INTERVISTA A ENRICO SBARDELLA
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INTERVISTA AD ENRICO SBARDELLA CT DELLA NAZIONALE UNDER 17
ANTEPRIMA DELL’ARTICOLO CHE USCIRÀ, DAI PRIMI DI OTTOBRE, SULLA RIVISTA WWW.ALLENATORE.NET E CHE POI SARÀ PUBBLICATO INTEGRALMENTE ANCHE SU CALCIODONNE.IT
Confrontarsi con gli altri allenatori quale strumento importante per crescere: Mister Enrico Sbardella.
A cura di ROBERTO BONACINI - ALLENATORE.NET
Come la conoscenza e il confronto tra tecnici può creare valore aggiunto in termini di aggiornamento e formazione professionale: la parola ad Enrico Sbardella, CT della Nazionale di Calcio Femminile Under 17.
INTRODUZIONE
Avevo lasciato Mister Sbardella ad Aprile 2007 quando mi rilasciò un intervista inerente al suo lavoro di CT della Nazionale Femminile Under 17 e di Allenatore in Seconda della Nazionale Under 19 guidata da Corrado Corradini.
Ho avuto modo di incontrarlo nuovamente in questi giorni, all’inizio di una stagione piena di impegni, e ho colto l’occasione per scambiare altre “quattro chiacchiere”.
Dall’incontro è nato questo articolo; una serie di domande e risposte dirette che portano ad una bella intervista che completa e va ad arricchire quella già precedentemente pubblicata su www.allenatore.net. IL CT DI UNA NAZIONALE È PIÙ UN SELEZIONATORE O UN ALLENATORE?
Sicuramente il ruolo che ricopre un CT in Nazionale maggiore è assolutamente diverso da quello di chi opera nelle Nazionali Giovanili.
Le dinamiche da gestire in ogni singolo gruppo, ad iniziare dal sesso e dall’età degli atleti, sono talmente tante che la specificità del tecnico per quella fascia di lavoro diventa fondamentale.
In U17 femminile bisogna essere selezionatori durante le visionature delle gare, soprattutto delle rappresentative regionali U15 che sono il serbatoio naturale di questa nazionale; successivamente bisogna essere buoni educatori, saper gestire l’approccio psicologico di ragazze minorenni che si confrontano con una realtà sportiva diversa da quella che vivono quotidianamente, portarle a relazionarsi con lo Staff Sanitario che deve conoscere tutte le loro problematiche per poterle monitorare costantemente.
Bisogna essere allenatori per preparare al meglio la squadra da mandare in campo prima di una gara, essere a volte istruttori per spiegare i fondamentali del calcio che a tante di queste ragazze non hanno mai spiegato (molte di loro non hanno mai frequentato una scuola calcio!), ed infine essere bravi motivatori, far comprendere cosa vuol dire indossare la maglia Azzurra e rappresentare il proprio paese in competizioni ufficiali UEFA-FIFA.
Dal mix di tutte queste componenti esce la figura del CT.
UN BUON GRUPPO, UN BUON COLLETTIVO COSA DEVE E NON DEVE AVERE?
La sicurezza nei propri mezzi, la consapevolezza che uniti si può raggiungere l’obbiettivo prefissato.
Non mi stancherò mai di ripeterlo alle ragazze della mia squadra; inutile preparare una competizione pensando già che ci sono squadre più forti; noi dobbiamo entrare in campo con la consapevolezza di potercela giocare contro tutte, poi al fischio finale, se le altre saranno state più forti, saremo i primi a complimentarci, ma sconfitti in partenza MAI.
Ciò malgrado questo approccio alla gara è uno dei maggiori problemi che abbiamo con le ragazze, un “tarlo” che ci portiamo dietro da anni in tutte le Nazionali, forse figlio di un sistema calcistico femminile che fatica a decollare.
Alle giocatrici della U17 dico sempre, prima di entrare in campo, che in tutta Italia ci sono centinaia di ragazze della loro età che per giocare a calcio fanno enormi sacrifici e che non hanno la loro stessa fortuna di essere in Nazionale: dare il massimo è un dovere.
CI SONO REGOLE DI COMPORTAMENTO E DI DISCIPLINA CHE DEVONO ESSERE RISPETTATI DAL GRUPPO?
Lo sport è disciplina e senza regole non si diventa atleti.
Regole di vita quotidiana, dall’alimentazione alla cura del proprio corpo.
Allenarsi per il proprio bene e non perché qualcuno ce lo impone, questo è il messaggio che i giovani atleti/e devono capire e metabolizzare.
Un calciatore che indossa la maglia Azzurra dell’U17 maschile respira già aria di professionismo all’interno della società d’appartenenza e comunque, sia lui che la famiglia, hanno un’idea comune su quello che dovrà essere il calcio nel suo futuro.
Siamo d’accordo nell’affermare che non sempre questo è corretto, infatti, i giovani possono andare incontro a false illusioni o inganni da parte di persone che circondano questo ambiente.
Di positivo c’è che gli atleti sono seguiti, nelle rispettive società, da staff tecnici professionisti che vigilano sulla loro crescita sportiva, equipe sanitarie di tutto rispetto che non lasciano nulla al caso e da dirigenti qualificati.
Il pianeta “calcio femminile” è da questo punto di vista in un’altra galassia e considerata come tale, il mondo del calcio si relaziona con le ragazze in modo molto diverso.
Tante ragazze che arrivano in U17 ignorano che fare sport voglia dire rispettare determinate regole di comportamento, ma tanta è la loro volontà che basta poco per far girare il tutto nel migliore dei modi.
Forse tra qualche anno anche in Italia il calcio femminile avrà il giusto riconoscimento che merita come in tanti altri paesi, nel mentre godiamoci la professionalità e la serietà che ci mettono le nostre atlete per competere in campo internazionale.
Bonacini Roberto - Team Allenatore.net - www.allenatore.net