero, non saremo prestanti come gli uomini, il nostro gioco non è veloce come il loro, ma sappiamo dare un nostro taglio a questo sport. In campo c'è molto più fair play, più passione, e meno interessi. Inoltre, come ha ben descritto in precedenza la dtt.ssa Nicolini, è chiaro che il fisico di una donna è differente rispetto a quello di un uomo. Io posso divi che ho giocato con i maschi fino a quando mi è stato possibile, quindi fino ai 12 anni. In seguito sono passata a giocare con le ragazze. Fortunatamente ci sono squadre, e la mia ne è un esempio, dove si da molta importanza al settore giovanile, quindi le bambine hanno la possibilità fin da piccole di inserirsi in un contesto femminile, ma tempo fa molte smettevano perchè non c'erano molte società o genitori disposti ad accompagnarle laddove ce ne fosse una.
Riguardo al tema dell'omosessualità, penso che non debba costituire un problema. Le ragazze non devono essere giudicate per il loro orientamento sessuale ma per le loro doti calcistiche. Inoltre lo sport dev'essere un mezzo per porre fine alle discriminazioni e di certo non per alimentarle.
Come vi ho già anticipato in precedenza all'estero invece il calcio femminile è una realtà che si sta consolidando e sviluppando sempre più, tanto che le calciatrici sono considerate vere e proprie professioniste.
Vorrei, quindi, citarvi alcuni dati aggiornati del 2014 in merito al numero di giocatrici tesserate e ai soldi che vengono investiti in Italia e in altri paesi europei:

ITALIA: 22.115 TESSERATE – soldi investiti: €2,850,000
FRANCIA: 65.001 TESSERATE – soldi investiti: €10,100,000
INGHILETRRA: 91.656 TESSERATE – soldi investiti: €14,010,000
NORVEGIA: 110.000 TESSERATE – soldi investiti :€6,000,000
SVEZIA: 165.259 TESSERATE – soldi investiti:€5,200,000
GERMANIA : 262.220 TESSERATE – soldi investiti:€7,000,000

Una cosa che mi ha incuriosito è che se per tutti gli stati europei è reso noto il dato riguardante la tipologia di social network utilizzata per pubblicizzare il calcio femminile, per Italia quest'ultimo, a detta della Uefa, non è disponibile. Stessa cosa per quello riguardante la percentuale di visibilità mediatica sui siti internet specializzati in questo settore.
Il paradiso del calcio femminile sono gli Stati Uniti, dove da sempre il calcio femminile gode di una visibilità al pari di quella maschile, se non maggiore. Nel 2001 venne instituita la WUSA, il campionato professionistico americano, con le migliori calciatrici del mondo.
Considerate che sono circa 18,000,000 le atlete che tutti i giorni giocano a calcio ed è la nazione in prima posizione nel ranking FIFA. L'Italia occupa attualmente la dodicesima.
Noi calciatrici italiane compiamo numerosi sacrifici perchè spinte da una grande passione per questo sport. Purtroppo, sovente, nel momento in cui non riusciamo a coordinare la vita da lavoratrice/ studentesse con quella da calciatrici, veniamo messe di fronte ad una scelta che definisco "obbligata" a lasciare il calcio giocato ad alti livelli.
Vedo tante bambine che sognano di giocare in stadi colmi di persone, di esultare davanti ai loro tifosi. E poi quando raggiungono la serie A, si rendono conto che questo sogno, in Italia perlomeno, non potrà essere realizzato, che ad assisterle alle partite saranno sempre gli amici o i genitori, che gli stadi non sono S.Siro o l'Olimpico di Roma.
Io provo dispiacere, perchè a parer mio sono sogni infranti non per nostra volontà o incapacità, ma per un sistema che non funziona, che non è basato sulle pari opportunità.
Io vorrei concludere semplicemente augurandomi con tutto il cuore che in futuro venga dato il giusto spazio ad una realtà tutt' oggi sconosciuta ma che , secondo me, può trasmettere numerose e bellissime emozioni.

Mario Merati

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Testata giornalistica registrata al Tribunale di Firenze il 15 settembre 2016  n. 6032.
Direttore Walter Pettinati - PROMOITALIA Editore.

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