Venerdì, 22 Novembre 2024
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INTERVISTA A MISTER GHEDIN

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Intervista a Pietro Ghedin, Commissario tecnico della Nazionale femminile di calcio Bruno Bili (Torino) ha intervistato per noi il tecnico azzurro in partenza per la Cina. Noi non ci saremo per quell’evento, significativo però essere stati scelti in pratica da apripista dalle padrone di casa, con Messico e Thailandia. Segno di una considerazione che ancora resta dell’Italia calcistica femminile, anche se le gerarchie sono ormai molto cambiate. Parte con questa intervista l'indagine sulla Nazionale e sulle performance atletiche delle nostre giocatrici. Per approfondire l'argomento ho coinvolto le dirette interessate con un intervista mirata ad alcune nazionali: Boni, Panico, Tuttino, Brunozzi, Gabbiadini (Bardolino), Conti e Tona (Torres), Paliotti e Schiavi (Fiammamonza), Perelli (Milan), Zorri (Torino), Serra (Reggiana) ma anche la ex Bomber Betty Vignotto e Rita Guarino. Al ritorno della nazionale dalla Cina pubblicheremo anche queste interessantissime dichiarazioni a cui diverse atlete hanno già risposto. Passiamo la parola a mister Ghedin..

Ghedin, ma l’Italia riuscirà mai a ritornare ai vertici del calcio mondiale? “Stiamo lavorando per quello, non sappiamo quanto tempo ci vorrà. Certamente il gap con le nazioni attualmente ai primi posti del ranking c’è, c’è sul piano fisico, c’è sul piano dei numeri di tesserate su cui andiamo a lavorare noi e loro. Ma io non mi devo lamentare, non è compito mio, io devo lavorare con il mio staff, per fare il meglio che possiamo con quello che c’è attualmente, considerando anche il poco tempo che abbiamo a disposizione come Nazionale. E il lavoro sta dando risultati, ultimamente abbiamo migliorato notevolmente, in molti aspetti”. Il gap con le avversarie è spesso anche fisico? “A parte la struttura fisica che è molto diversa con le Nazionali del Nord Europa, le ragazze che arrivano alla Nazionale sono abbastanza preparate fisicamente. Molte sono professioniste vere, sanno che devono presentarsi a posto e lavorano seriamente. Da questo punto di vista sono contento, siamo preparati abbastanza bene. La differenza fisica però con le ragazze del Nord Europa resterà sempre, non possiamo fermarci a questo, dobbiamo puntare a crescere sotto altri aspetti, lavorare alle nostre caratteristiche, come la tecnica, la tattica, cose in cui stiamo migliorando molto”. Il Commissario tecnico è molto positivo, una carica che gli deriva da una giusta motivazione per il lavoro che sta svolgendo. “Sto vivendo un periodo bellissimo, dal punto di vista professionale ed anche umano. Sto conoscendo realtà diverse in tutto il mondo, negli Stati Uniti lo stage tecnico che abbiamo avuto nello stato dell’Indiana è stato favoloso. Prossimamente laggiù faranno una Lega di calcio femminile staccandosi dalla maschile, ma loro possono contare su milioni di tesserate. Già in Europa noi con le nostre 15-20 mila tesserate facciamo i conti con nazioni come quelle del Nord che ne hanno minimo 80mila, senza poi contare la Germania dove sono almeno un milione. Per il momento noi siamo costretti a lavorare diversamente, sulla tecnica ad esempio, ed in giro abbiamo delle giovani molto interessanti, A livello di nazionali stiamo cercando proprio di fare questo: far fare esperienza internazionale alle giovani, cosa che altrimenti non potrebbero fare con i propri club. Per questo in Cina abbiamo portato alcune giovani, 3 del ’90. Inutile puntare su nomi nuovi ma che hanno 25-27 anni, in prospettiva meglio puntare sulle giovani, con il lavoro nell’Under 17 e nell’Under 19. Se ogni anno da ogni gruppo riuscissimo a tirare fuori 3-4-5 ragazze e farle fare esperienza in giro per il mondo, nel giro di qualche anno saremo pronti con giocatrici cresciute da noi. Certo i tempi non sono brevi, l’esperienza personale richiede tempo, ma è l’unica strada che abbiamo come settore nazionale”. Ottimi intenti, com’è il rapporto con i club? “Certamente non è facile. I club fanno fatica a fare il loro lavoro, ma non è con gli aiuti assistenzialisti che arrivano dall’alto, Federazione o Divisione, che si possono risolvere le cose. Personalmente, parlando da allenatore, mi piacerebbe che ci fosse alla base un grande confronto tecnico tra tutti gli allenatori della serie A. Incontraci e chiederci: tu come la pensi, tu che lavori fai, come imposti questo aspetto, quell’altro… un dialogo costruttivo tra tutti che finora è mancato. Abbiamo fatto un invito a tutti qualche tempo fa, a cui pochissimi allenatori hanno risposto, mi piacerebbe che ci si provasse ancora, chiamando a raccolta tutti gli allenatori della serie A, A2, B, per lavorare come gruppo. Anche questo non è facile, ma credo sia possibile e tutti ne trarrebbero vantaggio”. Idee e motivazione: “Certamente, certamente, se non fossi motivato in questo lavoro non mi muoverei neppure da casa. E poi se non sono io il primo a crederci nel lavoro che si fa, non potrei certo trasmetterlo alle ragazze né tanto meno richiedere loro fatica e sacrifici. Ripeto, io non mi devo lamentare, devo lavorare e guardare avanti, puntando a fare il meglio che si può. Dobbiamo avere consapevolezza del lavoro svolto, dei risultati raggiunti, senza fermarci a gustare l’ebbrezza effimera delle vittorie raggiunte, tanto quella passa in fretta. Bisogna lavorare e creare le condizioni per il futuro”. Lasciamo dunque Pietro Ghedin al suo lavoro, alla trasferta in Cina e all’obiettivo del momento, guadagnarci la qualificazione per l’Europeo. Speriamo che dalla divisione vengano raccolti i suggerimenti del tecnico: interessante quello del confronto tra gli allenatori delle massime serie nazionali. Il calcio femminile ha bisogno dell’innesto di tecnici e preparatori fisici qualificati, in questo senso un progetto tecnico coordinato dall’alto (Divisione o FIGC fa differenza?) non farebbe male, coinvolgendo anche il Centro tecnico di Coverciano. Ma soprattutto servirebbe un progetto di espansione del calcio femminile in generale, una sorta di “Progetto Centomila”, ovvero raggiungere nel giro di X anni le centomila tesserate. Magari con un programma che nel giro di 4-5 anni coinvolga (leggasi “obblighi”) tutte le società calcistiche maschili della serie A, B, C1 e C2 a dotarsi della sezione femminile. Non basta parlare di Anno Europeo della Donna, bisogna fare dei fatti concreti. E’ chiedere molto? Bruno Bili Questo indirizzo email è protetto dagli spambots. È necessario abilitare JavaScript per vederlo. 347/ 51.42.057

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Testata giornalistica registrata al Tribunale di Firenze il 15 settembre 2016  n. 6032.
Direttore Walter Pettinati - PROMOITALIA Editore.

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