- Laura Pressi
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Passione calcio
Tutte le ragazze che giocano a calcio avranno provato la sensazione di guardare da fuori il proprio campo da allenamento e farsi questa domanda: "ma chi me lo fa fare?"
Questo è uno sport di estremo sacrificio, di allenamenti duri con ogni temperatura, vento, pioggia o neve non importa; è uno sport di sudore, di fisico che si tempra e di resistenza estrema.
Prima o poi a tutte viene da domandarsi se continuare o meno perché il calcio per le donne non è considerato e valorizzato e le ragazze che caparbie resistono molto spesso devono allenarsi la sera, con temperature rigidissime, devono svolgere un lavoro perchè non professioniste e poi correre all'allenamento. Innumerevoli sacrifici quindi, ma poche gratificazioni.
Eppure le sensazioni e le emozioni sono come quelle dei colleghi maschi. Capire la compagna con uno sguardo che dura un secondo e decidere cosa fare, l'agitazione mentre si fa lo stretching pre partita o quando ti stanno per mettere dentro sostituendoti e tu non ti senti tanto in forma, il dolore che si prova dopo un brutto fallo, la tensione e l'agitazione che si ha prima di giocare, il senso di colpa che hai quando segna l'avversaria che stavi marcando, la fatica di arrivare alla fine della partita, le gomitate e i calci che si prendono senza che l'arbitro fischi, le strette di mano sincere delle avversarie, l'abbraccio con le tue compagnie dopo un goal, le corse e gli scatti per rubare il tempo alle avversarie, il fischio d'inzio e di fine, il pensiero di chi deve tirare un rigore o pararlo, la rassegnazione e la rabbia di chi dopo un brutto contrasto si infortuna e per mesi dovrà rimanere ferma.