DONNE PER UNO SPORT MIGLIORE QUANDO UNO SPORT DISCRIMINA
- Walter Pettinati
- Rubriche
- Parliamone
- Posted On
- Visite: 1565
La storia dello sport ancora oggi ci mostra come, qualunque sia lo sport praticato da una donna, questo stesso sport ed il ruolo della donna stessa come atleta siano considerati minoritari rispetto agli sport praticati al maschile. Ciò, nonostante i successi ottenuti sia a livello nazionale che internazionale.
E' possibile affermare perciò che la partecipazione delle donne alle attività sportive è un tema scottante. Parimenti è possibile affermare che la strada per raggiungere "pari opportunità" tra atleti ed atlete è ancora lunga anche se molto è stato fatto soprattutto a livello Europeo. L'impegno dell'Unione Europea in tal senso è forte, ma non è sufficiente, perché allo stesso tempo è necessario che vi sia un impegno eguale da parte di tutti i vari protagonisti a livello nazionale nei vari paesi.
In Italia, in particolare, manca una legge sul professionismo sportivo perciò qualunque disciplina praticata da una donna atleta non è considerata come professionistica. Alle donne atlete è di fatto impedito l'accesso ad una legge dello stato e ad ogni minima tutela ( tutela sanitaria, tutela per la maternità, assicurazione contro i rischi, trattamento pensionistico ... solo alcuni esempi). In sostanza le donne sono "dilettanti di diritto", ma "professioniste di fatto". Inoltre il compenso da esse percepite è un mero rimborso spese anche se il loro impegno sportivo è pari a quello di un professionista. Non vi sono fondi per migliorare le strutture sportive oppure questi vengono mal destinati. Vi sono minori investimenti economici anzi questi sono quasi assenti tutto lo sforzo ricade sulle società sportive che purtroppo faticano a trovare sponsorizzazioni ed aiuti. Inoltre, per i mezzi di informazione vi è un differente appeal tra atlete donne e uomini. Le donne acquistano visibilità solo ed unicamente in costanza dei Giochi Olimpici. Oppure le stesse vengono prese in considerazione per pubblicità che, nella maggior parte dei casi, non hanno nulla a che vedere con lo sport o con la prestazione sportiva, ma solamente con l'aspetto fisico della atleta. Allora alle donne non resta che "l'Arma" cioè arruolarsi nelle forze armate ove il trattamento è differente e vi è una maggior considerazione e tutela.
Differenze di genere esistono anche con riferimento alle donne quali: dirigenti sportive, presidenti di società sportive, donne manager nello sport, giornaliste sportive, allenatrici, esperte nel mondo sportivo, consulenti ed anche membri di organi ed organismi di rilievo nazionale o internazionale.
Le differenze e le discriminazioni sono ancora molte e particolarmente pesanti, a qualsiasi livello se una donna desidera impegnarsi attivamente nello sport; si pensi ad una ragazza che inizia a giocare a calcio l'affermazione più carina che può ricevere è che tale sport è uno sport prettamente maschile.... La situazione appare differente ad esempio nei paesi del Nord Europa o negli Stati uniti dove le atlete prevalgono sui colleghi maschi, vi sono strutture sportive più adeguate ed un maggior interesse dei mass media.
Molto molto lentamente qualcosa si sta muovendo anche in Italia, ma non è sufficiente, avviene tutto troppo lentamente e con troppa burocrazia.
Avvocato Michela Chiarini
Foro di Brescia
Per visionare l intero articolo: http://marconatoli.altervista.org/blog/donne-per-uno-sport-migliore-quando-uno-sport-discrimina-3/