Sviluppo Calcio femminile, i grandi Club Professionistici bloccati dalla burocrazia
- Walter Pettinati
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Le batoste rimediate nell’ultima edizione della Champions League si potevano evitare? Certo che si! Si poteva evitare, soprattutto, il deludente esordio della Juventus e, penso, anche della Fiorentina.
Colpa delle società? No, assolutamente, no! … la colpa è della lenta burocrazia della FIGC che non ha saputo seguire o, meglio, anticipare un problema che sapevano che avrebbe intralciato il lavoro dei Grandi Club. Vediamo i motivi.
Juventus e Fiorentina ci hanno provato, come altri club prima di loro, ma si sono dovuti arrende alla realtà dei fatti: per competere in Europa servono le prestazioni delle migliori calciatrici Internazionali che adesso appartengono ai grandi Club europei. Senza le quali, il salto di qualità, se improntato sui risultati, diventa pura utopia. Risultati che sono necessari per coinvolgere il grande pubblico e trascinare lo sviluppo di un intero movimento.
La Nazionale sta facendo bene ma la strada è ancora lunga.
Per raggiungere certi obiettivi, le sole ragazze italiane non bastano. Il rischio è che i grandi club, bacchettati in Europa, rinuncino al progetto e il movimento torni al triste e anonimo passato sotto la LND (che nonostante abbia perso due principali campionati non sta facendo nulla per dare dignità alle categorie a loro rimaste).
L’exploit dei 40.000 dello Stadium ha decretato l’interesse degli italiani verso il bel calcio delle donne. Verso un grande stadio, verso una giornata di sport da passare insieme alla famiglia in tutta sicurezza
Cosa ha bloccato le campagne acquisiti (da me duramente criticate)?
Sempre in tema Champions, all’inizio di questa stagione, dopo aver preso nota della modesta campagna acquisti bianconera, prima che la Juve affrontasse la prima gara di Champions, dichiarai le mie perplessità sulle possibilità di qualificazione della squadra bianconera e accusai la società di aver perso l’interesse verso lo sviluppo della squadra femminile. In quel momento, altra giustificazione non seppi darmela.
La partecipazione alla competizione fu un vero disastro: fuori al primo turno. Una totale delusione anche per me che mi aspettavo una Juventus vincente, visto l’entusiasmo con il quale il Club avevo esordito. Anche la chiusura alla stampa web, ai giovani praticanti della nostra testata, mi convinse che ci fosse qualcosa che avesse bloccato i dirigenti bianconeri.
Non avevo però tenuto di conto di una fattore molto importante per non dire determinante: il limite di 35.000 € quale somma di compenso annuale fissato per tutti i dilettanti del calcio.
Secondo voi, una calciatrice di spicco, che percepisce 300.000 € di media, si sarebbe accontentata di ridurre il suo compenso annuale di 10 volte per giocare anche in un Club blasonato come la Juventus?
Per non soccombere a questa realtà, sembra, che i grandi Club abbiamo presentato una richiesta alla FIGC per trovare una soluzione che permetta loro di agire sui mercati senza vincoli. Necessaria per completare la rosa con acquisti di grande importanza, alzare il livello di tutte le atlete e competere con i grandi club avversari europei, mettendo in luce anche i nostri talenti.
Facciamo una brevissima premessa sul professionismo
Le federazioni sportive italiane affiliate al CONI, che hanno riconosciuto il professionismo (maschile) sono 5:
Federazione Italiana Giuoco Calcio (F.I.G.C.)
Federazione Pugilistica Italiana (F.P.I.)
Federazione Ciclistica Italiana (F.C.I.)
Federazione Motociclistica Italiana (FMI)
Federazione Italiana Golf (F.I.G.)
Tutti gli altri sport, non essendo riconosciuti come professionistici, sono dilettanti. Fatta la legge, fatto l'inganno: alcune Federazioni, in base ai loro poteri, hanno fatto un ordinamento per bypassare il limite di compenso di 35.000 € annui per atleta, imposti dalla legge di Stato (sessista) n.91 del 23 marzo 1981 “legge sul professionismo” che detiene tutte le donne italiane di ogni sport nel dilettantismo.
Prendiamo il Volley, sport puramente dilettantistico, che grazie all’ordinamento della FederVolley permette ai loro tesserati e tesserate di percepire stipendi liberi. La più pagata delle donne risulta essere Lucia Bosetti (Savino del Bene) con i suoi 200.000€ di ingaggio + la nazionale.
Nel ciclismo femminile, sport dilettantistico nelle donne, la Federazione in accordo con ACCPI e lo Stato permette alle atlete più forti (come in tutti gli sport individuali) di essere arruolate nelle Forze Armate e quindi percepiscono: lo stipendio statale; un compenso dilettantistico (normativa istituita ad hoc per il ciclismo femminile).
Anche le ragazze che non fa parte delle forze di Stato sono tutelate con una particolare polizza assicurativa.
Non conosco la realtà degli altri sport ma sicuramente, il rugby come il basket, famosi e competitivi avranno una normativa fatta ad hoc dalle loro Federazioni per poter essere lavoratori (dilettanti) ben pagati no limit.
Quali i rimedi?
La modifica della legge 91, approvando il DDL AS1996 presentato il 1 luglio 2015 dall’Onorevole Fedeli, bloccato dalla sua maggioranza, sarebbe un gran passo in avanti, soprattutto, per debellare una discriminazione di genere incommentabile. Anche perchè, come abbiamo visto, da buoni Italiani (per non dire ciò che penso) ci permettiamo di lasciare in vigore una legge sessista e permettiamo alle Federazioni di aggirarla con ordinanze federali.
Basterebbe che anche la Federcalcio, attraverso una delibera del Consiglio Federale, approvasse una norma che permettesse alle società professionistiche di poter agire in piena libertà imprenditoriale sul mercato del calcio femminile Internazionale e di poter acquisire i servizi delle grandi calciatrici per andare alla conquista dell’Europa e dello sviluppo del nostro calcio.
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