Calcio maschile, l’ultimo baluardo del sessismo Italiano?!
- Walter Pettinati
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In questi ultimi tempi hanno fatto scalpore e vergogna le dichiarazioni di alcuni noti e meno noti “personaggi” in cerca, forse, di maggiori attenzioni, sempre pronti a rilasciare infelici battute da bar (anti) sport sulle donne. Il leader indiscusso dell’analfabetismo sessista rimane comunque Carlo Tavecchio.
Senza dare loro altra visibilità e soddisfazione, dopo un’attenta riflessione, ci tengo a scrivere le mie sensazioni e il mio disappunto di fronte a certe abitudini che appartengono, a mio avviso, solo ad una parte del mondo del calcio.
A quel calcio, in parte malato, artefice ed esempio di antisportività e slealtà, in campo e sugli spalti, portatore di discriminazioni di genere e territoriali, depenalizzati e sanzionati solo con multe, utilizzando per questi scopi anche i minori. Quel calcio che sembra tirar fuori il peggio dalle persone.
Sono noti a tutti i soliti cori offensivi che si cantano negli stadi di calcio maschile che, insieme agli atteggiamenti di tanti calciatori, eleggono il calcio quale esempio da evitare al mondo sociale.
Completamente opposto è il calcio femminile, dove risaltano valori sportivi eccelsi sia in campo sia tra i tifosi, a parte qualche uscita di qualche singolo disperato subito riportato all'ordine morale.
Per chi, come me, per moralità, ha deciso di abbandonare il calcio degli uomini per passare a quello del gentil sesso, è un trauma ritornare, anche attraverso la TV, in uno stadio come l’Allianz che forzatamente deve mantenere le norme che regolano le abitudini dei facinorosi tifosi, che separa le 100 viole in fiore, ben controllate dai gorilla, da tutto il resto dei 39.000 sportivi, annunciando loro, sempre come da abitudine, di non abbandonare il loro settore di appartenenza.
Mentre i due pullman viola sono stati rigorosamente scortati dalle forze dell’ordine come prevede il protocollo di ordine pubblico istituito per il calcio maschile.
Anche in questo caso, si sono mantenuti i protocolli istituiti per uno sport verbalmente violento a discapito di un movimento fatto di brave famiglie che tifano per la loro squadra e che, come accade nel resto del mondo, sono abituate a mischiarsi tra loro regalando alle tv immagini di infiniti colori generati dall’amore per lo sport.
Due mondi completamente diversi tra loro dove l’uno fa paura all’altro.
Ma quale dei due è quello sano da utilizzare come vaccino per la parte gravemente malata?
I giornalisti e i tifosi, ormai in gran parte infetti, sarebbero pronti a rivedere le loro posizioni in favore di una rivoluzione sportiva che fondi la competizione agonistica e lo spettacolo sulla lealtà e sul rispetto a discapito della vittoria a tutti i costi?
Non credo. Ormai questa mentalità è troppo radicata per essere estirpata.
Ho dato uno sguardo intorno a me e soprattutto dentro di me e ho ascoltato la voce del cuore, che mi parla ancora di quel ciclismo che tanto ho amato e vissuto e che continuo a seguire. Quel ciclismo che ha accolto le donne con piacere, che se le coccola, che le rispetta e che le vuole a fianco a sé, durante gli allenamenti e le vuol vedere contendersi le solite gare. Dove il sessismo non esiste e la passione è condivisa da un unico grande amore. Dove gli sportivi seguono con lo stessa passione entrambe le competizioni nonostante la poca informazione.
Solito discorso vale anche per gli altri sport
A parte le discriminazioni di genere imposte dalle istituzioni (nell’atletica, il valore dei premi riservati alle donne nelle medesime competizioni sono inferiori a quelli degli uomini) le ragazze, dai loro colleghi maschi, giornalisti e sportivi, sono considerate atlete alla pari e sono le benvolute, amate e stimate per la loro forza, passione e determinazione.
Non parliamo poi di sport violenti come il pugilato, dove le ragazze sono addirittura intoccabili.
Le donne in tutti gli sport vincono e portano in alto il valore dello sport italiano ma…
Solo il calcio è rimasto indietro e solo grazie, questa volta a Tavecchio, ai Club professionistici che si sono aperti alle donne che anche il nostro movimento ha iniziato a ridurre il gap con le rivali internazionali. Ma occorrerà del tempo prima di arrivare a competere alla pari e ancora più tempo prima che venga cambiata questa mentalità maschilista.
Anche in questo caso, c’è un calcio che sale e un calcio che continua a scendere. I 40.000 dell’Allianz Stadium, meno lo zio della calciatrice viola Breitner accorso dalla Germania e non fatto entrare, sono la prova certa di quanto il calcio femminile attiri le persone perpebe e che basterebbe seguire la lungimiranza della Juventus per far emergere uno sport tenuto finora in catene.
Posso così dire che solo la parte malata del calcio continua ad essere sessista, grazie alla mancanza di cultura e principi perduti dalla nostra società.
Mi permetto di rivolgermi anche ai Media Nazionali che ignorano le grandi imprese delle donne dello sport con la scusa che non sono seguite, che non fanno numeri e che bla bla bla… vi rimando alle statistiche di un mio video pubblicato ad agosto in occasione della vittoria Mondiale delle azzurrine Juniores dell’inseguimento su pista che solo sulla nostra pagina facebook ha raggiunto 10 milioni e 39mila persone… (alla faccia della Ferragni)
Mentre le mie dita volano sulla tastiera e la mia mente rilegge il contenuto di questo articolo ho compreso di quanto il titolo sia incompleto: non è malato il calcio maschile, sono malate le Istituzioni, che non fanno niente per riportarlo sulla retta, è malata una parte dei Media nazionali, che ormai pensano solo a qualche like in più e alle vendite a discapito di un giornalismo etico ed professionalmente equilibrato, è gravemente malato lo Stato e la Politica tutta, che con la legge sessista n. 91 del 23 marzo 1981 condanna le donne al dilettantismo. Sulla scia di questa ultima chicca, solo italiana, come possiamo pensare che vi sia rispetto per le donne quando a discriminarle sono le nostre istituzioni?
Il calcio giocato insieme ai suoi tifosi sono solo delle inconsapevoli vittime di un sistema malato e inadeguato, duidato da persone avide e senza scrupoli, che sta portando il primo sport italiano al fallimento, oltre che morale, sportivo.
Solo le donne potranno salvare quel calcio che tanto abbiamo amato e che tanto vogliamo continuare ad amare.
Walter Pettinati