Il 3-4-1-2 di Elio Gustinetti
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Ripropongo il lavoro di Elio Gustinetti - Tesi di fine studio del Corso Master 1997-1998 per l'abilitazione ad allenatore professionista di prima categoria. - Tesi concessa dal Settore Tecnico di Coverciano e publicata nel nostro giornale nr.1 / Dicembre 2004
Il suo sviluppo "misto" e a zona - Organizzazione e meccanismi difensivi - Compiti caratteristiche dei reparti -Pressing, contrattacco, possesso palla - Elaborazione della fase offensiva - Vantaggi e svantaggi
Ogni allenatore ha un sistema di gioco preferito con cui dispone in campo la propria squadra.
Sistema di gioco al quale è giunto tramite la propria esperienza di calciatore, da quella assimilata dagli allenatori che ha avuto, ma soprattutto dalla sua esperienza passata sul campo come allenatore, confrontandosi con le difficoltà quotidiane negli allenamenti.
Il gioco del calcio si evolve continuamente sia sotto l'aspetto fisico (la velocità, la forza, la resistenza) che quello tecnico-tattico.
Ne consegue che la preparazione atletica è di estrema importanza, ma altrettanto importante è la tecnica individuale del calciatore, il suo senso tattico e in particolare la sua personalità. Uno dei motivi per cui ho adottato il 3-4-1-2 è perchè questo sistema di gioco, a mio avviso, ha un buon equilibrio sia in fase di possesso palla che di non possesso. Inoltre è razionale perchè tiene conto anche delle caratteristiche del singolo calciatore.
E' un modulo che responsabilizza molto i calciatori, li rende partecipi al gioco e li fa sentire importanti e consapevoli delle proprie qualità. Qualità che in campo si devono esprimere
attraverso alcuni fattori:
-la concorrenzialità;
-avere unacostante continuità indipendente-mente dal risultato;
-la positività;
-aiutare e semplificare il compito dei compagni, non giocando per se stesso ma per la squadra;
-la responsabilità;
-essere determinati nelle giocate importanti, assumersi i rischi delle scelte nelle due fasi di gioco; resistere alle frustrazioni dipendenti dalle situazioni;
-controllare la propria emotività;
-la carica aggressiva;
-l'estro e la fantasia;
-la reattività
-capire immediata-mente le situazioni di gioco nelle due fasi. Questo sistema di gioco mi piace in modo particolare perchè è molto elastico, con piccoli spostamenti ed accorgimenti sa adattarsi
ad ogni avversario poichè è importante non rimanere vincolati eccessivamente ad un modulo, in quanto la gara richiede nel suo sviluppo cambiamenti sia per ottenere un risultato positivo che per ribaltarlo oppure mantenerlo. Al di là di tutto l'obiettivo principale è la vittoria che deve essere raggiunta possibilmente grazie ad un gioco di squadra ben organizzato, divertente e spettacolare.
IL"3-4-l-2" Questo sistema prevede la disposizione in campo di tre difensori centrali, quattro centrocampisti, un trequartista e due attaccanti. (figura A) e, tuttavia, offre la possibilità di essere sviluppato in due modi: * misto;* a zona.
Il sistema 3-4-l-2 misto ha il privilegio di unificare i vantaggi della marcatura a uomo con la capacità di occupazione degli spazi di quella zona.
Si impiegano due marcatori centrali fissi sulle punte avversarie e un libero, in più due centrocampisti esterni che all'occorrenza difendono a zona le corsie laterali.
In linea di massima il sistema misto è stato adottato da quegli allenatori che desideravano disporre le loro squadre a uomo in difesa e che hanno voluto inserire nel loro concetto calcistico il gioco a zona a centrocampo. Nel sistema 3-4-l-2 a zona sono fortemente applicati i principi del gioco a zona con la differenza di utilizzare solo tre difensori in linea anzichè i tradizionali quattro. La rinuncia al quarto difensore permette di utilizzare un giocatore di spiccate propensioni offensive (dotato di estro e fantasia) che agisce a ridosso delle punte, dando così un grosso supporto in fase d'attacco, equilibrio al centrocampo in fase di copertura quando la squadra non è in possesso della palla ed è in difficoltà.
Il sistema 3-4-1-2 ha un numero maggiore di centrocampisti e punte rispetto ai difensori e confrontandolo con il 4-4-2 e il 5-3-2 ne risulta più offensivo.Si deduce tuttavia che in fase di non possesso di palla il sistema si può trasformare in un 3-5-2 in quanto i centrocampisti vengono aiutati in copertura dal trequartista che ricompatta la squadra facendo il quinto centrocampista. Esempio (figura B): il trequartista 10 rientra a centrocampo nella zona di mezzala sinistra; l'8 arretra in posizione centrale come unico metodista davanti alla difesa; avviene in sincronia il movimento di avanzamento nel ruolo di mezzala destra del 4. Importante la corsa di rientro del 6 e del 7 che si pongono in perfetta posizione di scaglionamento.
ORGANIZZAZIONE DIFENSI-VA NEL 3-4-l-2 MISTO
L'organizzazione del 3-4-1-2 in fase difensiva è incentrata sui tre difensori centrali e sulla copertura garantita dai centrocampisti di fascia e sulla capacità di raddoppio degli stessi. Nel sistema misto infatti, non sono previsti meccanismi particolarmente complicati, in quanto le punte avversarie vengono marcate a uomo dai due difensori e alle loro spalle agisce il libero che cura lo spazio in profondità e interviene allorquando i difensori sono superati dagli attaccanti. Sulle corsie laterali, nella loro zona di competenza, arriva l'aiuto dei centrocampisti esterni sia in marcatura e se necessario nel raddoppio.
a) questi principi in generale, si passerà poi ad entrare più nello specifico con:
b) la diagonale difensiva dagli attacchi sulle fasce;
c) la scalata difensiva negli attacchi centrali;
per cui, se uno dei difensori viene superato, il libero interviene in chiusura e il difensore stesso scalerà alle sue spalle per ricostruire la copertura difensiva.Nel sistema misto perciò è molto importante, forse più dell'organizzazione di reparto, il lavoro sui principi di tattica individuale difensiva:
* presa di posizione;
* marcamento ad uomo e l'usodell'anticipo;
* contrasto;
* difesa della porta.
Nella "presa di posizione" bisogna assumere una direzione di rientro verso la nostra porta. Il "marcamento" è a zona per i centrocampisti e a uomo per i difensori. Nel caso del marcamento a zona valgono tutti i principi che prevedono la responsabilità della zona di campo assegnata in funzione della palla, degli avversari e dei propri compagni; mentre nel marcamento a uomo si deve assumere una posizione tra porta e avversario cercando di vedere palla e uomo e, in caso di smarcamento dell'avversario, seguirlo.
Il "contrasto" che va eseguito deve essere diretto (frontale - laterale - da dietro) oppure indiretto (anticipo - intercettamento), che mette in zona d'ombra l'avversario.
Nella "difesa della porta" si deve cercare di proteggere con il proprio corpo lo specchio della stessa (per aiutare il portiere) esercitandosi a non girarsi in quanto si rischia di essere saltati dal dribbling dell'avversario.
ORGANIZZAZIONE DIFENSI-VA NEL 3-4-1-2 CON SVILUPPO A ZONA
In questo sistema si evidenziano tutti i concetti della zona consapevoli che, giocando con solo tre difensori, questi hanno una zona di campo superiore in ampiezza da presidiare e i loro spostamenti sono in funzione della palla, dei compagni e degli avversari e si muovono solo quando la palla viene giocata.Di estrema importanza è lo schieramento a zona dei quattro centrocampisti. I due centrali davanti alla difesa hanno soprattutto compiti di interdizione e di riconquista della palla, mentre i due esterni oltre a questi compiti devono essere molto bravi nella corsa (avendo da gestire una lunga porzione di campo) sia in fase di spinta che di contenimento e avere uno spiccato senso tattico nelle diagonali difensive e nei raddoppi di marcatura quando la palla graviterà nella loro zona di competenza. E' sulle spalle di questi quattro giocatori il peso dell'equilibrio del gioco in quella zona nevralgica quale è il centrocampo che all'occorrenza verrà supportato, nel momento di estrema difficoltà, anche dal trequartista.Con questo sistema di gioco il lavoro di organizzazione difensiva va attentamente curato.Una appropriata azione ritardatrice (obiettivo primario della difesa) risulta di estrema importanza per il restringimento degli spazi, sia tra i difensori che alle loro spalle, dando tempo agli stessi di marcare o coprire quando più ci si avvicina alla porta.
La concentrazione difensiva è la logica conseguenza dell'azione ritardatrice: il restringere gli spazi impedisce agli avversari la conclusione in porta, rende difficile il passaggio filtrante e, non secondariamente, inefficace l'azione individuale in dribbling. Il tutto in considerazione che giocando a zona si crea un grande equilibrio difensivo tramite l'occupazione degli spazi e il restringimento degli stessi, fungendo da risposta ai movimenti degli attaccanti avversari. E' chiaro che più l'azione avversaria si avvicina alla porta, più i due obiettivi, la marcatura degli avversari e la copertura degli spazi tenderanno a identificarsi. Il controllo e la limitazione in fase difensiva sono due principi di fondamentale importanza nell'applicazione del 3-4-1-2 a zona. Il difensore zonista deve saper valutare ed elaborare le situazioni di gioco dove, per esercitare una appropriata azione difensiva, deve tener conto della palla, della posizione dei compagni e della posizione degli avversari. E' dunque sempre sollecitato in qualsiasi momento a fornire risposte psico-motorie derivanti dallo sviluppo del gioco, al contrario del marca-mento a uomo dove c'è il controllo diretto dell'avversario assegnato e lo spazio visivo più ridotto.
MECCANISMI DIFENSIVI
L'organizzazione difensiva del sistema 3-4-1-2 a zona si basa sui principi presi in esame in prece-denza, tuttavia risulta evidente che occorre armonizzare e coordi-nare i movimenti dei tre difensori con opportuni meccanismi. Trovandosi spesso in situazioni di 1:1 deve essere creata una gran-de organizzazione difensiva tra i tre difensori centrali e cioè:
-nel momento in cui l'avversario compie dei movimenti questo viene gestito dai tre
difensori con elasticità e reciproca copertura. Se il movimento dell'avversario è in orizzontale i difensori scalano la marcatura (figura l), se il movimento dell'avversario avviene in profondità il difensore di zona assorbe l'inserimento (figura 2).
-Quando l'avversario taglia indiagonale dall'interno del campo verso l'esterno alle spalle dei difensori il centrale di zona lo segue e assorbe il movimento fino alla linea di fondo e aspetta il raddoppio del centrocampista esterno (figura 5). Infine se un avversario si propone con movimento a ritroso viene seguito dai centrali di competenza per non concedergli spazio per girarsi e avvalersi della zona neutra (in verde) tra la linea difensiva
e quella dei centrocampisti. A questo proposito assume una particolare importanza il lavoro dei tre difensori con lacoppia dei due centromediani metodisti. Questi devono giocare corti e compatti con la linea dei difensori per non concedere agli avversari spazio nella suddetta zona neutra che risulta essere molto pericolosa (figura 6).ESERCITAZIONI
Le esercitazioni per perfezionare gli automatismi e gli attacchi
al portatore di palla partiranno in modo generale dalla didattica elementare.
- L'ATTACCO AI COLORI
(figura 7). All'interno del campo vengono disposte sei bandierine di colore diverso che simulano la posizione della palla che è in possesso degli avversari. Quando l'allenatore chiama il colore la squadra si muove rispettando le distanze e le geometrie in modo da formare la giusta compattezza.
Si prosegue poi con l'introdurre esercitazioni specifiche con la presenza di uno o più avversari, in modo da ricreare situazioni di gara come 1:1, 2:2, 3:3. Il tutto per far assimilare l'azione ritardatrice, l'uso della diagonale e della copertura.
ESERCITAZIONE l:l (figura 8). Il difensore 2 calcia la palla
dalla linea di fondocampo verso l'attaccante 9 e, di corsa, si porta nella sua direzione di corsa, in modo da chiudergli lo spazio verso la porta presidiata dal por-tiere 1. Si cerca di esaltare tutti i concetti espressi precedentemente nell'1:1. Nell'esercitazione 1:1 è importante accorciare la distanza dall'avversario, rallentarne la corsa, disporsi lateralmente rispetto a lui, osservare sempre la palla, accompagnarlo e non farsi saltare.
Di fondamentale importanza è il corretto appoggio dei piedi, che deve essere alla ricerca dell'equilibrio che consenta rapidità di spostamento in ogni direzione.
Il difendente deve tenere i piedi divaricati facendo attenzione che la linea di avvicinamento dell'avversario con la palla coincida con il suo piede arretrato, obbligando quest'ultimo a dirigersi verso il suo lato forte.
ESERCITAZIONE 2:2 (figura 9): in un rettangolo di metri 10 per 20, due attaccanti, il 6 e l'8, si scambiano la palla. Al fischio dell'allenatore i due difensori affrontano il possessore di palla (in figura l'8). Il più vicino, in questo caso il 3, lo affronta, mentre il secondo va invece al centro del rettangolo, ponendosi in diagonale rispetto a lui e al giocatore in possesso di palla.
E' necessario che i due difensori partano nello stesso istante in cui parte la palla, togliendo agli attaccanti tempo e spazio. ESERCITAZIONE 3:3 (figura l0): lo scopo dell'esercitazione è lo stesso del 2:2. In questo caso si prende in esame l'attacco al portatore di palla in zona centrale. La palla è in possesso del 9, il 5 lo affronta limitandogli tempo e spazio, di conseguenza il 2 e il 3 compiono una doppia copertura, cioè fanno la diagonale, formando una struttura a piramide. L'ultima
fase si incentrerà nella ricerca di situazioni più difficoltose in inferiorità numerica per avere risposte adeguate da contrapporre alla manovra
offensiva avversaria. Tali situazioni sono: 7:5, 10:8. ESERCITAZIONE 7:5 (figura ll): tre difensori e due centrocampisti contro sette avversari (tre punte e quattro centrocampisti) si difendono cercando compattezza, coordinazione nello scalare, facendo uso della diagonale difensiva e del fuorigioco, tenendo più lontano possibile la squadra avversaria, attuando pressing, raddoppi e gli aiuti. Azione prettamente difensiva.
ESERCITAZIONE l0:8 (figura l2):
valgono tutti i criteri dell'esercitazione 7:5 con, in questo caso, la possibilità di cercare anche la conquista degli spazi in profondità, con l'aggiunta del trequartista e degli esterni di centrocampo. Una delimitazione sulla trequarti avversaria è il riferimento per la riconquista dello spazio, cercando con azioni combinate di vincere la superiorità numerica degli avversari. Azione difensiva associata alla ricerca degli spazi.
COMPITI E CARATTERISTI-CHE DEI VARI REPARTI I TRE DIFENSORI CENTRALI
I tre difensori nel sistema 3-4-1-2 devono possedere tutte le caratteristiche richieste
per un'applicazione efficace del modulo difensivo a zona e devono unire, dal punto di vista atletico, forza e velocità, infatti l'elevazione e il contrasto devono assumere un'importanza notevole quando si deve difendere la propria porta, mentre la velocità è indispensabile nei recuperi e per annullare i movimenti degli avversari negli ultimi metri di campo.
Dal punto di vista tecnico i tre difensori centrali dovranno essere abili nel gioco aereo ma anche nel disimpegno perchè devono partecipare in modo attivo e costruttivo al gioco.
Tatticamente dovranno essere capaci di valutare le situazioni di gioco e comportarsi adeguatamente. Devono conoscere i criteri di reciproca, dinamica ed elastica copertura, propri del modulo a zona, per poter applicare la diagonale, la piramide e per scalare correttamente la marcatura.
Di grande importanza è la figura del centrale dei tre difensori che ha il compito di guidare e coordinare tutti i movimenti difensivi e deve essere dotato di bravura nell'impostare il gioco, con passaggi precisi anche in profondità.
Come tattica individuale devono risultare abili nel non farsi dribblare nell'1:1.
Dal punto di vista psicologico a loro viene richiesta una grande capacità di concentrazione, devono essere poi fortemente responsabilizzati e devono capire che spesso risultano determinanti per la buona riuscita della interpretazione del modulo tattico.
Devono saper essere aggressivi, non concedere spazi e all'occorrenza bravi nell'anticipo, coscienti che una loro sbavatura diventa estremamente pericolosa.
Il raggiungimento della riconquista della palla è il coronamento dell'azione difensiva e
proprio in questa occasione i difensori devono mettere in evidenza la loro grande determinazione. ESERCITAZIONE (figura 13)
3 difensori centrali contro 3 attaccanti più 2 esterni larghi sulle fasce che, liberi dal fuorigioco, possono muoversi liberamente. Il 3 va a coprire, dal cross dal fondo del 7 avversario, una fetta di spazio sul primo palo. Gli altri due difensori, il 5 e il 2, marcano a uomo gli attaccanti in area di rigore.
Questa esercitazione è importante e deve essere ripetuta con insistenza per abituare i tre difensori centrali, che giocano a zona, a marcare ad uomo dentro l'area di rigore con cross che provengono dal fondo.
IL CENTROCAMPO
E' costituito da quattro giocatori che devono avere caratteristiche e funzioni diverse.
I due laterali devono essere centrocampisti dotati di grande corsa e temperamento in quanto, all'occorrenza, fungeranno da quarto difensore, intelligenti nella diagonale difensiva e nei raddoppi e bravi ad aggredire gli spazi qualora la manovra lo richieda.
In pratica hanno a disposizione tutta la fascia di competenza nella quale "scorrazzare". I due centrocampisti centrali metodisti ricoprono un ruolo di particolare importanza in quanto costituiscono l'ossatura della squadra (muro davanti alla difesa). Si assumono la
responsabilità sia dell'impostazione del gioco sia della fase di interdizione a protezione della zona nevralgica del campo. Altra loro qualità deve essere la rapidità di esecuzione unita alla visione di gioco (almeno uno dei due). Con le loro qualità tecniche elevate devono saper costruire il gioco sia nel corto che nel lungo e saper dettare i tempi e i ritmi dell'azione.
In fase difensiva devono formare una "diga" davanti alla difesa, la loro azione di interdizione deve fungere come uno schermo protettivo dando così grande equilibrio fra i reparti.
Dal punto di vista atletico è richiesta forza di contrasto e discreta corsa, soprattutto nel breve, in quanto il loro raggio d'azione non è notevole. Non necessitano di grande progressione in quanto difficilmente viene chiesto loro l'inserimento. Devono essere perciò rapidi, coordinati e forti nel contrasto.
IL TREQUARTISTA
Nel 3-4-1-2 questo ruolo ha un'importanza fondamentale in quanto è l'elemento che deve conferire alla squadra l'estro e la fantasia in fase d'attacco e la giusta dose di copertura quando la stessa lo richiede in fase di non possesso. Deve mettere a disposizione degli attaccanti un numero superiore di opportunità di realizzazione (assist-man) e deve assumere responsabilità di concretizzare egli stesso l'azione, qualora siano le punte a metterlo nella condizione di finalizzarla.
Con i suoi dribbling deve saper saltare l'uomo e creare superiorità numerica.
E' il giocatore che quando la squadra entra in possesso di palla deve essere cercato con insistenza in quanto si devono esaltare le sue spiccate qualità offensive. In fase difensiva, invece, E l'uomo che, insieme agli altri attaccanti, inizia a creare i presupposti per la riconquista della palla, contrastando efficacemente lo sviluppo dell'azione avversaria. GLI ATTACCANTI
La loro dote più importante è la mobilità, cioè la capacità di smarcamento e di creare spazi per l'inserimento dei compagni, grazie a improvvise corse in diagonale e in deviazione.
La corsa in diagonale verso l'interno (taglio) rappresenta l'arma vincente degli attaccanti in quanto consente loro di giungere alla conclusione in porta. Dal momento che con questo sistema (3-4-1-2) la maggior parte dei tagli è effettuata dall'interno verso l'esterno, l'attaccante deve dimostrarsi abile nel tiro in corsa anche divergendo dalla porta. In fase di realizzazione deve saper concludere sugli eventuali cross dal fondo evidenziando abilità e tempismo nel gioco aereo e in acrobazia.Deve saper essere abile nel pro-teggere la palla per far salire la squadra e deve possedere destrezza per dialogare negli spazi stretti con i compagni (soprattutto con il trequartista), ricercando lo scambio a muro (sponda) e deve saper effettuare l'esca, il blocco e il velo. Tuttavia è auspicabile che i due attaccanti, pur essendo compatibili sotto l'aspetto tecnico-tattico, posseggano caratteristiche diverse che si integrino bene per elevare il potenziale offensivo della squadra. Questo sistema di gioco non può assolutamente prescindere da un requisito di assoluta importanza che è il pressing. PRESSING
Prima di giungere al pressing bisogna inculcare nei calciatori un concetto individuale, cioè la pressione che è appunto l'azione individuale che delimita tempo e spazio al portatore di palla. Non è un'azione coordinata di più uomini o di reparto, ma è aggredire individualmente il portatore di palla. Fare pressing significa appunto mettere sotto pressione l'avversario, in modo collettivo, al fine di riconquistare il possesso del pallone e trasformare rapidamente l'azione difensiva in azione offensiva. Questo obiettivo non lo si raggiunge necessariamente sottraendo la palla direttamente all'avversario, ma soprattutto costringendolo ad effettuare una giocata affrettata e di conseguenza imprecisa che ci permetta di poterla intercettare. Tuttavia per raggiungere questo scopo bisogna eseguire un'azione coordinata da parte di tutti i giocatori della squadra o almeno di una parte.
Per poter applicare efficacemente il pressing occorre attentamente valutare alcuni aspetti che vanno dal quando attuarlo (va effettuato solo in determinate situazioni); chi deve attuarlo (deve essere eseguito con l'azione coordinata di tutti i giocatori); come attuarlo (organizzazione accurata e meccanismi precisi nell'esecuzione tecnica del pressing); dove attuarlo (va effettuato solo in determinate zone del campo).
Una squadra che decide di attuare una tattica organizzata di pressing non vuole subire l'iniziativa dell'avversario e al contrario si propone attivamente per interromperla nel minor tempo possibile per poi contrattaccare. La squadra deve avere una giusta mentalità aggressiva e deve essere sempre motivata anche quando non è in possesso di palla. Deve perciò tenere alto il grado di concentrazione. I giocatori devono scendere in campo motivati e forti della convinzione di essere in grado di condizionare con il pressing il gioco dell'avversario. Occorre perciò fornire ai giocatori gli strumenti tecnico-tattici utili affinchè il pressing venga eseguito con successo e senza grosso dispendio di energie. A questo proposito il giocatore deve essere allenato a valutare la situazione di gioco e a capire l'attimo di difficoltà dell'avversario per costringerlo all'errore.
Le situazioni più favorevoli al pressing si hanno quando il portatore di palla ha le spalle girate, in caso di palla aerea, a seguito di uno stop sbagliato ed in occasione di un passaggio impreciso o troppo lungo. Nel sistema 3-4-1-2 è possibile effettuare all'occorrenza un press- ing ultra offensivo o offensivo in quanto, disponendo di due attaccanti più un trequartista, diventa importante mettere subito sotto pressione la squadra avversaria.
E' importante far sì che l'avversario, visto che abbiamo solo tre difensori, non riesca a verticalizzare liberamente e in modo immediato, in quanto potrebbe creare uno squilibrio difensivo. Inoltre, nel momento di difficoltà creato all'avversario far sì che nelle zone cieche, che si creano alle spalle dei difensori, arrivino solo palloni prevedibili per gli stessi. Importante comunque ricordare che i tre difensori devono muoversi in funzione della palla, degli avversari e dei compagni, ma solo quando la palla si muove nella propria area di competenza. Attraverso esercitazioni specifiche si dovrà addestrare il giocatore ad effettuare l'attacco al portatore di palla e agli appoggi mentre la palla sta viaggiando e non dopo che questa sia già stata controllata dall'avversario. L'azione del pressing è da abbinare al raddoppio di marcatura, che consiste in quel movimento tattico difensivo che ha come obiettivo l'immediata conquista della palla o l'intercettamento del passaggio avversario e avviene quando al difensore, che è in marcatura sull'avversario in possesso di palla, si aggiunge l'opposizione di un compagno di squadra. Dopo aver riconquistato la palla, si passa allo sviluppo offensivo successivo che è il contrattacco.
CONTRATTACCO
Il contrattacco perciò è strettamente legato alla tattica del pressing con l'obiettivo della trasformazione immediata dell'azione da difensiva in offensiva, sfruttando il momento di disorientamento e di disorganizzazione degli avversari.
L'azione di contrattacco nel 3-4-1-2 deve essere fulminea perchè avendo a disposizione tre giocatori, le due punte e il trequartista, in posizione offensiva bisogna metterli immediatamente in condizione di concludere l'azione.
Le esercitazioni proposte per affinare l'esecuzione del contrattacco sono rappresentate dalle situazioni in cui si simulano gli errori degli avversari per poi sviluppare una manovra che ricerchi la sincronia dei tempi del passaggio e della esecuzione degli inserimenti senza palla. Esempio. Prima fase (figura l4): il giocatore che conquista la palla, in questo caso il 6, deve verticalizzarla sulla punta che per prima, dopo lo smarcamento, gli va incontro. La punta 11 passa la palla al trequartista 10 e il 6 prose-gue la corsa in profondità. Esempio. Seconda fase (figura 15): il trequartista 10 ha varie possibilità di giocata, tra cui: 1) la soluzione personale (tiro o azione individuale): 2) passaggio filtrante per le punte; 3) l'apertura sulle fasce laterali dove si inseriscono gli esterni, 6 o 7, di centrocampo.
IL POSSESSO DI PALLA
Lo scopo dell'azione difensiva è quello di recuperare il possesso di palla. Il possesso di palla è un aspetto tattico importante se si vuole costruire una efficace azione offensiva e va eseguito con una rapida circolazione del pallone, con lo scopo di creare degli spazi da utilizzare con inserimenti di altri giocatori. Questo succede perchè qualsiasi squadra è attirata nella zona dove si trova la palla e lascia inevitabilmente liberi degli spazi sia in profondità che in settori di campo opposti.Alla fase di possesso palla devono partecipare attivamente sia i difensori, sia i centrocampisti, sia gli attaccanti. Infatti, affinchè la manovra risulti efficace ed armoniosa, è indispensabile rispettare il principio dell'ampiezza e dello scaglionamento.
Nel sistema 3-4-1-2 l'ampiezza è garantita sia dai due difensori esterni, sia dai centrocampisti esterni che, non appena la squadra entra in possesso di palla, si allargano fin sulla linea laterale e cercano di guadagnare spazio anche in profondità.
Lo scaglionamento dei tre difen-sori centrali, dei centrocampisti, del trequartista e delle punte determinerà la formazione di tanti triangoli favorendo la circolazione di palla (che non
deve mai essere trasmessa con passaggi laterali), con una serie di passaggi in avanti e indietro al fine di trovare uno spazio in profondità o la superiorità numerica in un altro settore del campo (figura l6). Tutti i giocatori dovranno partecipare attivamente alla fase di costruzione del gioco e per ottenere una buona fase di possesso palla gli stessi devono essere dotati di buone qualità tecniche, al fine di non essere mai in apprensione nel giocare la palla. A questo scopo nei nostri allenamenti è indispensabile riservare un addestramento che miri al miglioramento della tecnica individuale e allo smarcamento per trasmettere e fornire appoggio ai compagni. Esempio (figura l7): per un efficace possesso palla bisogna mettere il giocatore 2, che in questo esempio ha la palla, nella condizione di avere più possibilità di passaggio facile (mai in
laterale). I compagni devono essere bravi nei movimenti in appoggio o di allontanamento, cercando gli spazi liberi per proporre un'azione in profondità. Alcune possibilità di passaggio sono: 1) all'indietro al 5 che si è staccato per lo scorrimento; 2) in
avanti al 7 che si è allargato sulla fascia; 3) in avanti al 4 che gli va incontro; 4) in avanti al 10 che può sia andargli incontro, sia continuare nella corsa in verticale; 5) in avanti al 9 che finta il movimento in profondità e gli si fà incontro; 6) in avanti all'11 che, dopo un movimento incontro alla palla, va in profondità.
GLI SVILUPPI DELLA FASE OFFENSIVA
Ogni squadra che tenta di arrivare alla conclusione in porta non casuale deve conoscere e sfruttare i principi del gioco offensivo e deve sfruttare la penetrazione, l'ampiezza, la mobilità, l'improvvi- sazione, l'imprevedibilità e lo scaglionamento. Per scaglionamento si intende il disporsi su più linee di campo, in modo che i giocatori formino triangoli di gioco mai in linea. Per penetrazione si intende la capacità di muovere la palla attraverso la difesa avversaria con la
maggiore precisione e rapidità possibili. Per ampiezza si intende la capacità di una squadra, in possesso di palla, di sfruttare tutta la larghezza del campo, allo scopo di ampliare la concentrazione difensiva avversaria e di trovare gli spazi per operare in profondità. Per mobilità si intende una variazione delle posizioni degli attaccanti allo scopo di disorientare l'organizzazione difensiva dell'avversario. L'improvvisazione è la capacità di superare le difese avversarie, sempre più organizzate, attraverso l'estro dei singoli giocatori. Per imprevedibilità si intende la necessità di non ripetere sempre in modo stereotipato gli stessi movimenti di manovra. Nel sistema 3-4-1-2 avendo l'opportunità di avere il trequartista,
dopo aver sviluppato il gioco, si cercherà di raggiungere questo giocatore in modo organizzato ma nel più breve tempo possibile, facendo sì che questo tocchi più palloni possibili e determini, in fase offensiva insieme agli altri due attaccanti, più opportunità di realizzazioni.Esercitazione (figura l8): questa esercitazione riassume diverse finalità: il possesso palla, l'occupaione degli spazi con la possibilità di servire anche il portiere. Alla squadra che consegue 15 tocchi consecutivi viene assegnato un gol. Naturalmente la squadra avversaria deve cercare con il pressing di riconquistare la palla. Nell'esercitazione si alternano due tipi diversi di partite nel tempo di 2-3 minuti ciascuna. Partita 1: si gioca con le porte grandi per la verticalizzazione e la ricerca del gol tramite la penetrazione e la mobilità.
Partita 2: si gioca a difesa delle porte piccole per lo scivolamento e la copertura degli spazi e chi attacca deve ricercare l'ampiezza con rapidi cambi di gioco.
ESERCITAZIONE CHE CONGLOBA DIVERSI OBIETTIVI:
-saper affrontare situazioni di2:2, sia in fase offensiva che difensiva;
-saper passare velocemente dallafase offensiva a quella difensiva;
-saper favorire e stimolare lacompetitività, la collaborazione e la reattività. Figura 19: in un campo di metri 50 per 40 si affrontano alternativamente, in situazioni di gioco 2:2, a due porte difese dai rispettivi portieri, un numero di giocatori che va dalle 14 alle 18 unità. La coppia A1-A2 attacca, mentre B1 e B2 difendono, effettuando un 2:2. Nel momento in cui:
1) la palla supera la linea di fondo,
2) viene segnata una rete,
3) il portiere intercetta un eventuale tiro in porta,
4) B1-B2 conquistano la palla
la coppia A1-A2 passa immediatamente alla fase difensiva.
Nel frattempo, nei casi 1, 2, 3, il portiere passa velocemente la palla alla coppia B3-B4, che attende ai lati del campo, nelle zone stabilite, per iniziare, a sua volta, l'azione offensiva. B1 e B2 escono ai lati.
Nel caso 4, invece, nel momento in cui B1 e B2 conquistano la palla, devono cercare di passarla ai compagni B3-B4, ostacolati da A1-A2.
Nel caso in cui A1 e A2 riconquistino la palla prima della metà
campo, possono di nuovo attaccare. In pratica ogni coppia deve effettuare un'azione offensiva ed una difensiva prima di riposarsi.
I VANTAGGI DEL 3-4-1-2
Il sistema ha tutti i vantaggi del classico gioco a zona nel quale psicologicamente il calciatore è portato a fare qualcosa in più dell'avversario, sentendosi più attivo.
Ha la possibilità di suddividere più equamente il lavoro fisico e quindi consumare meno energie, per il fatto di essere più numerosi attorno alla palla e di assumere più iniziative. Avendo poi la squadra corta, le distanze tra i reparti sono inferiori, è quindi più facile attuare il pressing, specie quello offensivo e di avere di conseguenza, dopo aver riconquistato palla, più uomini da riproporre alla fase conclusiva. Essendo gli spazi ridotti tra i calciatori si ha maggiore possibilità di passaggio, equa distribuzione fra gli uomini in campo, maggior possibilità di trovare appoggi e, non da meno, la facilità del possesso palla.
Tutto questo va unito alla imprevedibilità nelle giocate di un calciatore (trequartista) dotato di grande estro e fantasia che in qualsiasi momento della gara può fare la differenza.
GLI SVANTAGGI DEL 3-4-1-2
Questo sistema, come tutti quelli a zona, ha degli svantaggi dovuti alla difficoltà nel passarsi l'uomo in marcatura da una zona all'altra.
Esistono meno contatti con l'avversario, a volte lo si affronta quando è già in possesso di palla e quindi bisogna avere maggior organizzazione di gioco e sempre grande attenzione. Avendo la squadra corta in fase di possesso si avanza più lentamente e in fase di non possesso si possono creare degli spazi, soprattutto per la difesa a tre, sia dietro le spalle della linea difensiva che sulle fasce.
Le fasce laterali, se non c'è organizzazione, possono diventare un pericolo con l'1:1 oppure un lancio per l'esterno di fascia avversario quando il centrale di fascia è attratto verso il centro del campo. Inoltre, in alcune circostanze può determinarsi da parte dei tre difensori una certa difficoltà nello scalarsi la marcatura, soprattutto se i meccanismi non saranno perfettamente sincronizzati.
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