La crisi senza precedenti del calcio mondiale. E l’Italia è quella messa peggio
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L’idea della Superleague, nata e tramontata nel giro di 48 ore, è stato solo l’ultimo grido di allarme di un sistema sull’orlo del collasso.
Il pianeta calcio non regge più e la crisi da Covid-19 non ha fatto altro che acuire delle criticità che, soprattutto in Europa, sono ormai note da tempo. Occorrerà svoltare per sopravvivere.
Il mondo del calcio, sotto un punto di vista meramente economico, è in sofferenza. E i dati sulla stagione 2020-2021, fortemente condizionata dalla pandemia, sono quantomai chiari.
Ad essere bruciati sono circa 2 miliardi di euro, secondo la Deloitte Football Money League, pubblicata dallo Sports Business Group di Deloitte.
“Si tratta di una crisi senza precedenti, imputabile a diversi fattori. Il Covid-19, si diceva, ma anche l’assenza dei tifosi dagli stadi, il rinvio e la sospensione delle partite, gli sconti concessi ai broadcaster, la necessità di soddisfare i partner commerciali. Sono aspetti questi che per molti club rappresentano unica linfa vitale. E la nuova realtà ha costretto tutti a ripensare i modelli di business. I fatturati sono in rosso, le entrate quasi azzerate”, è il commento di Donnarumma, capo redattore del sito Gaming Report.
Un campanello d’allarme era arrivato già nella scorsa stagione, quando i club avevano generato un totale di 8,2 miliardi con un calo del 12% rispetto all’anno precedente.
Una contrazione di 1,1 miliardi di euro, dovuta ai -937 milioni dei proventi dai diritti televisivi e dai -257 milioni dai ricavi dello stadio. I ricavi commerciali avevano dato breve linfa, con 105 milioni totali.
Da sommare anche gli sconti ai broadcaster su campionati considerati “big five”, quelli inglese, spagnolo, francese, tedesco e italiano, pari a circa 1,2 miliardi di euro, per larga parte a carico dei club.
Nel sistema calcistico italiano la crisi si è fatta sentire più che altrove, come dimostrano le richieste di tagli che le società, in primis i top club, hanno proposto ai tesserati. La Serie A sprofonda con 770 milioni di perdite, che contribuiscono al totale di 5 miliardi di rosso dal 2000 al 2020: il Covid, in due anni, ha fatto quasi gli stessi danni.
Colpa dei club, che spendono e spandono ormai da anni, capaci di chiudere una sola volta in attivo, con 3 milioni peraltro nel 2016-2017. Ma anche assenza totale di collaborazione.
In Italia, nell’ultimo decennio, la contribuzione del calcio professionistico è stata pari a 11,4 miliardi mentre i contributi erogati dal Coni alla FIGC ammontano a 749 milioni.
Per ogni euro investito dal Governo nel mondo del calcio, lo Stato ha ricevuto un ritorno fiscale e previdenziale pari a 15,2 euro. Un sistema che andrebbe rivisto da capo a fondo e che il Covid ha solo parzialmente smascherato. Non ci si salva da soli. Non stavolta.
Con questa cruda realtà, quale sarà il futuro del calcio femminile? riusciranno le donne a salvare il calcio italiano?