Intervista a Concepción "Conchi" Sánchez Freire, una carriera in Italia da ex calciatrice spagnola
- Redazione
- Rubriche
- Spazio Tecnici
- Posted On
- Visite: 4014
1) Ha iniziato la sua carriera da calciatrice in Italia? Quanti anni vi è stata?
Cominciai a giocare "ufficialmente" nel 1970 a Madrid, dove si riunirono 8.000 spettatori a vedere la prima partita di calcio femminile con una grande ripercussione mediatica in Spagna. Io ero giovanissima e feci 5 reti con l'aiuto delle mie compagne, vincendo cosi il primo incontro dell' "era moderna" del calcio femminile spagnolo, che aprì le porte a tante ragazze che allora già volevano giocare a calcio.
2) Cosa è riuscita a vincere in Italia e con la sua nazionale spagnola di cui era capitana?
In Italia cominciai a giocare nella "mitica" Gamma 3 di Padova nel 1973 dopo aver giocato un quadrangolare con la prima nazionale spagnola (della quale io ero la capitana) contro la fortissima nazionale italiana che partecipò ai Mondiali del 1970 in Messico. Giocammo due partite in Spagna e due in Italia e fu dopo questo quadrangolare che la Gamma 3 mi diede l'opportunità di giocare in Italia e realizzare il mio sogno di stare affianco a calciatrici come Betti Vignotto, Wilma Seguetti, Elena Schiavo, Lucia Gridelli, Maura Furlotti e tante altre campionesse italiane.
Con la Gamma 3 vinsi il primo scudetto e la mia prima Coppa Italia e ci rimasi fino al 1996 ( fino all'età di 23anni), credo di essere stata la "straniera" che più anni consecutivi ha giocato in Italia.
Gli onori conseguiti in Italia: 7 scudetti, 8 Coppe Italia e molti secondi posti e spareggi, dei quali ora non mi ricordo con esattezza.
3) Come mai la soprannominavano "Conchi"?
"Conchi" è un diminutivo affettuoso che in Spagna sta per Concepcion che e il mio nome completo. In Spagna e quando arrivai in Italia nel 1973 tutti mi chiamavano "Conchi Amancio", il quale appellativo me lo diedero i giornalisti spagnoli di quell'epoca.
4) Si ricorda una particolare partita che le è rimasta nel cuore?
Il mio esordio a Madrid nel 1970, la mia prima partita. Ma anche l'esordio con la nazionale spagnola quando giocammo contro la nazionale italiana e quello con la Gamma 3 di Padova allo Stadio Appiani.
Poi ci sono stati molti altri bellissimi momenti nella mia carriera in Italia che ho condiviso con compagne, allenatori e dirigenti.
5) Quali erano le calciatrici italiane di allora che ha stimato di più e se è ancora in contatto con loro?
Sono ancora in contatto con molte ex giocatrici, allenatori e dirigenti di quell'epoca meravigliosa e storica in Italia.
6) In Italia si è rotta il legamento crociato della rotula, è stato difficile riprendere dopo l'infortunio?
L'infortunio fu il momento più difficile della mia esperienza italiana. Comunque la conseguenza positiva fu che scoprì che non ero solo una campionessa nello sport ma che ero anche una brava studentessa. Così, anche se ero già un po' grande, presi i libri con la stessa passione e disciplina che misi durante tutta la mia carriera calcistica, riuscendo a ottenere varie lauree in Italia, Spagna e Inghilterra.
7) In Italia ancora oggi le calciatrici non sono considerate professioniste, lei 30 anni fa si sentiva professionista giocando in Italia?
Venni in Italia già con la mentalità da Professionista, però sempre con l'entusiasmo e la gioia del gioco come hanno i bambini e rimasi così per tutta la mia carriera. Quella stessa mentalità è ancora molto utile nella mia vita, soprattutto nel campo di ricerca e lavoro che ho scelto dopo che ho smesso di giocare.
Penso che in Italia ci siano anche adesso giocatrici che si considerano professioniste, anche se non è accettato ufficialmente e so perfettamente quali potrebbero essere gli argomenti contro e sarebbe bello confrontarsi con il punto di vista di chi mantiene queste posizioni. Tuttavia penso che non sia giusto che giocatrici di alto livello, le quali quasi sicuramente ricevono compensazioni monetarie per il loro lavoro, non siano riconosciute, protette e regolate di più legalmente.
8) Perché secondo lei in Italia il calcio fatica a decollare nel settore femminile e perché non vi è stata la crescita che c'è stata in altri paesi?
In Italia il calcio donne non e un "nuovo" movimento creato solo un po' di anni fa con campionati e Nazionale, bensì ha una grande storia alle spalle di almeno 54 anni ( approssimamente dagli anni 60 ai giorni nostri) e per 20 o più anni è stato il movimento più progressista, meglio organizzato e con le migliori giocatrici ( italiane e "straniere" ) del mondo. In Italia è avvenuto molto prima della dominazione del calcio donne negli Stati Uniti, nel Regno Unito e negli altri paesi europei, quindi...mi sembra quasi incredibile che sia rimasto indietro e che praticamente i problemi siano rimasti più o meno gli stessi, però con la differenza di non essere stati capaci di usufruire del grande bagaglio ed eredità degli anni passati. Non solo questo. Purtroppo sembra che c'è una grande riluttanza a creare un settore semi-professionista o professionista, mentre in altri Paesi che erano indietro rispetto all'Italia non solo stanno continuamente creando crescita a livello del settore giovanile, ma anche hanno lanciato campionati semi-professionali con alcuni investimenti notevoli da parte delle loro Federazioni e così facendo adesso possono vantarsi di essere i pionieri di queste iniziative, quando in verità fu in Italia dove si cominciò a partire con il movimento del calcio femminile.
Questo mi fa sentire triste, perché giocai in Italia quasi 25 anni e da quando ero una ragazzina ho amato il vostro Paese e la sua gente. Però mi da l'impressione che i nostri sforzi non sono stati presi in considerazione come ci meritavamo e alcune voci non sono state interpellate o addirittura sono state eliminate.
9) Di che cosa si occupa in questo periodo e che studi ha fatto?
In questo momento sto lavorando su un progetto che unisce l'apprendimento dello sport con l'apprendimento delle lingue in età giovanile, puntando molto sulle ragazzine piccole e stimolando il loro potenziale sportivo e le loro abilità motorie, passando dopo a una specializzazione sportiva ( il calcio ) e una educazione indirizzata alla prevenzione della salute e degli infortuni.
Mi sono laureata in Lingue Moderne, Psychology in the age of the development, Nutrition, Football coaching ( Uefa A) Therapeutic Gymnastics e in Sports Management ( specialism Football ).
10) Ci racconti la sua esperienza in Inghilterra e come è ora il calcio femminile là?
Arrivai in Inghilterra nel 1997/98 e giocai nell'Arsenal ladies dove terminai la mia carriera calcistica e a quei tempi il calcio donne nel Regno Unito per quanto riguardava il livello tecnico, tattico e organizzativo (a parte l'Arsenal ladies ) era ancora inferiore alla mia esperienza calcistica italiana, ma alcuni anni dopo cominciarono a organizzarsi velocemente, fino ad arrivare ad oggi a una struttura piramidale solida, che la Football Asociation (FA) ha creato per il calcio donne in Inghilterra, cominciando da un settore giovanile di eccellenza (elite) fino al Campionato a 8 squadre ( da questo anno credo 10 ) che comincia in primavera ed è semi-professionista. Inoltre quasi tutte le società di elite (serie A) e non solo, hanno programmi dove le giocatrici vanno nelle scuole ad allenare e a promuovere il calcio.
Molto lavoro si sta facendo anche nel formare allenatrici con l'aiuto di insegnanti alle stesse. L'FA ha già investito 3 milioni di pounds per la elite e la Nazionale e credo che un'altra espansione notevole si stia preparando.
Personalmente ho lavorato nelle loro scuole e accademie. Questa esperienza è stata molto interessante per la mia formazione in generale, ma soprattutto ho imparato molto da loro a come strutturare progetti di lavoro e come organizzare tutta la mia esperienza nel Calcio in un modo concreto e più effettivo. Ho anche sviluppato una visione di come il calcio donne potrebbe affermarsi non solo nel cuore della gente, ma anche da un punto di vista commerciale. Per questo posso affermare che anche se molti passi positivi in generale in Inghilterra si sono fatti e che molto è migliorato a tutti i livelli, tutto questo non sarà sufficiente se non si cambieranno alcune regole cruciali, per far raggiungere il calcio femminile il posto che si merita e affermarsi a livello mondiale, ripagando cosi milioni di persone che con la loro passione, lavoro e sacrifici da molte generazioni, continuano a lottare per il nostro movimento.
11) In Spagna e in Inghilterra le calciatrici sono professioniste?
In Spagna, così come in Italia, c'è la tradizione di far nascere grandi giocatrici da differenti generazioni. Comunque le giocatrici spagnole non sono ufficialmente professioniste e i problemi e gli ostacoli sono similari a quelli che ci sono in Italia, quindi molte emigrano per arrivare al loro sogno di giocare al calcio professionalmente.
In Inghilterra le giocatrici elite sono ufficialmente semi-professioniste, con diversi contratti annuali e le più giovani giocatrici elite hanno borse di studio. Le giocatrici della nazionale maggiore inglese hanno un contratto annuale di circa 20.000 Sterline a testa, con altri soldi stanziati della FA per le sue nazionali.
Laura Pressi