Intervista a Gaetano Catalano, tecnico della Primavera e della C del Napoli Calcio Femminile
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In esclusiva per Calciodonne.it, ci ritroviamo con l’allenatore della Primavera, nonché della compagine di C da tre anni, di una tra le società campane più influenti nel panorama calcistico italiano.
“E’ la prima volta che una squadra campana, nel torneo Arco di Trento, giunge fino in fondo in un torneo prestigiosissimo quale il “Beppe Viola” a livello nazionale: è motivo d’orgoglio aver portato la Campania nelle primissime quattro, nonostante i tantissimi problemi a livello di impianti fatiscenti, nonché a livello di organizzazione, in cui versa il Sud Italia. A tal proposito, purtroppo chi perde, sono i settemila atleti che frequentavano la struttura vomerese del “Collana” con un suo ripristino (ci vorrebbe la sfera magica), ad oggi, chiuso con judoki, calciatrici, schermisti, ginnaste artistiche, costrette ad emigrare o ad abbandonare.
Per il Comune e la Regione è tutto normale, con un impianto al centro della città di Napoli non sfruttato, con la parte più debole (cioè noi) che alla fine ne usciamo sconfitti, mentre da Roma a salire è tutto il contrario con impianti bellissimi e funzionanti e con i bambini seguitissimi passo dopo passo fino all’età maggiore. Quindi tutte imprese che riusciamo a portare a buon fine, con le nostre atlete, grazie ai loro sacrifici, valgono ben il doppio. Ma ritorniamo all’aspetto tecnico, con le mie ragazze che in semifinale hanno avuto la meglio sul Mozzanica (3-1) vice-campione d’Italia, comportandosi benissimo: ricordiamo che stiamo parlando di classe 2000, 2001, 2002, che fino a sei mesi fa, giocavano con i giovanissimi e che di fronte, si sono trovate ’97, ’98 prestate da altre squadre e quindi la nostra impresa ci rende molto soddisfatti del lavoro svolto da tutto lo staff del Napoli Calcio Femminile. Tutto ciò è il frutto di tantissimi sacrifici e passione che parte da dieci anni del Presidente Lello Carlino e del Direttore Sportivo Italo Palmieri (a loro, la nostra dedica della finale storica raggiunta), attraverso l’impegno e l’umiltà. Abbiamo molte giovani di prospettiva come la sedicenne De Biase che va seguita per aver dimostrato di avere del talento, insieme a Massa, Marotta, Musella, Moccia, Iorio, Pozone e sarebbe un vero peccato se molassero, in quanto hanno un futuro roseo e devono continuare a coltivare il proprio sogno, magari, nella speranza di vederle nella Nazionale maggiore. All’inizio, le famiglie hanno un pò di scetticismo ma dopo si fidano tantissimo dei tecnici e dei dirigenti, con i genitori che hanno soprattutto compreso perfettamente che non devono ostacolare la passione e il divertimento delle loro ragazzine, sin dalla piccola età, in qualsiasi sfera sportiva, non esclusivamente nel calcio, coscienti che non necessariamente devono ambire ad altissimi palcoscenici, cosa che purtroppo ho notato in ambito maschile con una sorta di “soffocamento” da parte dei genitori che pretendono che i rispettivi figli diventino dei campioni, in un contesto che non arricchisce nessuno e ciò non va assolutamente bene. Cerchiamo di non dimenticare che noi, in primis, siamo educatori. Condivido in pieno il pensiero generale anche di colleghe più blasonate come la Serra o la Morace, ovvero dell’importanza dell’affiliazione con le società professionistiche maschili affinchè il movimento calcio femminile possa crescere a livello internazionale. La riconferma in carica di Carlo Tavecchio è l’emblema di come in questo Paese non vi sia il coraggio di cambiare, con quest’ultimo che sarebbe dovuto essere sostituito; ciò, ci rende alquanto pessimisti, ma andiamo comunque avanti, augurandomi con tutto il cuore che, al più presto, ciò possa cambiare con dei miglioramenti evidenti anche nelle altre sfere della società.”
Maurizio Stabile