Il punto di... Roberto Genta
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La crisi economica ha colpito molti settori della nostra nazione e anche il calcio femminile ha risentito a quanto pare di questo momento difficile.
Molte società non essendosi iscritte, hanno modificato la morfologia dei campionati e il miscuglio che ne è scaturito ha portato ad un abbassamento del livello del calcio femminile nazionale.
Probabilmente la serie A è la categoria che ha risentito in maniera minore di questi stravolgimenti, infatti il campionato risulta tutto sommato abbastanza omogeneo e senza particolari differenze tra le varie compagini.
Con la scomparsa della serie B l' A2 è diventato un campionato ibrido, molto diverso da quello degli scorsi anni, alcune società che l'anno prima giocavano nei campionati regionali di serie C si sono trovate ad un passo dalla massima serie.
Questa situazione ha generato di sicuro un livellamento verso il basso anche nelle formazioni più forti, che la domenica si trovano a fronteggiare modeste squadre con preparazione tecnico-tattica nettamente inferiore.
Se l'A2 doveva servire per avvicinarsi al campionato "professionistico" nazionale, ora questo concetto viene sicuramente meno e il salto, già difficile nel passato, probabilmente risulterà ancora più pesante.
Il campionato di A2 è sempre stato quel limbo preparatorio verso il vero calcio femminile, la transizione giusta che serviva alle società per organizzare la propria struttura e alle formazioni per cambiare la mentalità relativa all'impegno e ad una visione diversa ( tecnico -tattica) del calcio giocato.
Ora sparita la serie B, anche se forse sarebbe più giusto dire sparita la serie A2, questo meccanismo potrebbe non funzionare più correttamente e il grande lavoro svolto in questi anni risultare vanificato.
La colpa è sicuramente da attribuire alla crisi, ma credo che questo periodo difficile ,debba essere vissuto con molta attenzione verso il futuro, per evitare che la situazione attuale possa destabilizzare ancora di più questo sport .
Personalmente ritengo che per far crescere il livello si debba utilizzare un sistema a piramide , dove, i campionati minori possano offrire un numero di formazioni molto elevato, ma, all'avvicinarsi della vetta (campionato di serie A) la selezione dovrebbe essere molto severa. Una serie A2 con 53 squadre con campionati pressoché interregionali, non credo siano il giusto metodo per farci crescere.
Sono consapevole che questa situazione sia figlia della crisi, ma allo stesso tempo ritengo che si dovrebbero trovare delle soluzioni per evitare che questo difficile periodo possa intaccare un calcio femminile già fortemente malato.
Roberto Genta