Lo sciopero della Serie A Spagnola: una crisi gestionale
- Silvio Bogliari
- Rubriche
- Parliamone
- Posted On
- Visite: 2216
Il calcio femminile spagnolo sta attraversando una crisi culminata nello sciopero della Serie A: dopo l’ennesima riunione tra i sindacati delle giocatrici (AFE, Futbolistas ON e UGT) e l’associazione rappresentativa dei clubs (ACFF) è stato indetto lo sciopero della serie A femminile spagnola iniziato il passato fine settimana, corrispondente con la nona giornata di campionato.
Ci sono voluti ben diciotto incontri tra le parti, intavolati ad ottobre 2018, per non raggiungere nessun tipo di accordo per il primo contratto collettivo della storia del calcio femminile spagnolo: l’unico accordo siglato lo scorso giovedì 7 novembre, è stato quello relativo allo sciopero con il voto favorevole del 93% delle giocatrici di Serie A.
Lo sciopero è stato proclamato per tre grandi scomode ragioni: salario minimo, clausola di parzialità e diritti televisivi.
Le giocatrici chiedono uno stipendio minimo di 16.000 euro lordi all’anno, che diventerebbero 12.000 euro netti a stagione, mentre l’associazione dei clubs inizialmente proponeva un salario minimo di 13.000 euro.
L’altro insormontabile ostacolo è la clausola di parzialità dei contratti: le giocatrici part time chiedono un 75% del salario minimo, ovvero 12.000 € all’anno.
Inoltre, le giocatrici vorrebbero che, nel caso dei contratti part time, la giornata lavorativa minima corrisponda a sei ore lavorative; al contrario, l’associazione dei clubs richiede che venga fissata a quattro ore, il che corrisponderebbe a 8.000 euro all’anno per le giocatrici a mezza giornata. Secondo l’associazione dei clubs (a cui non aderiscono FC Barcelona, CD Tacón e Athletic Bilbao) non tutte le squadre dispongono delle risorse necessarie per affrontare una tale spesa e, inevitabilmente, sarebbero condannate alla retrocessione.
Infine, si aggiunge il problema dei diritti televisivi, che ripropone l’inutile contesa tra federazioni (enti pubblici senza scopo di lucro) e leghe o associazioni private per la gestione del calcio femminile, contesa che non esiste nel calcio maschile e che finisce per avere una sola vittima, il calcio giocato.
In terra iberica da una parte troviamo la Real Federación Española de Fútbol, la federazione spagnola, e dall’altra parte una società privata, Mediapro, che già trasmette le partite della serie A maschile e che, insieme a LaLiga spagnola (omologa della Lega Serie A nostrana), è riuscita ad esportare il calcio spagnolo in tutto il mondo.
Lo scorso marzo Mediapro si aggiudicò il concorso indetto dall’associazione dei clubs, Asociación de Clubes de Fútbol Femenino (ACFF), per la vendita dei diritti televisivi per le seguenti tre stagioni a fronte di un corrispettivo di 3 milioni di euro annuali; come detto, l’associazione rappresenta tutte le squadre di Serie A, eccetto Barcellona, CD Tacón e Athetic Bilbao, a cui si aggiunge il Siviglia che non firmò l’accordo del passato marzo.
Secondo le fonti spagnole, subito dopo la vendita dei diritti televisivi al gruppo Mediapro, la federazione ha minacciato i clubs con sanzioni e cercato di comprare i diritti televisivi già aggiudicati, “proponendo” ai clubs un’offerta di 500.000 euro annuali a squadra in cambio della cessione dei diritti televisivi.
Le conseguenze delle pressioni federative produssero i loro effetti già la prima giornata di campionato, quando il Madrid CFF non ha permesso l’accesso nel proprio stadio alle telecamere di Mediapro per la trasmissione della partita contro il Betis Siviglia, nonostante il club madrileno avesse firmato l’accordo per la vendita dei diritti televisivi.
A questo primo scontro, si è aggiunto il Barcellona che lo scorso 21 settembre ha violato la misura cautelare imposta dal Tribunale di primo grado n°47 di Barcellona dopo la denuncia di Mediapro, misura che proibiva al Barcellona di trasmettere via social, via tv e via radio la partita senza l’autorizzazione previa di Mediapro.
Ciò nonostante, la squadra catalana ha trasmesso il big match contro l’Atletico de Madrid nella propria tv privata, Barça tv, senza il consenso dei madrileni e appellandosi al neo “derecho de arena” che secondo i clubs, consisterebbe nel diritto di cui gode la squadra che gioca in casa di fare ciò che vuole con i propri diritti televisivi.
Infine, anche il CD Tacón (il futuro Real Madrid) non ha permesso l’entrata alle telecamere di Mediapro nel proprio stadio per la partita contro lo Sporting Huelva, nonostante il club andaluso fosse contrario alla decisione dei madrileni: la partita dello scorso 14 settembre è stata trasmessa in diretta su Real Madrid tv.
La controversia tra Mediapro, Barcellona, Madrid CFF e CD Tacón si concluderà in tribunale, dove Mediapro negli scorsi mesi ha già ottenuto un’importante vittoria: la federazione spagnola infatti reclamava la titolarità esclusiva dei diritti televisivi delle squadre di calcio della serie A femminile, ma il Tribunale del Commercio n°1 di Madrid ha stabilito che sono soltanto le squadre le uniche titolari dei diritti televisivi, non riconoscendo nessun tipo di titolarità, né originaria né derivata, alla federazione.
Da questa sentenza dello scorso luglio, si è inasprito il rapporto tra federazione e Mediapro, spalla della Liga, associazione privata che gestisce gli accordi commerciali del calcio maschile e che in questa stagione otterrà 2.037 miliardi di € per la vendita dei diritti televisivi “maschili”.
Infine, per tornare allo sciopero attuale, Mediapro presentò un’offerta milionaria utile a soddisfare le richieste delle giocatrici, in cambio della possibilità di trasmettere altri due incontri a giornata, ma ovviamente, la federazione ha bloccato sul nascere l’iniziativa privata.
Nelle ultime ore di lunedì 18 novembre, lo sciopero ha prodotto i suoi effetti: l’associazione dei clubs ha accettato le richieste delle giocatrici e dei sindacati e fissato per il prossimo 20 dicembre la firma del primo contratto collettivo della storia femminile.
Speriamo che esista veramente la volontà di migliorare il calcio femminile e che non sia soltanto una misura per evitare lo stallo indefinito del calcio femminile spagnolo: si scoprirà il mese prossimo.
Silvio Bogliari