La rivincita del calcio femminile: dai sogni distrutti dal Regime a oggi
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Dalla storia delle calciatrici che sfidarono il Duce a oggi: com’è cambiato, e che cosa rimane da cambiare, nel calcio femminile.
Il calcio è un affare da uomini. È quello che devono aver pensato Rosetta Boccalini e le sue compagne, le pioniere del calcio femminile nel nostro Paese. Correva l’anno 1933 quando, spinte da passione e coraggio, fondarono il Gruppo Femminile di Calcio (GFC), la prima squadra italiana di calcio composta da sole donne.
La storia di Rosetta, delle sorelle Marta e Giovanna, dell’amica Losanna Stigaro e delle altre componenti del GFC è stata recentemente raccontata da Federica Seneghini, giornalista del Corriere della Sera e autrice del romanzo “Giovinette. Le calciatrici che sfidarono il Duce”.
Calcio femminile: una foto di repertorio.
Il calcio femminile negli anni ‘30
Iniziata come una storia di emancipazione femminile, l’avventura del GFC ebbe però vita breve. Man mano che il sogno delle sue fondatrici diventava realtà e acquisiva popolarità, tanto da attirare l’interesse dei giornali dell’epoca, il regime fascista non perse l’occasione di far sentire la sua voce. Fu Achille Starace, dirigente sportivo nonché uno dei fedelissimi di Mussolini, a mettere la parola fine alle vicende del GFC. Lo sport, per i burocrati fascisti, doveva servire soltanto a plasmare campioni e campionesse che facessero risplendere l’Italia alle Olimpiadi e nelle competizioni internazionali. Il calcio femminile, invece, non era altro che un ridicolo esperimento che avrebbe potuto persino mettere a rischio la fertilità delle giocatrici; era, in poche parole, l’antitesi dello sport.
Lo stesso De Coubertin fu contrario alla partecipazione delle donne alle gare olimpiche, dato che nel 1912 dichiarò: “Un’Olimpiade femminile non sarebbe pratica, interessante, estetica e corretta.”
A distanza di anni il padre delle Olimpiadi moderne ribadì il suo pensiero: “Per quanto riguarda la partecipazione delle donne al gioco io rimango contrario. Esse sono state ammesse a un numero sempre crescente di prove, contro la mia volontà.”
Il calcio femminile oggi
Fortunatamente, oggi il calcio femminile non è più un tabù. Questo, tuttavia, non significa che le differenze di genere, a parità di livello, siano state completamente superate. Detto questo, specialmente negli ultimi anni, la Figc sta avviando una serie di progetti finalizzati, se non ad annullare, almeno a livellare il divario tra donne e uomini nel calcio. Uno di questi è quello inerente all’introduzione del professionismo nell’ambiente femminile a partire dal 2021/22, che consentirà alle atlete di stipulare contratti di lavoro in grado di garantire loro maggiori tutele e un certo grado di sicurezza economica.
Non ci sono ragioni, d’altronde, perché il sistema non venga rivoluzionato. Quello del calcio in rosa è infatti un business in crescita tanto in termini di ricavi, quanto in termini di popolarità. Ne è una prova anche il fatto che, a differenza del passato, un numero sempre maggiore di bookmaker consente di scommettere sul calcio femminile. Per aiutare gli appassionati a individuare i migliori siti che offrono quote sul calcio femminile, Gambling.com ha pubblicato una guida con tutto ciò che c’è da sapere, redatta da un gruppo di esperti del betting online. E proprio in tema di diffusione delle scommesse sul calcio femminile, l’evento che costituì più di tutti un punto di svolta, decretando il successo del calcio rosa a livello globale, è stato il Mondiale 2019 disputato in Francia.
In quell’occasione, stando a quanto emerge dai dati resi noti dalla Fifa, un totale di 1,12 miliardi di spettatori ha seguito il campionato dalla propria Tv, tramite piattaforme digitali o nei luoghi pubblici. Come prevedibile, il match più visto di tutta la competizione è stato quello della finale disputata tra Stati Uniti e Olanda. La partita, vista da 82,18 milioni di persone, ha avuto un audience maggiore di ben 56 punti percentuali rispetto alla finale dell’edizione precedente, quella del 2015.
La scorsa estate il mondo intero si appassionò al calcio femminile e i bookmaker non poterono che seguire questo fortunato trend.
Il calcio femminile in Italia e in Europa
I numeri indicati nella nona edizione del ReportCalcio, redatta dal Centro Studi Figc con la collaborazione degli analisti Arel (Agenzia di Ricerche e Legislazione) e PwC (PricewaterhouseCoopers), mostrano che in Italia l’interesse nei confronti del calcio femminile è in aumento. In chiusura di stagione 2017/18, il numero di tesserate nel nostro Paese è aumentato del 39,3%, con una crescita annua di 8,3 punti percentuali. In totale, le calciatrici iscritte alla federazione sono passate da meno di 19.000 a 25.896. Si tratta di cifre destinate con ogni probabilità ad aumentare sulla scia del successo riscontrato dalla nostra Nazionale durante i Mondiali di Francia.
In base a una ricerca Uefa, i Paesi europei che possono vantare una maggiore presenza di giocatrici sono il Regno Unito, la Francia, la Germania, i Paesi Bassi, la Norvegia e la Svezia, che insieme arrivano a contare più di 100 mila unità. Dall’analisi emerge anche che sono 52 gli stati con un campionato dedicato. Per quanto concerne invece il numero di rappresentative nazionali femminili in Europa, questo è salito da 173 (dato riferibile alla stagione 2012/13) a 233 (dato riferibile alla stagione 2016/17). Le federazioni europee, inoltre, sono arrivate complessivamente a contare 17.553 allenatori femminili iscritti. Si tratta di numeri importanti, specialmente se si pensa che si riferiscono a uno sport che per troppo tempo è stato associato esclusivamente al sesso maschile. Sempre più ragazze si avvicinano al calcio, il quale diventa un elemento importante della loro vita. A queste ragazze va riconosciuta una dignità uguale a quella dei colleghi uomini.
Dal 1933 a oggi sono passati troppi anni; sarebbe un peccato se la storia di Rosetta Boccalini e delle sue compagne non ci avesse insegnato nulla.