MARIA KARLSSON
- Walter Pettinati
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Venticinque anni, fisico statuario e occhi azzurri che non lasciano dubbio della provenienza. Maria Josefina Karlsson direttamente dalla Svezia. Arrivata dalla Scandinavia a gennaio dello scorso anno per rinforzare la difesa delle scaligere, rimasta orfana di una certa Roberta Stefanelli. Data la grande esperienza internazionale di questa bionda campionessa, sorprende rendersi conto di trovarsi di fronte una ragazza che dell'umiltà e della voglia di imparare ha fatto uno stile di vita. Così come del resto la sua compagna di reparto Marina Toscano Aggio, con la quale condivide non solo la zona del campo da presidiare, ma anche le passeggiate sul lago di Garda nel tempo libero.
Maria l'eliminazione dalla Women's Champions League è recente e scotta ancora. Cosa non ha funzionate e cosa si poteva fare di più per poter passare il turno?
Direi tante cose. Innanzitutto va riconosciuto che abbiamo affrontato una squadra che in queste due partite si è dimostrata più forte. Noi avremmo potuto giocare alla pari e anche vincere queste partite e a Malmoe abbiamo fatto una buona gara. Purtroppo mercoledì eravamo troppo stanche per poter pensare di giocarcela alla pari con loro, la gara di domenica con il Tavagnacco ci ha tolto molte energie. Inoltre molte di noi peccano di inesperienza di gare internazionali, dove il livello è molto alto. Però di positivo c'è che abbiamo fatto un'esperienza importante, grazie alla quale il prossimo anno saremo in grado di poter affrontare meglio questo tipo di gare e poter ottenere risultati migliori.
Cosa serve secondo te alle squadre italiane per poter competere in Europa?
Io credo che la vera differenza stia nella mentalità. Certo le giocatrici del Nord sono molto più fisiche, ma tecnicamente e tatticamente non sono così superiori. Quello che manca veramente al calcio italiano è la mentalità vincente, saper giocare sempre su un livello alto. In queste partite internazionali bisogna saper dare il massimo per tutti i novanta minuti.
Sei in Italia da quasi un anno. Cosa ti ha convinto a provare questa esperienza?
Ho giocato per nove anni nella serie A svedese. Poi ho provato per la prima volta un'esperienza all'estero, andando a giocare in Inghilterra nel Doncaster. Giocare all'estero è importante, permette di imparare un altro tipo di gioco, ma anche una cultura, uno stile di vita, una lingua diversa, viaggiare e conoscere persone nuove. Così quando Stephanie e il Verona mi hanno contattato per me non è stata una scelta difficile. La voglia di conoscere una nuova nazione e un nuovo calcio mi ha convinto a provare questa avventura. In Svezia c'è un calcio di alto livello, ma anche qui si gioca un buon calcio ed inoltre della Svezia so tutto, mentre per me è importante imparare nuove cose e provare nuove esperienze.
Cosa può dare una giocatrice svedese al calcio italiano?
Io credo che possiamo aiutare il calcio italiano a crescere. In Svezia il calcio femminile è avanti almeno dieci anni e con la mia esperienza spero di poter aiutare sul campo le giocatrici più giovani, ma non solo, a crescere. Inoltre spero anche di poter aiutare il Verona a raggiungere risultati importanti già il prossimo anno in campo internazionale. Se il Verona cresce in Europa tutto il calcio femminile italiano ne può trarre vantaggio.
Quanti anni avevi quando hai iniziato a giocare a calcio e perché hai scelto questo sport?
Ho iniziato a sette anni. In Svezia il calcio è il primo sport praticato dai bambini, sia maschi che femmine. Quando a sette anni si iniziano le scuole primarie tutti i ragazzi iniziano a praticare il calcio. Inoltre ho una sorella più grande che giocava a calcio e per me è stato naturalissimo avvicinarmi al pallone.
C'è un giocatore al quale ti sei ispirata?
Mi è sempre piaciuto Fabio Cannavaro, un grandissimo giocatore.
Ti piace Verona?
Si è una bellissima città. In questi mesi ho visitato altre città italiane, ma credo che Verona sia davvero la più bella, non solo perché è la città dove abito.
Cosa fai durante il tuo tempo libero?
Mi alleno in palestra... a parte questo per tre giorni alla settimana seguo una scuola di italiano per due ore al giorno. Adoro il Lago di Garda, spesso vado al lago in compagnia di Marina per prendere un cappuccino e fare una chiacchierata.
La tua avventura in Italia continuerà dopo questo campionato?
Non lo so. Ho un contratto che scade a giugno, ma non ho ancora pensato al futuro. Potrei essere ancora qui come in Svezia o Francia o Stati Uniti, davvero non so proprio cosa farò il prossimo anno.
Rudy Trolli