INTERVISTA A FEDERICA D’ASTOLFO, ALLENATRICE DELLA REGGIANA E UNA EX STELLA DELLA NAZIONALE
- Laura Pressi
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1) Quattordici anni da allenatrice nel settore giovanile, poi nel 2012 ha accettato di allenare la sua prima squadra femminile della presidentessa Betty Vignotto, la Reggiana, come vede il calcio femminile oggi?
1) Male perché non ci sono investimenti in termini economici e non c'è una progettualità. Per ora non vedo un interesse e neanche delle prospettive. Manca una politica di sviluppo del movimento. Bene per quanto riguarda le giocatrici, ci sono buone potenzialità e alcuni elementi di grande talento. Inoltre credo che il livello medio, individuale e collettivo, sia migliorato.
2) Parlando con tue ex compagne ed ex allenatori tu sei giudicata una delle migliori centrocampiste finora che la nazionale abbia mai avuto, quante presenze hai avuto in nazionale e come giudichi la battuta di arresto che la nostra nazione ha avuto per quanto riguarda il calcio femminile?
2) Le presenze in nazionale credo siano più di 90.
Le altre nazioni crescono perché investono e progettano, mentre noi siamo ferme. Pertanto mi sembra semplicemente logico che noi rimaniamo indietro.
3) Quanto un allenatore deve essere anche educatore?
3) Sempre. Credo non si possano dividere gli aspetti tecnici, tattici, fisici dalle competenze umane, emotive, sociali, relazionali, ecc... Tutti questi apprendimenti sono interconnessi tra di loro e la giocatrice è un'unità significativa di questa complessità. Per poter lavorare sulla motivazione, che è alla base di ogni apprendimento, l'allenatore si deve formare e costantemente aggiornare su tutti questi aspetti e considerarli nella loro complessità.
4) Ricordando una sua particolarità che la caratterizzava quando giocava, lei aveva un modo di difendere la palla molto speciale, non le scappava mai dai piedi e le avversarie non riuscivano quasi mai a portarla via, come si allenava a fare questo e se codesta dote l’ha sempre avuta o l’ha migliorata con il tempo?
4) La difesa della palla l'ho imparata in strada, giocando a calcio tutti i giorni per ore e ore, schivando non solo avversari ma anche sassi e macchine. A mio parere l'allenamento dovrebbe riprodurre il più possibile l'habitat naturale del cortile, dove gli stimoli e le sollecitazioni sono infiniti e dove devi trovare soluzioni a situazioni complesse, senza esercitazioni prescrittive e deterministiche che tendono a semplificare il gioco. Inoltre è evidente che due allenamenti di due ore alla settimana non sono sufficienti a sviluppare capacità coordinative, tecniche e di pensiero.
5) Riesce a trasmettere alle sue ragazze la carica e l’energia che lei ci metteva sul campo come giocatrice?
5) Penso che quando si inizia ad allenare sia importante non ragionare con la testa da giocatrice ma mettersi umilmente in ascolto attento delle potenzialità che si hanno a disposizione.
6) Ricorda in particolare una partita che le è rimasta nel cuore sia con la nazionale che con le varie squadre in cui è stata?
6) No, non ne ricordo una in particolare. Gli episodi, le sensazioni, le emozioni vissute, sia positive che negative fanno tutte parte di me e mi hanno aiutato a crescere.
7) Chi ti piacerebbe vedere come prossimo ct della nazionale maggiore? Non sarebbe forse ora di lasciare il testimone a una donna?
7) Non voglio mancare di rispetto a nessuno, tanto meno ai miei colleghi allenatori. Ma non voglio eludere la tua domanda e allora rispondo: Renzo Ulivieri e Milena Bertolini, insieme sarebbero un mix credibile di esperienza, competenza, passione, conoscenza del settore e grandi valori umani. Ho scelto un uomo e una donna perché non credo che gli aspetti sopra citati siano una prerogativa di genere.
8) Quando era capitano della Nazionale fu la prima firmataria di una lettera in cui in quanto atlete della Nazionale vi lamentavamo della scarsa attenzione da parte della Federazione nei confronti del movimento femminile. Era una situazione simile a quella odierna e che non vi meritavate. Dopo quella lettera, oltre alla fascia di capitano, le hanno tolto anche la Nazionale, rifarebbe tutto?
8) È una domanda che mi hanno fatto tante volte e la risposta è sempre la stessa: certo che rifarei tutto.
9) Oggi cosa consiglierebbe alle ragazze per far sentire di più la loro voce e per cercare che il calcio femminile venga valorizzato come merita sia dai media sia dalla federazione?
9) Di essere sè stesse, di esprimere quello che pensano nel rispetto dei ruoli e soprattutto delle persone nei vari contesti che vivono. Di non piangersi addosso e di continuare ad essere orgogliose di quello che fanno, solo attraverso fatti concreti in campo e fuori possono continuare a portare il loro fondamentale contributo. Il resto purtroppo non dipende da loro.
10) Al Bentegodi di Verona il 29 Novembre la partita della nazionale maggiore contro l’Olanda che ci darà l’opportunità se si vincerà di andare al mondiale in Canada l’anno prossimo, pensa che le ragazze ce la faranno e quali sono le sue speranze per il calcio femminile?
10) Andare al mondiale in Canada sarebbe già un grande risultato. L'augurio è naturalmente quello di riuscire a battere l'Olanda e a disputare un buon mondiale. Riguardo alle speranze, se non ci riferiamo a quelle Divine, poggiano su presupposti e fondamenti concreti che, come ho detto prima, al momento non vedo all'orizzonte.
Ringrazio la grande ex calciatrice e ora allenatrice Federica D'Astolfo per l'intervista che gentilmente mi ha concesso.
Laura Pressi