Il calcio è tecnica, tattica, agonismo, condivisione e spirito di squadra, se il tutto è sorretto da un'ottima condizione psico-fisica - sempre più personalizzata - e una buona alimentazione, il risultato è assicurato. Nel calcio devi "ragionare", avere la mente lucida e la massima concentrazione ogni istante dei 90 minuti di gioco e ... tanta voglia di vincere e professionalità nella testa! Dalla somma di questo insieme si forma l'atleta. Il difficile arriva proprio quando sei al top (chi è in grado scientificamente di dichiare di aver raggiunto il proprio top?), perchè devi mantenere la condizione acquisita e lavorare sui particolari che ti portano a migliorare le tue performance. Per arrivare ad ottenere questo livello ci vuole tanto tempo libero, un bel sostegno economico e la giusta mentalità. E' di quest'ultima che in questo flash-articolo vorrei trattare: la mentalità e la professionalità con cui le nostre atlete affrontano durante la settimana e nel giorno della partita, il calcio!
Su questi propositi, in questi ultimi anni, si sono fatti passi da gigante e tante atlete dividono con disinvoltura la vita privata dalla vita sportiva dando esempio di serietà e vero amore per il calcio. Su queste atlete si può fondare il futuro del movimento e abbattere tutti quei muri che si oppongono alla crescita. Il merito di questa evoluzione va anche alle società.
Togliendo questa parte di calciatrici e società in via di evoluzione, rimane una minima parte che ancora coinvolge la vita privata e sentimentale all'interno del calcio, influendo sulla gestione societaria con l'arma del ricatto, dettando regole per scopi personali, influenzando la scelta del mister o addirittura delle calciatrici. Tutto ciò che mette in pericolo i loro propositi viene escluso. In questi casi, la società è ad alto rischio, esposta a cambiamenti repentini, decisi anche involontariamente dal comportamento dello spogliatoio. Questo non è più calcio femminile, non fa più parte dello scopo che hanno tantissime atlete, non è più accettabile un comportamento di questo genere perchè va a discapito di tutti: calciatrici, società, tecnici e soprattutto all'immagine di questo calcio che non riesce a decollare anche per queste "sintomatologie".
I Presidenti e i dirigenti dovranno trovare la forza e il coraggio di combattere queste situazioni in modo forte e anche drastico se necessario, mettendo a rischio la squadra di retrocessione e dover partire di nuovo da zero. Unica alternativa per proseguire sulla giusta strada prima di sottostare a imbarazzanti ricatti di una parte dell'organico.
Il calcio deve allontare queste persone che hanno solo interessi personali e non sono da esempio per nessuno ma anzi, bloccano la crescita. La vita privata, i sentimenti, l'amore e il sesso non fanno parte del calcio e non hanno diritto alcuno di continuare a farne parte e distruggere ciò che di buono si cerca di fare. Bisogna puntare sulle giovani e portare dentro le società le ragazze che amano il calcio invece solo della "gnocca". Ci vuole più professionalità e rispetto per lo sport.
Ogni anno, troppe squadre si ritrovano durante il campionato di fronte a queste problematiche da gestire e in troppi casi il risultato è devastante. Promozioni buttate al vento, squadre disfatte, litigi, mister esonerati perchè cercavano di impartire delle buone regole, ragazze che smettono di giocare, altre che si adeguono per la paura di essere escluse dal gruppo e le società, passive, fanno finta di niente perchè altrimenti rischiano di non finire il campionato e di rimetterci soldi. Dalla serie A fino ai campionati regionali la musica non cambia.
Cari presidenti e care atlete, usate la testa... evitate le società che non accettano lo svincolo di fine anno (108) e voi presidenti, evitate di tesserare atlete, ormai conosciute da tutti, che vengono solo per i loro interessi personali. Il calcio femminile non è la Coop che paghi UNa e ne prendi tre... prendete una calciatrice che abbia voglia di giocare, dategli il meglio che potete e creerete una società degna dei valori che lo sport vero si merita.
Calciodonne.it è contro le società che non accettano il "108" e le atlete che utilizzano il calcio femminile come "club priveè"
Walter Pettinati