Intervista a Vera Indino, tecnico della Salento Women Soccer
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In esclusiva per il portale Calciodonne.it, ci ritroviamo con Vera Indino, il trainer della Salento Women Soccer, con la quale andremo ad analizzare l’attuale momento della sua squadra anche in vista del prossimo impegno casalingo contro la Lazio Women 2015, passando per una valutazione del campionato di Roma e Bari, ovvero le due compagini che si trovano al vertice e che battagliano per giocarsi la promozione nella massima serie, con un occhio ad un’eventuale rivisitazione della formula della Coppa Italia, fino ad un interessante passaggio sul movimento calcio femminile in Italia, ancora ben lontano dal resto del mondo. Infine, il tecnico del Salento alza la voce, senza andare troppo per il sottile e in maniera diretta con una riflessione forte e a tutto tondo sulla problematica dello sport, e non solo, legato alla donna.
“Insieme al Femminile Latina, siamo la squadra rivelazione del girone D: ai nastri partenza, nessuno si sarebbe mai aspettato questi risultati sia da parte nostra che dal Latina, società neo-promossa dalla C. Rispetto allo scorso campionato, terminato al penultimo gradino, ci siamo ringiovaniti ulteriormente a livello di rosa, rispetto agli altri anni, con innesti di calciatrici molto giovani, dai 15 ai 16 anni e, proprio contro il Latina, esordì Roberta Costadura, una giovanissima di 14 anni: probabilmente siamo la società con l’organico più giovane del girone. Alcune ragazze titolari, se ne sono andate come Carolina Paolo, Federica Bocchinfuso, ma nonostante questa assenze importanti, la squadra ha fatto gruppo, anche grazie al fatto che la maggior parte delle calciatrici gioca insieme da diversi anni come Serena D’Amico, Benedetta Cucurachi, Antonella Barletta, Marta Longo, Vanessa Zaccaria, Catia Bergamo, Sharon Cazzato (alla sua terza stagione con noi); quindi, alla base, c’era già un asse portante, a cui sono stati fatti degli innesti di valore.
Parlando del campionato, vogliamo riscattare la sconfitta dell’andata, quando uscimmo sconfitti contro la Lazio Women per 2-0, anche se contro loro, non riesco mai ad avere la rosa al completo, cosa già accaduta lì a Roma, e anche domenica prossima, dovrò fare a meno di Catia Bergamo, causa squalifica, di Giulia Felline, ferma ai box per un brutto infortunio per il quale ha subito un intervento chirurgico, e di conseguenza, stagione chiusa per lei. Ciononostante, cercheremo di dare il massimo, senza sottovalutare l’avversario, cosa che probabilmente è accaduto nel match di andata. Analizzando la poule scudetto, senza ombra di dubbio, per il successo finale, è lotta a due tra Roma Calcio Femminile e Pink Bari, con l’undici di Seleman che può gestire il +3 proprio sulle pugliesi, un vantaggio che può pesare in questo finale di stagione anche se la Roma Calcio Femminile sarà costretta a non commettere mai passi falsi, altrimenti la Pink Bari, sarà lì pronta per l’aggancio. La Roma fa sia del grande collettivo che dei singoli il proprio punto di forza, con un tasso tecnico molto elevato, mentre, sono dell’idea che il Bari abbia più un gioco corale: sarà un bel testa a testa fino a maggio. Nelle zone calde, il Grifone Gialloverde rischia tantissimo in quanto è a -5 dal Napoli Dream Team, anche se va detto che ci sono 21 punti ancora in palio e quindi tutto potrebbe ancora accadere con la squadra della Guardia di Finanza che però, non può più permettersi di sbagliare. C’è stato questo intermezzo della Coppa Italia, con una competizione, a mio avviso, formulata in maniera errata che penalizza le società delle categorie inferiori.
Secondo me, la Coppa Italia, andrebbe divisa per campionati, ovvero con una manifestazione nella quale partecipano solo le società di A, ed un’altra solo quelle di B: non va seguito il campionato maschile che avvantaggia quelle della massima serie; già nel maschile è difficile qualificarsi alle fasi finali, immaginiamo nel femminile, che ha già problematiche a livello di campionato, figuriamoci quando poi, le società piccole che già non navigano nell’oro, debbano affrontare trasferte assurde per raggiungere le regioni appartenenti alle società di A.
Credo che l’affiliazione delle società femminili a quelle professionistiche maschili, sia solo una delle tante soluzioni che potrebbero aiutare lo sviluppo del movimento del calcio femminile: le squadre maschili dovrebbero affiliare quelle femminili già presenti sul territorio e non aggirando la formula con un escamotage, ovvero affiliando squadre giovanili o un certo numero di calciatrici, come scappatoia per non aderire a questo schema che sono certa, diverrà obbligatorio. Mi auguro che il Lecce maschile riesca a vincere il campionato di Lega Pro e che, dopo molti anni tra A e B, cominci a portare questa società lì dove merita, ovvero in vetta e continuare a vederli in Lega Pro è davvero una sofferenza. La Salento Women Soccer, è qui, l’unica realtà di calcio femminile che c’è, e che esiste da oltre sedici anni: siamo pronti ad accogliere una proposta e a sviluppare un progetto valido, non solo per la prima squadra ma anche per promuovere la libertà di genere nello sport, in modo da poter aiutare tutte le bambine che vogliono praticare questo sport e, magari, con un’affiliazione ad una società maschile professionistica, ci sarebbe senz’altro più credibilità.
Non giudico nessuno, ma è chiaro che vi sia un problema culturale in quanto, i vertici maschili di questo Paese, hanno tutte le intenzioni di non far sviluppare nè lo sport, nè le altre attività femminili che appartengono alla sfera sociale. Siamo indietro anni luce su tutto, rispetto al Nord Europa o ad altri paesi che reputiamo indietro rispetto all’Italia a livello culturale, ma che hanno fatto passi da gigante su temi del genere, quando si parla di uguaglianza tra uomo e donna. Se qualcuno vuole farsi avanti per promulgare lo sport al femminile, si faccia a avanti che c’è ancora del tempo per darsi una scossa. Purtroppo, ogni domenica, anche sui campetti dove giocano i bambini, siamo spettatori impassibili a tantissime frasi discriminatorie: le donne, ahimè, sono oggetto di queste offese da parte degli uomini che pensavo di avere il potere in qualsiasi settore della vita sociale, quando forse non riescono ad accettare il fatto che una donna possa giocare, lavorare e gestire una famiglia al loro stesso livello, o spesso e volentieri anche meglio. Il cammino dovrebbe partire da molto lontano ma si sa, purtroppo, che in Italia le cose difficilmente le si cambiano, e in poco tempo: bisognerebbe partire dalle scuole, in quanto nel nostro Paese, è un problema di tipo culturale e strutturale; sfido chiunque a venire qui nel Sud- Italia e a trovare impianti sportivi adeguati alle donne per praticare lo sport, a partire dagli spogliatoi, fino ad arrivare ai campi. Questa è una lotta di tipo culturale che parte da lontano, in quanto in Italia non esiste uno sport praticato dalle donne dove possano essere riconosciute come professioniste. Ad oggi, le donne che fanno sport sono viste come dilettanti e, quando in uno sport vengono premiate o vincono a parità o più degli uomini, guadagnano molto di meno e questa è, a tutti gli effetti, una vera e propria discriminazione di genere che esiste in Italia, anche nelle altre sfere della società. Inoltre, sarebbe fondamentale andare nelle scuole e proporre lo sport per tutti, non esclusivamente per gli uomini, non solo loro hanno la prospettiva futura per trasformare lo sport come lavoro, cosa che viene negata alle donne.”
Maurizio Stabile