Milena Bertolini: “Prediligo un calcio di relazioni che fa la differenza, diffondiamolo tra le bambine"
- Maurizio Stabile
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La calciatrice è al centro, l’intensità e la fisicità fanno la differenza in campo internazionale.
CORBARA (SA)- Ieri pomeriggio, alla quinta edizione del convegno “Allenare nel calcio femminile”, organizzato dalla padrona di casa, Valentina De Risi, allenatrice Uefa A e mister del Sant’Egidio, ospite d’eccezione il c.t. della Nazionale Femminile Milena Bertolini (Uefa A Pro e responsabile Nazionale AIAC per il calcio femminile) che ha traghettato le azzurre (dopo 19 anni), alla fase finale del Mondiale francese che è ormai alle porte.
Il c.t. della Nazionale azzurra ha preso in mano le ragazze nell’agosto del 2017 dopo gli Europei, al posto di Cabrini. Da allenatore, Bertolini conta 3 scudetti, 3 Coppa Italia e 4 Supercoppe, oltre a 6 Panchine d’Oro.
“L’aver reso obbligatorio per le squadre professioniste i settori giovanili, non tanto in prima squadra, quanto nella categoria allieve, ha dato un’accelerazione allo sviluppo del movimento. Su dodici squadre in A, cominciamo ad averne dieci professioniste; abbiamo un campionato Under 12, ovvero la Danone Cup, uno Under 14, e per la prima volta, abbiamo un campionato Under 17 femminile.
La sinergia con la Lega Nazionale Dilettante è fondamentale per la crescita del movimento ed anche la percezione della ragazza che gioca a calcio sta cambiando. Queste scelte hanno portato l’interesse dei media: ad es., con Sky che ha comprato i diritti del campionato, con qualità di immagini e di interviste e quello che si vede, è un calcio piacevole, si incomincia a conoscere le calciatrici, creando modelli di riferimento per le bambine che iniziano a giocare a calcio, a sognarsi come calciatrici, mentre fino a quattro o cinque anni fa, una bambina non poteva pensarsi come calciatrice. Il Sud Italia fa più fatica, con un campionato di serie A che finisce a Roma e ciò, non è affatto bello: manca la Campania con Napoli in serie A nel maschile, la Sardegna con la Torres, la Sicilia con una grande tradizione tra Palermo e Catania che non è più ai vertici.
In Nazionale, abbiamo solo Manuela Giugliano che ha i genitori napoletani e Pipitone che è siciliana. Le donne salveranno il calcio e lo dico anche in maniera provocatoria, ricordando tutto quello che succede nei confronti degli arbitri nelle gare tra uomini. Il calcio delle donne trasmette i veri valori dello sport e può aiutare quello maschile: nel femminile c’è tecnica, eleganza, con calciatrici di talento ma si nota il vero spirito del gioco, con il fair-play. Il calcio femminile sarà il calcio del futuro e il Mondiale sarà di qualità molto elevata con Francia, Germania, Olanda, Stati Uniti, Giappone.
Grazie alla Federazione, la Nazionale Femminile è messa nelle stesse condizioni di quella maschile per esprimersi al meglio: non vi sono differenze di trattamento, con impiantistica e staff di alto livello. Coverciano è la casa della Nazionale maggiore maschile e femminile e queste due nazionali hanno la priorità su tutto. Devo ringraziare i clubs che mi hanno dato un grande contributo alla Nazionale con calciatrici che si allenano 5/6 volte la settimana, in campi adeguati con staff sanitari di livello; ovvero sono trattate come delle vere e proprie professioniste al di là del discorso del loro status.
La condivisione che ho con gli allenatori dei club con un dialogo costante e la disponibilità che c’è, ha permesso il nostro arrivare alla qualificazione alla fase Finale. Sono anche la coordinatrice di tutte le nazionali: siamo passati dalla Nazionale maggiore, con l’Under 19 e la 17 con attività internazionali (campionati europei e mondiali), alla creazione dell’Under 23 e della 16 grazie alla Federazione che sono sperimentali, cioè non hanno attività ufficiali, ma solo tornei. L’under 16 è fondamentale che è in stretto collegamento con la Lega Nazionale Dilettanti, lavorando a livello di base, e da lì, tutta la filiera: c’è un lavoro tecnico-tattico coordinato. Il passaggio di una ragazza da una Under all’altro deve essere velocizzato, senza viverlo come un momento di stop. La Nazionale maggiore in tutti i raduni effettuati, l’ha fatto con l’Under 23 (serbatoio della Maggiore) che per tre giorni effettua allenamenti. A Coverciano, il 5 giugno, saremo in 48 nella prima settimana, per poi arrivare a 23, e tutto ciò per scegliere al meglio, con le più piccole che si allenano con le grandi e ciò è da stimolo. Nel nostro progetto tecnico, la calciatrice è un patrimonio del calcio nazionale, è al centro dei nostri pensieri ed è messa nelle migliori condizioni possibili per rendere al massimo con un match-analist, un nutrizionista, medico. Più si alza il livello qualitativo del campionato, meglio è per la Nazionale e viceversa, ovvero chi veste la maglia azzurra, al rientro col club di riferimento, ha un’esperienza aggiunta.
L’aspetto emotivo è fondamentale e abbiamo cercato di non sentirci “inferiori” alle altre, introducendo la figura dello psicologo. Quando si pensa alla giocatrice, va intesa in toto, considerando anche l’aspetto emozionale. Abbiamo cercato di costruire una mentalità diversa, collettiva, per poter ambire a certi livelli avvicinandosi agli altri. Queste ragazze hanno grandi capacità tecniche e non hanno niente da invidiare alle altre, tatticamente abbiamo più conoscenze rispetto agli altri, in quanto in Italia si respira calcio. A livello fisico, paghiamo qualcosa rispetto agli altri. Si deve partire non dalle debolezze, ma dai punti di forza per poter affrontare al meglio Nazionali forti, ad esempio, senza correre dietro alle avversarie, costruendo il gioco dal basso e iniziando da dietro, con l’importanza del ruolo del portiere che è fondamentale.
Nella scelta della selezione del portiere, c’è da fare un cambiamento radicale; i numeri stanno aumentando rispetto a prima: è l’unico ruolo dove si sta andando nella direzione anche della fisicità, con un portiere alto almeno un metro e settantacinque in su, in quanto in campo internazionale è fondamentale. L’altro aspetto di rilievo è il saper giocare con i piedi: una qualità preziosa. In questa nazionale, abbiamo portieri che stanno migliorando tantissimo ma che si portano dietro ancora una preparazione che predilige l’uso delle mani e lo stare tra i pali.
Tornando al collettivo, è fondamentale essere compatti ed ordinati e, maggiormente lo si è, meglio si annulla il gap fisico con le altre. La gestione della sfera è fondamentale insieme al discorso del passaggio forte, veloce e preciso con lo smarcamento immediato e sul primo controllo e quello orientato, aspetti fondamentali. Lavoriamo molto con le due punte perché abbiamo attaccanti forti. L’altro aspetto importante è la ricerca dell’intensità, con nazionali che riescono a mantenere un’intensità altissima per cento minuti, mentre noi riusciamo a farlo per un’ora o poco più: è questa la differenza maggiore tra noi e gli altri. Al mondiale devi essere al massimo sotto tutti gli aspetti. In campo internazionale, il contrasto fisico risulta fondamentale assieme all’aggressività, il cosiddetto duello.
In Champions, perdiamo spesso i contrasti fisici. Un altro aspetto su cui lavorare è quello di difesa, ribaltando quello classico di andare indietro con l’andare in avanti. Gli attaccanti sono i primi difensori, così come i difensori sono i primi registi. La pre-attivazione, prevenzione dagli infortuni (dura dai 30 ai 45 minuti) è fondamentale nel calcio femminile, poi c’è la fase centrale ed infine il defaticamento. Se si lavora in aiuto dell’altra, anche la propria individualità che già c’è, viene ulteriormente esaltata. Noi abbiamo messo da parte l’ego per il bene comune e ciò è un bene prezioso, è il valore in più che ti fa vincere le partite. Bisogna aiutarsi.”
Maurizio Stabile