Maria Grazia Gerwien, i ricordi di un’attaccante anni 60-70!
- Mario Merati
- Rubriche
- Un tuffo nel passato
- Posted On
- Visite: 4590
Era l’anno 1966 quando Maria Grazia Gerwien, rispondendo ad un annuncio presente sul Giornale Mercantile di Genova, andò a fare un provino in una nascente squadra femminile che si stava formando a Genova. In quel campetto in cemento erano presenti tante ragazze appassionate del pallone, lei fu una delle migliori, superò la selezioni e fu inserita nell’organico della squadra con la qualifica di mezzapunta d’attacco!
Così inizio la lunga carriera di Maria Grazia, dopo Genova dove vinse nel 1968 il primo campionato Italiano, si trasferì al Piacenza, poi alla Sampierdarenese, tornò successivamente a Piacenza, per finire la carriera nel Tigullio72 squadra di Santa Margherita Ligure, dove disputò ben cinque campionati, due in B, vincendoli entrambi e gli ultimi tre in serie A.
Con la NAZIONALE, tra il 67 e il 69 vinse la Coppa Europa superando nella partita finale la Danimarca per 3-1!
Tanti anni sono passati, ma i ricordi sportivi rimangono sempre nella mente e soprattutto nel cuore e allora ho voluto con Maria Grazia passare velocemente in rassegna quegli anni, chiedendole poi un pensiero sull’attuale situazione del calcio femminile italiano.
Ciao Maria Grazia, ci racconti i tuoi inizi calcistici, come ti sei appassionata a questo sport?
La passione nacque, come per tutte e tutti, vedendo gli altri bambini giocare in strada. Inoltre mio padre, che era un appassionato di calcio e tifosissimo del Genoa, mi portava spesso allo stadio vedere le partite. Fu cosi che iniziò l’amore per questo sport e anche per il Genoa.
Ricordi alcuni dei tuoi primi allenatori, quelli che ti hanno fatto crescere tecnicamente e tatticamente? Il ruolo d’attaccante è stata una tua scelta o all’inizio, ti è stato suggerito da qualche tuo allenatore in base anche alla tue caratteristiche fisico/atletiche?
I miei primi allenatori furono due ragazzi che insieme a Sandra Revello, presero me ed altre appassionate come me, per fondare la prima squadra di calcio femminile di Genova.
Si iniziò con i primi allenamenti in campetti nella zona del fiume Bisagno.
Il mio primo allenatore vero fu Mignone con cui vincemmo anche il primo scudetto del nascente campionato italiano di calcio femminile. Fu lui che ci insegnò le prime nozioni di tecnica e tattica e di gioco collettivo.
A Piacenza incontrai l’allenatore Franchi, che capì che dopo il mio infortunio in Nazionale (rottura dei legamenti e del crociato) non avrei più potuto essere l’attaccante di prima e cambiò il mio ruolo spostandomi sulla fascia, dove con la mia velocità e la mia capacità di cross mi misi al servizio della squadra.
A Santa Margherita Ligure, nella Tigullio ’72, ho avuto il piacere di lavorare con l’allenatore Alessio Spiota, che fu quello che m’impressionò di più per la capacità di insegnare calcio. E’ con lui che, seppure a fine carriera, imparai cosa voleva dire sentire il vero “spirito di squadra”.
Comunque nella mia esperienza calcistica, tutti gli allenatori, chi più chi meno, sono stati importanti.
Maria Grazia, tu hai militato in diverse Società, ripensando a quegli anni, cosa ricordi di quelle esperienze e quali sono state le maggiori soddisfazioni a livello calcistico?
La prima società, l’ACF Genova, fu un sogno che si realizzava: poter giocare a calcio in una vera squadra!
Nel Piacenza provai la sensazione di rinascere dopo il brutto infortunio, perché credette in me e mi diede la possibilità di rimettermi in gioco in una forte società.
La Tigullio ’72, una piccola società con la voglia di crescere per sentirsi parte del calcio femminile italiano, mi fece sentire parte di un grande-piccolo progetto. Per la cronaca non retrocedemmo mai e soprattutto disputammo la finale della Coppa Italia del 1983 allo Stadio Flaminio di Roma persa ai rigori contro il fortissimo Trani.
Come attaccante avari dovuto affrontare dei forti difensori, me ne puoi elencare alcuni…quelli che erano più difficili da superare, magari anche qualche portiere al quale era difficile fare goal?
Le avversarie più “dure” da superare che ricordo di più sono state Manola Conter del Milan, Maura Furlotti della Lazio e Lucia Gridelli della Roma.
Per quanto riguarda le portiere direi senz’altro la Mura del Cagliari, la Sogliani del Milan e la Rossana Cassani, prima compagna nella Tigullio ’72 e poi avversaria.
Nel contempo avrai ammirato anche qualche altra attaccante particolarmente brava, che provocava qualche “grattacapo di troppo” alle tue compagne in difesa?
Sicuramente Stafania Medri della Roma per la sua estrosità; Elisabetta Vignotto per la sua capacità realizzativa; Silvana Cittadino per la sua grandissima generosità in campo al servizio della squadra; Maurizia Ciceri classico e potente centravanti d’area. Ma la più brava in assoluto vista all’opera, per me rimane la danese Suzanne Augustensen, tecnicamente la più completa in assoluto.
Maria Grazia, hai ancora dei contatti con alcune delle tue ex compagne?
Con le ragazze della Tigullio ’72 il rapporto non si è mai interrotto e tutt’ora con molte di loro ci si vede regolarmente.
Mentre invece, qualche anno fa, la nostra compagna Albertina Rosasco, autrice tra l’altro del gol dello scudetto del ’68, decise di ritrovare e radunare tutte le ragazze di quella squadra riuscendoci. Fu una cosa molto bella che ha rinsaldato vecchie amicizie.
Dopo di che un’altra nostra “vecchia” compagna, Maura Fabbri, decise di sviluppare l’idea coinvolgendo anche le avversarie dell’epoca. Facendo partire un tam tam riuscì ad organizzare nel 2014 un raduno a Genova, al quale aderirono circa 35 ex-atlete provenienti da Roma, Milano, Brescia, Piacenza e naturalmente da Genova.
Seguì l’anno dopo, ancora più allargato, al Centro Federale del Coni a Roma, un mega raduno di circa 80 “ragazze” da tutta l’Italia.
E a tal proposito nel 2018 ci sarà l’anniversario del 50° del primo scudetto di calcio femminile e ci piacerebbe che la Federazione ci tenesse in considerazione. Detto ciò, noi faremo comunque se ci riusciamo anche da sole, una “gran festa”.
La Nazionale, un capitolo importante per la tua carriera, cosa ci puoi dire in proposito?
La mia prima partita fu a Viareggio contro la Cecoslovacchia. Un emozione grandissima. Ma l’esperienza più bella in assoluto fu la spedizione in Iran nell’epoca di Farhad Diba.
Naturalmente un posto speciale è riservato alla vittoria della Coppa Europa nel 1968.
Purtroppo anche il ricordo più brutto della mia carriera, l’infortunio al ginocchio che mise fine alla mia esperienza in Nazionale.
Il calcio femminile in Italia sta “cambiando pelle” sono entrate in campo alcune Società di Serie A maschile, cosa ne pensi di questo nuovo corso?
Penso che “era ora!”
In Europa e nel mondo è già così da molti anni e difatti il livello del loro calcio è chiaramente superiore, sia tatticamente, che tecnicamente, che economicamente al nostro e non certo per colpa delle atlete italiane.
Non si può avere il professionismo se ci si comporta da dilettanti.
Segui il Campionato Italiano femminile?
Seguo le competizioni delle nazionali. Quindi Europei e Mondiali.
Grazie Maria Grazia, saranno contente di leggere questi tuoi ricordi anche moltissime tue compagne di squadra e avversarie, penso sia molto importante poi INCONTRARSI, riguardare insieme le foto…ricordare le vittorie e le sconfitte con la serenità di chi ha amato questo sport e a lottato sul campo con una PASSIONE che vi ha unito e vi unirà nel tempo per ancora tanti e tanti anni!
Mario Merati