Francesca D’Amelia, da portiere a poliziotta ai tempi della quarantena
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Vi abbiamo raccontato pochi giorni fa la realtà del volontariato con il Direttore Generale Renato Menichelli e la “sua” associazione Misericordia di Grotte Santo Stefano, oggi nel giorno di Pasquetta, vi proponiamo un’altra protagonista del Capena che in queste settimane è al servizio dello Stato e della gente meno fortunata. Francesca D’Amelia, poliziotta di professione e portiere biancorosso per passione, ha passato e sta passando questa quarantena in strada prestando servizio, lavorando, ma soprattutto aiutando il prossimo.
Un ruolo leggermente diverso da quello solito, ovvero quello di far rispettare la legge. Se nei mesi passati la si vedeva arrivare al campo spesso e volentieri di corsa ancora in divisa e salutare tutti con quel suo accento campano così simpatico e dolce, oggi la possiamo ammirare nelle foto pubblicate dall’ufficio stampa della Questura di Roma dove assiste anziani indigenti e porta beni di prima necessità nei condomini di borgata. Sul gruppo whatsapp della squadra ha scritto: “Si è messa a piangere perché sta sola, siamo andati a farle gli auguri peccato nn l’abbia potuta abbracciare.” Una frase che dimostra il cuore d’oro di una ragazza con pistola nella fondina e stivaletti di cuoio, ma che quando sorride nonostante la mascherina, emana dagli occhi una luce di speranza e fiducia. Quella stessa che spesso ha trasmesso negli allenamenti e sul campo alla sua squadra, quella in maglia biancorossa perché l’altra di squadra, quella in divisa color blu, è quella che sta giocando la partita più importante dell’intera stagione e siamo sicuri, la vincerà.
- Il tuo lavoro in questo periodo ha un valore doppio: quello di tutelare l’ordine, ma anche quello di aiutare, vi abbiamo visto come PS fare diverse iniziative, raccontacele.
“In questo periodo così difficile, dove la gente non può uscire, sopratutto per quelle persone che sono definite immunodepresse cerchiamo di esserci anche per cose più banali come ritirare la pensione o farmaci, ci discostiamo un po’ dal nostro ruolo, ma ci siamo per dare una mano al prossimo e allo stesso tempo ricevere grandi sorrisi di gratificazione.”
- Tanto lavoro e zero futsal immaginiamo che ti manchi il tuo sport preferito, ma è necessario stare a casa. Che ci dice della D’Amelia sportiva?
“La D’Amelia sportiva beh sta a corto di ossigeno da Futsal, o meglio qualcosa che rompesse la routine del lavoro frenetico, un luogo di incontro, ricreativo ma anche di tanto lavoro fisico che per me rappresenta una grande valvola di sfogo. Spero si possa rientrare quanto prima , ridere con le compagne di squadra e lamentarmi col mio preparatore... manca tutto questo, ma al momento spero solo che tutta questa brutta emergenza possa terminare al meglio e ricominciare pian piano a tornare alla normalità, il Futsal ora può aspettare.”
- La situazione a Roma in strada come è?
“Devo dire che la comunità romana sta rispettando il DPCM , sopratutto per la vastità del territorio. Fa quasi strano uscire di pattuglia e vedere strade vuote e gli unici a circolare siamo noi o qualche dottore che sta correndo all’ospedale, mi è capitato di fermare delle auto e molto spesso ho incontrato operatori in prima linea che come noi non si stanno risparmiando, e posso ben dirlo che non è semplice per chi vive lontano da casa non poter abbracciare i propri cari.”
- Piano piano sembra che tra qualche settimana si tornerà a poter uscire con le giuste precauzioni come guanti e mascherina, anche lì sarà un bel lavoro per voi, pensi che le persone comuni abbiamo capito il pericolo e l’importanza di osservare le regole?
“Noi operatori possiamo ben capire lo sforzo che la comunità è chiamata a fare, sappiamo che non è facile cambiare la propria quotidianeità, ma siamo in una situazione delicata dove passi falsi non è possibile ne farli ne accettarli, perché indietro non si può tornare. Usiamo tutte le precauzioni, cerchiamo di limitare le uscite e aspettiamo. Per combattere questa situazione ci vuole l’impegno di tutti, bisogna essere responsabili, bisogna capire che non c’è altra scelta se non restare a casa. Un grande sforzo è richiesto, ma doveroso cosicché potremmo ritornare a fare ciò che più amiamo il prima possibile.”
Ufficio Stampa