Giovedì, 21 Novembre 2024
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INTERVISTA A ITALO QUINTINI, UN EX DIRIGENTE CON LA D MAIUSCOLA

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quintini141) A che età ha iniziato a occuparsi di calcio femminile, per quanto tempo vi è rimasto e che ruoli ha ricoperto e per quali società?
- Nel 1970, mia nipote, Mara Faroni, mi chiedeva di trovarle una squadra di calcio femminile. Io non l’avevo presa in considerazione, lei giocava nei tornei serali con i maschi. Giocava come ala sinistra e faceva dei bellissimi gol. Allora mi decisi e contattai la Sig.a Valeria Rocchi del GommaGomma, che voleva subito tesserarla. Ma nel frattempo venimmo a conoscenza dell’esistenza di un’altra società: l’Ambrosiana. Mia nipote che era interista preferì giocare con i colori nerazzurri. A quel tempo, io avevo 32 anni e lei 15.
Nell’Ambrosiana subito venni nominato Dirigente Accompagnatore. Allora era facile diventare Dirigente, bastava mettere una mano sul cuore e l’altra sul portafoglio. Era una Società gestita a carattere famigliare. Da allora, io fui sempre Dirigente.

Poi dopo varie fusioni con il Milano del Sig. Vittorio Pino, del Milan di Sarcina e della ex Rocchi, della Peco Saronno di Perini e delle ex atlete del Bergamo di Battaglia e Zanini, ci chiamammo per un anno Lombarda. In quel periodo divenni Direttore Sportivo, ruolo che non abbandonai più.
Nel ’73 la Sig.a Rocchi ci invitò ad una tournee, da lei organizzata in Senegal, ma voleva che ci chiamassimo Inter o Milan. Nel frattempo era nata l’Inter di Ciceri ed allora ci chiamammo Milan. Poi passai a fare il dirigente nell’Alaska Lecce di Gaurino, dove avevamo prestato ben nove giocatrici titolari, l’allenatore e il massaggiatore. Le chiamavano le pendolari del pallone. Si allenavano a Cinisello B (MI) e al sabato giocavano a Veglie (LE).
Nel Frattempo ricostruii il Milan. Poi per colpa di un altro dirigente che sovvenzionava la Società Milan, io formai la Triestina dove ero presidente.
La Triestina giocava a Milano, perché la parte maschile era stata formata da profughi giuliani.
Dopo con la mia Triestina, entrai nel Fiammamonza di Fabrizio Levati e della Professoressa Natalina Ceraso e lì gestii il settore giovanile con ottimi risultati.
Poi ritornai al mio vecchio Milan, presidente Crudo, curando sempre il settore giovanile, facendo anche il segretario fino al 2004. Lasciai per limiti d’età e staccai completamente la spina, perché se no avrei continuato.
Poi, lo scorso anno, su facebook. trovai le mie ex giocatrici e le avversarie che molto stimavo ed ho preso a contattarle e con l’immenso aiuto di Daniela Paolino, abbiamo fondato la pagina: Calcio Femminile - La storia siamo noi, che sta avendo un enorme successo.

2)Come vede le calciatrici odierne rispetto a quelle che da vicino seguiva lei anni fa?
- Male, ma non per colpa loro. Sotto il profilo tecnico ce ne sono di molto brave, sotto il profilo tattico forse sono addirittura migliori, ma sotto il profilo agonistico male.
Le vecchie giocatrici erano cresciute giocando con i maschi sui campetti di periferia e negli oratori e si facevano rispettare. Con il mio primo Milan, il nostro allenatore dopo l’allenamento le faceva giocare contro una squadra di maschi di terza categoria (che si allenavano in un altro campo, nello stesso centro sportivo) 2 tempi di 15 minuti e agonisticamente se le davano di santa ragione. Erano toste e non molle in campo.
I miei settori giovanili li formavo con tutte ragazze che giocavano con i maschi nelle categorie esordienti o nel CSI.

3)Come mai secondo lei la tecnica individuale è peggiorata nelle nostre ragazze e come fare per ritornare ai livelli di diversi anni fa?
- Come già detto, molte sono brave tecnicamente. Però la tecnica individuale si migliora in allenamento. Non vedo più allenatori che fanno allenare contro il muro le ragazze. Poi non le lasciano più libere di esprimersi. Nel nome altisonante del tatticismo le imbrigliano, non vogliono che loro prendono iniziative, guai se driblano l’avversaria o se sbagliano a scalare. (Questo vale anche per i maschi).
Le ex calciatrici, si divertivano giocando nella posizione da loro preferita in campo e avevano imparato a saltare l’avversaria, insomma c’era meno tattica e più fantasia e soprattutto, più agonismo.
Poi per me, c’è un altro problema grave nel calcio femminile a livello di campionati nazionali. La dispersione delle atlete migliori, in tutte queste squadre di B.
Per fortuna quest’anno la Federazione ha diminuito le squadre di Serie A di due unità.
Ma queste società devono avere la possibilità di accedere alle migliori giocatrici di società minori. Ora in Serie A nelle prime 3 o 4 squadre giocano solo 5 o 6 giocatrici di valore, le altre sono si e no delle panchinare.
Qui si aprono due problemi: il ricatto e il professionismo.
Il ricatto sulla giocatrice richiesta da parte della società di appartenenza. “Se te ne vai, la squadra si sfascia, qui hai le tue amiche. Poi sei sicura di dove vai, se ti trovi bene, ecc.” Purtroppo questo egoismo esiste.
Ora affrontiamo il professionismo. Io sono favorevole, però, bisogna che prima ci siano società che se lo possono permettere.
Dove sono gli Sponsor? Chi fa la pubblicità al movimento? Chi ti da i soldi? Per ottenerli bisogna offrire squadre ben attrezzate. Poi non dimentichiamoci che siamo trattati come sport minore.
Come aiuta economicamente le società la federazione? (Aumentando le tasse d’iscrizione e il costo dei tesseramenti!).
Io so di calciatrici molto brave che hanno smesso di giocare perché non venivano pagate.
Così come stanno le cose dove vogliamo andare?
La prima mossa, secondo me, è quella di eliminare più squadre di Serie A2/B. Vedo che a volte non riescono a formare i gironi.
Il paradosso è che se vai nei campionati regionali, vedi giocare meglio delle società di Serie C.
La seconda, lasciare giocare ancora le ragazzine nei campionati maschili. E nei vivai femminili, lasciarle giocare più libere, la tattica va insegnata dopo.
Io ho litigato con il Presidente del Comitato Regionale Lombardo, perché non voleva iscrivere squadre formate da ragazzine nei campionati Pulcini ed Esordienti. Poi con i regolamenti federali alla mano, mi ha dato ragione. Sono stato il primo in Europa a far giocare le ragazze in campionati maschili, comportandosi molto bene.

4) Come mai secondo lei il calcio femminile è "scaduto" e per attirare sponsor che cosa servirebbe?
- A questa domanda ho già in parte risposto. Aggiungerei che veri sponsor nel calcio femminile sono stati rarissimi.
Ricordo La Lubian con la Lazio, l’Alaska Gelati di Veglie, la Zambelli con la Reggiana, La Torres con l’aiuto della Regione Sarda. Poi, praticamente il vuoto.
Solo un via vai di società sostenute da grandi presidenti che fino a quando riuscivano a sostenere le spese, queste società nascevano e morivano. Sarebbe interessante fare una statistica della vita delle società. Avremmo una grossa delusione.
So di molte società, anche ben attrezzate, con ottime e buone giocatrici, che per motivi economici, per sopravvivere, preferiscono rimanere nei Campionati Regionali.

5) Mi elenchi 10 calciatrici italiane dei suoi tempi che secondo lei hanno scritto la storia del calcio femminile in Italia (senza nulla togliere alle altre):
- Domanda a cui non vorrei rispondere, non voglio far torto a nessuna. Ce ne sono state tantissime di bravissime e andrebbero menzionate tutte. Faccio un solo nome Betty Vignotto, dove penso che tutte siano d’accordo.

6) Mi elenchi 5 calciatrici straniere che hanno militato nei nostri campionati e che secondo lei hanno lasciato il segno.
- Sicuramente: Susy Augustensen, Concita Sanchez Freire, Lone Nilson, Angel Parejo (non ricordo il nome di quelle che giocavano nella Lazio e Roma), più le due scozzesi del Milan: la Edna Neillis che caricava il cannone alla Rose Reilly che sparava in rete .

7) Nella pagina facebook la storia siamo noi lei è molto attivo e ha ritrovato tante sue ex calciatrici, che ricordi ha di loro e cosa si potrebbe fare per ricordare le loro gesta oltre a questa pagina dedicata a loro?
- Dei ricordi bellissimi, loro giocavano divertendosi e non volevano mai perdere. Tantissime erano delle fuoriclasse. Qui sì potrei fare un elenco lunghissimo.
Io una idea ce l’avrei, formare una nuova pagina su facebook, dove iniziando dal campionato 1968, dare tre mesi a tutte le giocatrici che hanno partecipato a quel campionato di trasmettere fotografie, aneddoti, parlare della propria squadra, delle giocatrici delle varie società ecc. Per poi proseguire con tutti gli altri campionati.
Alla fine ci potrebbe essere materiale sufficiente per scrivere un libro.
Comunque la cosa più bella è che siamo riusciti a farle ritrovare, a fare alcuni raduni, dove qualche lacrimuccia si è vista spuntare, poi tanti baci e abbracci e….tanti ricordi.

8) Nei rispettivi ruoli la miglior giocatrice a suo giudizio come portiere, difensore, centrocampista e attaccante che finora abbiamo avuto in Italia (comprese le straniere che hanno giocato qui)
- I nomi delle straniere li ho già fatti. Come ho già detto non voglio far torto a nessuna.
Poi mi diventa difficile fare nomi, perché la memoria ha le sue lacune e ricorda di più quelle che hanno militato con me che le avversarie.
Comunque basta andare su facebook Calcio Femminile dove lì trovate la migliori.
Però voglio ricordarne tre che purtroppo non ci sono più:
Antonietta Cherillo (Napoletana), centravanti ed ala destra, tecnicamente molto dotata, con però la mania del dribling, ne scartava una, due e poi si fermava per scartarle ancora. Un po’ lavativa in campo, ma quando era in giornata risolveva le partite da sola. Deceduta giovanissima. Ha giocato nel GommaGomma, Milan e Lazio.
Elena Boselli (Bergamasca), fortissima centrocampista, ben dotata fisicamente, carattere forte, gran combattente in campo. Ha giocato nel Bergamo, Peco Saronno, Milan, Alaska Lecce e Trani. Poi ha fatto l’allenatrice.
Viviana Bontacchio: fortissima centrocampista, gran classe, grande visione di gioco, forte fisicamente. Ha Giocato nel Metra Brescia, Milan, Alaska Lecce e a Trani.

9) Che idee vuole dare per rilanciare il calcio femminile in Italia e pensa che presto ci sarà una svolta?
- Sarà dura, il nostro futuro è incerto, purtroppo alle società mancano i soldi. Sono convinto che dovremo vedere ancora campionati modesti e ciò non invoglierà gli eventuali sponsor.
L’unica soluzione sarebbe, che le società maschili assorbissero le femminili, come a suo tempo era stato promesso.
Le società maschili riuscirebbero, con la loro forza, ad ottenere dei contributi, che loro, gestirebbero per il nostro movimento.
Vorrei tanto che il calcio femminile ritornasse ai vecchi fasti e che finalmente si passasse al professionismo, ma ora come ora è una chimera.
Approfitto per salutare tutto il movimento con cui ho vissuto per tanti anni.

Ringrazio Quintini Italo Ambrogio per il suo grande contributo al calcio femminile e lo ringrazio per le risposte dettagliate che mi ha fatto pervenire.

Laura Pressi

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Testata giornalistica registrata al Tribunale di Firenze il 15 settembre 2016  n. 6032.
Direttore Walter Pettinati - PROMOITALIA Editore.

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