“Lo stesso Gioco” ma con qualche distinguo…
- Mario Merati
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Il 7 gennaio scorso, a Brescia, è stato presentato l’interessante cortometraggio “LO STESSO GIOCO”, che racconta il mondo del calcio femminile attraverso le testimonianze di molte calciatrici. Alla prima proiezione del video hanno partecipato molte giocatrici, Mister, Presidenti e Dirigenti di Società. Tutti gli ospiti, che hanno preso la parola, hanno cercato di spiegare, attraverso le loro esperienze vissute sul campo, le giocatrici e Mister sul tappeto verde, Presidenti e Dirigenti nelle stanze di comando, l’importanza di questo movimento sportivo, ancor oggi troppo spesso emarginato a livello mediatico e quindi poco conosciuto alla maggior parte degli sportivi.
E’ certo lo STESSO GIOCO: le misure del campo, il numero di giocatrici che compongono una squadra, la durata della partita (sottolineo questo perché molti credono ci siano delle differenze a riguardo…) gli arbitri e le regole… Si gioca con il PALLONE e qui non ci piove…nessun dubbio!
Io che seguo da tanti anni il Calcio femminile ci tengo però a sottolineare una sostanziale differenza: una diversa cultura calcistica da parte delle ragazze che porta, di conseguenza, anche ad un differente comportamento in campo rispetto a quello maschile. Metto inoltre in risalto l’importanza che riveste per le GIOCATRICI il significato di un valore come la PASSIONE, un valore primario e fondamentale, certamente diverso a quello concepito dai maschi e che aiuta le ragazze a superare, sin da giovanissime, certe reticenze da parte dei genitori (quelli di nuova generazione sono fortunatamente diversi…) e poi, oltrepassato questo primo scoglio a livello famigliare, ad affrontare le tantissime difficoltà che si presentano quotidianamente per far coincidere lo sport con lo studio e più tardi con il lavoro.
I ragazzi che iniziano a giocare a calcio sono più facilitati nel loro percorso, i genitori, specialmente i papà, spronano subito i loro figli a calciare un pallone, cercano immediatamente una squadra, li seguono costantemente negli allenamenti e sono oltremodo partecipi alle discussioni sugli spalti. Tutto normale certo, io stesso ho fatto questo medesimo percorso seguendo mio figlio, come papà e nel contempo nelle vesti di Dirigente della squadra nella quale mio figlio giocava.
Quello che differenzia il femminile dal maschile è il comportamento dei genitori, per i giocatori maschi si fanno “voli pindarici” sul futuro calcistico dei figli: la grande squadra, il successo...i soldi...! Nel femminile i genitori affrontano la passione calcistica delle loro figlie con molta più serenità e meno pressione, un approccio psicologico diverso e positivo che non produce traumi, a volte pesanti, quando poi il successo non arriva, come molte volte invece capita nel maschile (ne avrei tanti di esempi da fare…), insomma ci sono aspettative diverse e quindi comportamenti “mentali” differenti che rendono questo sport in rosa originale e soprattutto più sereno.
Quindi, lo STESSO GIOCO, ma con dei distinguo importanti.
Plaudo all’iniziativa di Brescia e mi auguro che molte altre se ne possano organizzare per promuovere e far conoscere il calcio femminile Italiano, che ha bisogno di queste testimonianze positive per crescere e per dare alle ragazzine che vogliono intraprendere questa splendida disciplina sportiva i giusti stimoli, poi la PASSIONE le completerà dal punto di vista mentale ed emozionale e il lavoro sul campo dal punto di vista tecnico.
Mario Merati