Signori [Fortitudo Mozzecane]: «Mi è tornato l’entusiasmo e ora si vedono i risultati»
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Francesca Signori sempre presente. La centrocampista è la gialloblù più utilizzata dal tecnico Bragantini in questa prima parte di stagione. Quando c’è bisogno di forza, di agonismo e di carattere in mezzo al campo lei c’è, quest’anno più che mai.
La Fortitudo finora ha disputato 15 partite in campionato e lei ne ha giocate ben 14. Dopo Martani, che ne ha giocate 15, lei è la più continua insieme a Peretti, Gelmetti, Caliari e Salaorni: si aspettava una stagione del genere dal punto di vista numerico?
«Non mi aspettavo niente di tutto ciò. Vista la stagione passata sono partita con un po’ di sfiducia ma quest’estate, dopo aver parlato col mister, mi è tornato l’entusiasmo e adesso si vedono i risultati. Sono molto contenta di questi numeri, inoltre essere accostata ai nomi di queste ragazze che sono fondamentali per la Fortitudo è motivo di orgoglio».
Un dato ancor più significativo è che è partita titolare in ognuna delle 14 gare giocate e in 8 non è mai stata sostituita. Una grande soddisfazione. Cosa significa per lei questo dato?
«Grandissima soddisfazione. Significa soprattutto sentirsi importanti per una squadra e avere la fiducia del mister».
Siamo a metà stagione e ha già siglato il suo record di presenze in un campionato: nella stagione 2014/15, in serie B, ha marcato 12 presenze, ora è già a 14: si può dire che questa sia la sua migliore annata?
«A livello numerico lo è sicuramente, anche se sono piuttosto scaramantica e non mi piace parlare di numeri e di migliore annata. Oltre ai record contano i risultati e le prestazioni in campo, contano più della quantità di minuti giocati; per il momento preferisco pensare a giocare bene partita per partita. È presto per parlare di migliore annata, non vorrei parlare prima del tempo».
Finora appartiene a lei il record di minuti giocati: con 1231 minuti è la gialloblù più presente sul terreno di gioco e questo, escludendo la partita che ha saltato, significa che gioca una media di 87 minuti a partita. Non deve essere facile fisicamente, quando è stanca deve stringere i denti e continuare a lottare in mezzo al campo.
«È difficile stringere i denti a fine partita quando il campo diventa pesante e inizi a sentire il minutaggio nelle gambe. Quando sei stanco e senti che non hai più energie le cose che aiutano davvero sono la squadra e l’adrenalina di gruppo; anche quando si fa sentire la stanchezza sono cose che ti spingono a continuare a giocare e la fatica diventa una bella sensazione. Spero di vivere sempre sensazioni del genere».
Il mister evidentemente punta molto su di lei e sul lavoro che fa in campo: che compito le chiede in particolare il tecnico Bragantini?
«Il mister da me vuole la fase contenitiva e organizzativa. Credo di riuscire a soddisfare le sue richieste, o almeno provo a farlo al meglio. Devo ringraziarlo per la fiducia che mi ha dato dal primo giorno e ora, dalla sfiducia iniziale, ho l’entusiasmo che non avevo da tempo. Posso solo dire grazie. Cerco sempre di fare in modo di meritarmi la sua fiducia».
Qual è, secondo lei, la caratteristica peculiare che la contraddistingue come centrocampista?
«Sicuramente non il tiro, visto che ogni volta faccio meta anziché fare gol (ride, ndr). Credo la grinta e la voglia di fare. Il miglior complimento che abbia ricevuto è stato il paragone con Gattuso e sono felice perché essere accostata ad un campione del genere fa molto piacere. Diciamo che mi completo con le mie compagne, perché ci sono quelle che hanno ottimi piedi, come Zoe, e quelle che hanno caratteristiche più simili alle mie, come Silvia, che sta dimostrando di aver una gran testa e anche dei gran piedi».
Vedendola giocare si notano subito il suo stile grintoso e la sua cattiveria agonistica, doti simili a quelle della sua compagna Silvia Carraro; non a caso siete quelle che in squadra commettono più falli (lei 40, Carraro 32, ndr): Francesca, possiamo dire che è una vera combattente?
«A mio parere questi quaranta falli ci stanno, perché non sono mai stati falli cattivi bensì legati al gioco del calcio e al mio ruolo. Io e Silvia siamo simili e per le nostre caratteristiche questo numero è più che accettabile, anche perché non sono mai falli volti a far male all’avversaria. Sono contentata di cosa stiamo facendo, di come stiamo lavorando e di tutto il gruppo».
Riccardo Cannavaro
Foto: Graziano Zanetti Photographer
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