Giovedì, 21 Novembre 2024
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"CARO CALCIO, GRAZIE PER...": LA LETTERA DI ADDIO DI LORI LINDSEY

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Non c'è solo un oceano fra Stati Uniti ed Italia, né sei ore di fuso orario. C'è un mondo, calcisticamente parlando. Non solo perché “the soccer” è (forse...) l'unico sport in cui i nostri maschietti non uscirebbero dal campo presi a bastonate, ma perché se capitaste ad una partita di calcio femminile trovereste più tifosi che sulle curve di Chievo, Udinese e Cagliari messe insieme. Ma neanche a voler essere così superficiali. Lasciamo stare i numeri. Sono freddi, anche se significano molto. E poi la matematica piace a pochi. Le parole, invece... A chi non piacciono le parole? Stamattina, io, le prendo in prestito da Lori Lindsey, “Lightning” per tutti in America, la trentaquattrenne centrocampista centrale ex Washngton e Philaedelphia che ha annunciato il proprio ritiro. Senza aggiungere altro, se non qualche nota nella traduzione per rintracciare volti e personaggi. Sono righe sincere, emozionanti e pregne, che fanno capire molte cose su quell'oceano di cui parlavo sopra.

 

“Appena mi sono seduta ad un coffee shop, riflettendo sulla mia carriera calcistica, sono stata sommersa da una marea di ricordi, ma uno in particolare non smetteva di spuntare fuori. Nel 2003, il mio secondo anno da calciatrice professionista, ho aperto una copia del Washington Post, e mi apparve davanti la “lettera al basket” di Michael Jordan. Ricordo di essere scoppiata in lacrime, non soltanto perché un atleta meraviglioso si stava ritirando, ma perché tutto quel che lui provava nei confronti della pallacanestro riassumeva perfettamente il modo cui mi sentivo nei confronti del calcio. Conservo ancora quella lettera, e le do un'occhiata ogni volta ho bisogno di qualcosa che mi ricordi perchè gioco a calcio e perché amo questo sport. Così, senza aggiungere altro, ecco la mia lettera al calcio.

Caro Calcio,
sono ormai passati trent'anni da quando ci siamo conosciuti, trent'anni da quando mio fratello Chris ci ha presentati, trent'anni da quando mio padre ha costruito quella porta nel nostro giardino. Se qualcuno mi avesse detto allora come sarebbe stato il viaggio in cui ci siamo imbarcati, o ciò che avrei provato nei tuoi confronti, certamente non gli avrei creduto.
Per anni ho provato ad ignorarti, allenandomi soltanto quando mio padre me lo imponeva. Ma tu, tu non te ne andavi, continuavi a spuntare fuori. Così ho mollato. Ti ho dato tutto. Mi sono allenata più duramente, ho corso più o forte (ehm...più o meno), ho alzato pesi, ho giocato contro i ragazzi, ho studiato calciatori migliori di me. Ho fatto qualsiasi cosa per dimostrarti che io, a te, ci tenevo.
E poi ci sono stati i momenti che mi hanno fatto accorgere che tu ricambiavi il mio amore. Sei diventato il mio lavoro, il mio mezzo di sostentamento, mi hai permesso di capire cosa significa rappresentare la mia nazione ai livelli più alti. Mi sento così onorata ad aver avuto queste opportunità. E tu hai continuato ad amarmi, insegnandomi lezioni di forza, speranza, perseveranza.
Per tante ragioni tu sei stato il vero compagno, l'unica cosa su cui potessi contare veramente. Le infinite ore che abbiamo speso da soli io e te. I giorni passati a schivare la pioggia, ad affondare nella neve, a sfuggire al caldo... Sei diventato molto di più che un semplice gioco per me. Sei diventato la mia vita, la forza capace di guidarmi, il mio fuoco, la mia fame.
E adesso che questa parte del viaggio si appresta a finire, ed il nostro rapporto cambia di nuovo, voglio ringraziarti per tutto quello che mi hai dato.
Grazie, calcio, per tutti i giocatori che ci sono stati prima di me; grazie per le mie compagne di squadre, passate e presenti; grazie per i trofei. Grazie per l'Università ella Virginia, per i San Diego Spirit, i Washington Independence, il Canberra United, grazie per la Nazionale. Grazie per tutti gli allenatori, per i loro assistenti. Grazie per coach Swanson, coach Watson, coach Riley, Coach Parson e Pia (Sundhage, ndr). Grazie per le lacrime e le risate, per la fiducia e la paura. Grazie per Megan (Rapinoe, ndr), la mia compagna di stanza e di “wild turkey”. Grazie per le ore che abbiamo speso da soli. Grazie per avermi tirato su ed avermi distrutto. Grazie per tutti i ricordi. Grazie per avermi dato Becky (Sauerbrunn, ndr), Jill (Loyden, ndr),Yael (Averbruch, ndr) e per la mia compagna Sally (Shipard, ndr). Grazie per la Nike. Grazie per i nervi, per l'entusiasmo. Grazie per Germania 2011. Grazie per avermi reso umile e avermi costruito pezzo dopo pezzo. Grazie per chi ha dubito, per chi non ha creduto in me e, last but not least, grazie a tutti i tifosi.
Ho imparato così tanto grazie a te, e so che imparerò ancora tanto. Ti amo, e ti amerò per sempre.
Grazie, calcio. Grazie per tutto.
E, cosa più importante di tutte, vorrei ringraziare la mia famiglia: Larry, Susan, Carol, Chris e Dana. Mi avete dato talmente tanto che sarò sempre in debito con voi.” Lori -

Alessandra Esperide
(calciodonne.it)

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Testata giornalistica registrata al Tribunale di Firenze il 15 settembre 2016  n. 6032.
Direttore Walter Pettinati - PROMOITALIA Editore.

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