Daniela Paolino: il mio calcio anni 70!
- Mario Merati
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Daniela Paolino è stata una delle migliori calciatrici degli anni 70, ha militato in diverse Società come l’Ambrosiana, Pavia e Fiammamonza; terzino destro di un buon livello ha lasciato il calcio giocato nel 1982 quando militava nel Giussano. Ho incontrato Daniela durante un recente Stage di Calcio Femminile per giovani calciatrici della Lombardia, tenuto allo Stadio Brera di Milano e le ho rivolto alcune domande sul suo ormai lontano passato calcistico.
Ciao Daniela, sono passati moltissimi anni, ma mi puoi raccontare come hai iniziato a dare i tuoi primi calci ad un pallone? Ho iniziato a giocare a calcio nel cortile di casa e nei campi circostanti, a Varedo, dove i mie si erano trasferiti da Milano quando avevo tre anni. Nella palazzina dove vivevo c'erano tantissimi bambini, più o meno della mia età. Non so se perché erano più numerosi i maschi o perché preferivo correre e saltare piuttosto che giocare con le bambole, ma ho iniziato subito a condividere con i maschietti tutti i giochi, e tra questi c'era anche il calcio, che con il passare degli anni è diventato il gioco principale. Tutti i pomeriggi dopo la scuola e quasi tutte le giornate delle vacanze estive, passavamo il tempo tirando calci a un pallone.
Negli anni 68-69, quindi quando avevi circa 15 anni, sei passata all’Ambrosiana, cosa ricordi di quegli anni?
Ricordo con grande piacere quegli anni, che sono stati uno dei periodi più belli della mia vita. Il calcio era la mia grande passione e avevo realizzato il mio sogno: giocavo in una vera squadra e giravo l'Italia, inoltre mi ero ben inserita in un bellissimo gruppo, con tante amiche con cui passavo moltissimo tempo: allenamenti, partite, lunghe trasferte, ma soprattutto condividevo la stessa grande passione.Ricordo però che fu molto difficile convincere i miei genitori, e di questo devo ringraziare Giovanni Ciceri, fondatore dell'Ambrosiana, che mi vedeva giocare in cortile quando veniva a prendere un'altra ragazza che abitava nel mio palazzo. Ciceri incominciò a passare regolarmente dai miei, per convincerli a lasciarmi andare a giocare nell'Ambrosiana, ma dovette insistere per parecchio tempo, alla fine, forse per sfiancamento, i miei acconsentirono, a condizione che io continuassi ad andar bene negli studi e, visto la mia giovanissima età, che la società garantisse di venire a prendermi e riaccompagnarmi a casa sia per gli allenamenti che per le partite.Anche se sono passati quasi cinquant'anni, ricordo benissimo le emozioni del primo allenamento e del debutto. Mi rivedo molto timida al primo allenamento, su un vero campo illuminato e con scarpini da pallone, per me cose nuove. Ricordo che al termine dell'allenamento, il presidente Ciceri e l'allenatore Giusto Cassani mi chiesero di fermarmi e fare l"uno contro uno" con Aurora Giubertoni, che ancora non conoscevo, centravanti non solo dell'Ambrosiana ma anche della Nazionale. Mentre rientravo negli spogliatoi l'allenatore mi comunicò che ero convocata per la partita di campionato della domenica successiva a Roma. Non ricordo molto di quella partita, ma ricordo bene la partenza del sabato in pullman e la consegna delle maglie nello spogliatoio. Non credo mi aspettassi di partire subito titolare e quindi fu una grandissima emozione ricevere la maglia n. 2, maglia che portai per tutti gli anni di permanenza nell'Ambrosiana.Ricordo inoltre con piacere la convocazione in Nazionale nel 1970, a Coverciano, anche se durante la partita fui costretta ad uscire per un lieve infortunio muscolare.
Dopo l’Ambrosiana sei passata al Pavia nel 1974, dove hai militato sino al 1980, tanti anni, ci racconti cosa hanno rappresentato per te quegli anni nella città pavese? Anche di questo periodo ho ricordi molto belli, anche se è stata un esperienza completamente diversa rispetto agli anni passati all'Ambrosiana, probabilmente dovuta in gran parte alla diversa età. Quando giocavo nell'Ambrosiana, soprattutto nei primi anni, ero una delle più giovani ed ero molto timida. Al Pavia invece la maggior parte delle compagne aveva qualche anno meno di me, inoltre avevo superato la mia timidezza ed avevo acquisito più consapevolezza nei miei mezzi.Devo dire che a Pavia ho trovato una Società molto seria, grazie all'immenso impegno e alla grandissima passione del fondatore Giorgio Pizzi, e delle ottime compagne, con le quali ho sempre avuto un eccellente intesa sia in campo che fuori.Durante la mia carriera ho avuto diversi allenatori e con tutti ho avuto un ottimo rapporto. Tra gli allenatori del periodo Ambrosiana ho già citato il primo, Giusto Cassani, che oltre ad avermi fatto debuttare mi ha dato i primi insegnamenti. Tra quelli del Pavia mi fa piacere ricordare Giovanni Sartorelli, allenatore molto preparato e, tra tutti, forse quello che ha più curato la parte tattica. Ricordo infatti che in quel periodo giocavamo un calcio molto bello e, anche per noi giocatrici, molto piacevole.A Pavia, a livello societario abbiamo ottenuto buoni risultati, abbiamo fatto quasi sempre buoni Campionati e per un paio di anni abbiamo sfiorato la promozione in Serie A, inoltre nel 1976 abbiamo vinto la Coppa Italia di Serie B.Anche a livello personale ho avuto buone soddisfazioni: pur giocando in difesa, nei primi anni terzino e negli ultimi libero, ho segnato diversi gol, inoltre ho fatto parte della rappresentativa nazionale di Serie B e sono diventata capitano della squadra.Purtroppo, durante questi anni al Pavia sono stata operata di ernia al disco ed ho dovuto saltare diverse partite. Proprio a causa di questo intervento, al termine del campionato del1981, anno in cui sono passata al Fiammamonza e dove non sono riuscita a giocare con continuità per i problemi alla schiena, ho chiuso la carriera, anche se poi l'anno successivo sono riuscita a giocare ancora parecchie partite a Giussano, prima di chiudere definitivamente con il calcio.
Nella tua carriera hai incontrato tante giocatrici, tu facevi il difensore e quindi ti ricorderai bene le tue avversarie attaccanti, me ne citi due o tre fra le più ostiche che hai affrontato? In effetti ho dovuto "marcare" parecchie attaccanti molto forti e potrei citarne diverse. Dovendo ristringere la scelta, tra le più ostiche ricordo Stefania Medri, Maria Grazia Gerwien e Betty Vignotto. Stefania Medri è stata la più forte ala sinistra che ho incontrato, capocannoniera della Roma campione d'Italia nel Campionato 1969. Maria Grazia Gerwien, anche lei grandissima attaccante e vincitrice del primo scudetto del 1968 con il Genova, è stata fra queste la punta che ho incrociato più spesso, perché oltre agli anni dell'Ambrosiana l'ho incontrata diverse volte anche quando militavo nel Pavia. Betty Vignotto, fortissima attaccante che ho avuto come avversaria quando giocava nel GommaGomma, nel Real Torino e nel Padova; è sempre stata un osso duro ed è stata capocannoniera per diverse stagioni, anche se contro di me non ha segnato molto!Con Stefania e Grazia ci siamo ritrovate nel 2014, dopo circa quarant'anni dalle sfide in campo. Devo dire che, anche se ci eravamo incontrate sempre e solo come avversarie, ora ci lega una bellissima amicizia, ci sentiamo regolarmente e, nonostante la distanza (Roma e Genova), ci vediamo molto spesso. Credo che questo sia anche merito del modo corretto con cui ci affrontavamo, con sportività e rispetto. Valori che ho sempre cercato di mettere in pratica in campo e fuori, e che ho trovato anche in quasi tutte le mie avversarie.Purtroppo non ho più avuto modo di incontrare Betty, ma spero ci sia presto un'occasione, perché mi piacerebbe molto rivederla.
So che finita la tua carriera non hai più seguito il calcio femminile e solo negli ultimi anni ti sei ancora interessata al movimento calcistico femminile e fai parte di un Gruppo di Vecchie glorie con il quale hai creato un Gruppo Facebook chiamato: *Calcio Femminile - La Storia Siamo NOI*, come è nata questa interessante iniziativa? Il tutto è nato anche grazie ai social, che ci hanno aiutato a ritrovarci. Io sono stata contattata da alcune compagne dell'Ambrosiana, ed il 30 aprile 2014, dopo circa quaranta'anni, ci siamo ritrovate a Segrate dove era la nata la Società. Da allora abbiamo iniziato a incontrarci spesso, anche con altre giocatrici che negli stessi anni militavano in altre squadre di Milano e dintorni. Nel frattempo anche altre squadre in altre città avevano iniziato a ritrovarsi, in particolare a Roma e Genova.Grazie all'impegno di Maura Fabbri, colonna del Genova, squadra vincitrice del primo campionato nazionale di Calcio Femminile del 1968, nel giugno del 2014 si è svolto a Genova il primo raduno nazionale calciatrici anni 60/70. Ci siamo ritrovate in una quarantina, oltre alle Genovesi erano presenti calciatrici provenienti da Milano, Roma, Torino, Piacenza e Brescia. Devo dire che è bastato pochissimo tempo per riconoscerci e ritrovare la confidenza e l'affiatamento degli anni del calcio. Abbiamo passato insieme due o tre giorni bellissimi e proprio qui è nata l'idea di creare il Gruppo Facebook "Calcio Femminile - La Storia Siamo Noi", che ci ha consentito di recuperare moltissime calciatrici di quegli anni, tanto che l'anno successivo, al secondo raduno nazionale presso il "Centro CONI Acqua Acetosa" di Roma eravamo oltre 70, nonostante molte defezioni per impegni vari.In questi tre anni abbiamo continuato ad incontrarci, con raduni di due/tre giorni in diverse città, o per un semplice pranzo. Inoltre, nonostante le varie distanze, non sono mai mancate le occasioni per trovarci in piccoli gruppi ed anche per passare insieme qualche giorno di vacanza. Ti anticipo che il prossimo anno ricorre il cinquantesimo anniversario dal primo campionato Italiano di Calcio Femminile che, pur con qualche difficoltà, iniziò proprio nel 1968. Quindi, a partire dai prossimi mesi, abbiamo programmato di ritrovarci con alcune componenti del Gruppo, in rappresentanza delle varie squadre che hanno partecipato ai primi campionati, per cercare di festeggiare nel modo più adeguato questo grande traguardo.
In Europa e nel mondo lo sviluppo calcistico femminile è stato notevole, in Italia la crescita è stata lenta e difficoltosa, cosa si dovrebbe fare per far crescere il Movimento in rosa in Italia, pensi che questo “apparentamento” con le Società di calcio maschile sia la via giusta da seguire? Non avendo più seguito per moltissimi anni il calcio femminile, non conosco le vicissitudini e le problematiche che ha avuto il movimento e che non ne hanno consentito la crescita e lo sviluppo nel nostro paese. Comunque penso che l'apparentamento con le Società di calcio maschile possa essere una buona strada e possa sicuramente aiutare il movimento femminile, non solo sotto l'aspetto economico, ma anche organizzativo e tecnico, consentendo di avere a disposizione e di potersi confrontare con dirigenti esperti nella gestione e nello sviluppo di società di calcio, e con tecnici preparati, che potranno sicuramente dare un grande contributo soprattutto nelle attività di base.Trovo quindi interessante questa iniziativa, ma penso che per la crescita e lo sviluppo del movimento sia fondamentale che questa strada intrapresa possa essere linfa, non solo per le Società apparentate, ma anche per sostenere e far crescere le piccole Società. Infatti ritengo che sia importantissimo supportare e incrementare le piccole Società su tutto il territorio, in modo da far conoscere a tutti questo sport, e consentire quindi di aumentare il numero di tesserate, ma soprattutto per dare la possibilità di praticare il calcio a tutte le moltissime ragazze appassionate di questo bellissimo sport. Questo sport che ho amato tanto e chi me ha dato moltissimo, mi ha fatto passare anni bellissimi, mi ha fatto divertire, mi ha aiutato a crescere sia sportivamente che come persona, mi ha dato modo di conoscere e frequentare tante belle persone e mi ha insegnato molte cose che mi sono servite nella vita: l'impegno e il sacrificio che pagano sempre, la condivisione nelle vittorie e nelle sconfitte, la sportività e il rispetto per compagne ed avversarie.
Grazie Daniela per queste tua bella intervista, spero di vederti nella prossima stagione calcistica come spettatrice sui campi di gioco e con te anche molte tue ex compagne che hai incontrato tramite questo tuo gruppo su Facebook! Certo il calcio è molto cambiato dai tempi in cui tu e le tue compagne correvate dietro ad un pallone…, ma infondo c’è qualcosa che lega le vecchie generazioni a quelle di oggi: la PASSIONE per il calcio e per lo sport!
MARIO MERATI