La leonessa paura non ne ha
- Lucia Pirola
- SCUOLA CALCIO
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Sono circa le 19 di lunedì 1 maggio, quando iniziano a comparire i primi reportage di dati, foto e testimonianze, e subito diventa evidente che siamo davanti ad un evento insolito, anzi unico. Le foto scattate nel pomeriggio riportano il successo dell’annuale open day organizzato dal Brescia Calcio Femminile, presso il Centro Sportivo Club Azzurri di Mompiano –lo stesso campo dove gioca la prima squadra, per intenderci-, in questa edizione aperto alle ragazze nate dal 2002 al 2008. E fino a questo punto nulla di insolito. L’elemento di eccezionalità è infatti un altro: l’evento si è svolto in un pomeriggio di pioggia battente, che avrebbe potenzialmente messo a dura prova la motivazione di molti genitori e bambine.
E invece lo stadio di Mompiano ha radunato ugualmente più di 100 ragazze, provenienti da tutta Italia: Gubbio, Latina e Genova, Veneto, Trentino e Friuli tra le località di provenienza dei partecipanti allo stage, aspetto che rende ancora più straordinaria l’ottima riuscita dell’iniziativa, arrivata quest’anno alla sua undicesima edizione.
“Il grande successo dell’Open Day non è una sorpresa per noi” racconta Cristian Peri, direttore sportivo del Brescia Calcio Femminile e partecipe a tutte le edizioni dello stage, “Da 11 anni il 1 maggio è un appuntamento consolidato in casa Brescia Femminile, dove tutti vengono coinvolti, dai vari staff settore giovanile e prima squadra impegnati sul campo in esercitazioni, alle ragazze prima squadra con il ruolo di valutatrici dei gesti tecnici, ai dirigenti nell’accoglienza”, che fa capire quanto l’ampia partecipazione non sia prerogativa delle ragazze iscritte allo stage, ma soprattutto venga dai membri della società e dalle calciatrici. “Crediamo molto in questo sport ma crediamo soprattutto nel fare, perché poi le parole passano mentre i fatti rimangono. In prima squadra abbiamo ora Elisa Mele che partecipò nel 2008 ad uno dei primi Porte Aperte. E il nostro settore giovanile e molte rose di serie B e C annoverano ragazze passate da questa esperienza”
La calciatrice che si ferma davanti alla pioggia, nella maggior parte dei casi, non è mai stata una calciatrice in primis. E forse è questo lo sconvolgente spettacolo a cui stiamo assistendo: veder crescere una sfilza di bambine e ragazzine che avranno le stesse possibilità del compagno maschio di poter crescere con il pallone tra i piedi seguendo la propria passione, senza lasciare spazio alla retrograda idea che forse alle donne non si addice uno sport che prevede la possibilità di sporcarsi, giocare sotto la pioggia e tornare a casa con le scarpe e gli indumenti pieni di fango. Forse il fatto che più di 100 bambine e ragazze abbiano scelto di trascorrere una giornata a giocare a calcio, da vere leonesse, deve aprire gli occhi ad un qualcosa che sta crescendo, che si sta facendo strada dove non pensavamo neanche ci fosse terreno accessibile. Ma a queste bambine e ragazze nessuno ha detto che quello che volevano fare sarebbe stato una perdita di tempo, o che non sarebbe stata “una cosa adatta alle femmine”, ma anzi tanti genitori –e non solo- hanno fatto sì che questa giornata, per quanto alla vista poco motivante, potesse valorizzare la passione per il calcio di tante ragazzine, nonostante la distanza, nonostante la pioggia. E non va per nessun motivo dato per scontato.
Lucia Pirola