Elisabetta Vignotto: le donne, il calcio e la nuova avventura con il Sassuolo
- Veronica Fumarola
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Elisabetta Vignotto, nota a tutti come Betty, è oggi il presidente del Sassuolo Calcio Femminile. Lo scorso settembre la Reggiana Femminile, nella quale ha militato come attaccante negli ultimi anni della sua carriera e di cui era dirigente, ha firmato un accordo di licenza con il Sassuolo Calcio. Un passo importante che permette alle giocatrici di vedere finalmente la luce in un modo che, in fondo, così roseo non è: spesso, negli anni passati, alla Reggiana sono mancati i fondi e pochi sono stati disposti a investire nella squadra, a cui Elisabetta è molto legata. La Vignotto arriva a Reggio Emilia nel 1988, all’età di trentaquattro anni. Nel 1991, quando decide di interrompere la sua carriera agonistica, l’allora presidente Zambelli le offre un ruolo dirigenziale all’interno della società. Dopo la morte dell’industriale è lei stessa ad assumere la carica di presidente.
La Reggiana Refrattari Zambelli muta così il suo nome in Reggiana Femminile, denominazione mantenuta fino allo scorso settembre. Tra tante difficoltà, compresa la mancata iscrizione al campionato 2011/2012 in serie A per indisponibilità economica, in questi anni ci sono state anch delle soddisfazioni: tra queste va annoverata la Coppa Italia, vinta nel 2010, dalle ragazze allenate dall’allora mister Milena Bertolini.
Prima ancora di essere un dirigente, Betty Vignotto è stata una grande attaccante. Originaria di San Donà di Piave, la stessa cittadina veneta che ha dato i natali a Gianfranco Bedin, giocatore dell’Inter ai tempi di Herrera, ha passato molto tempo della sua adolescenza con un pallone tra i piedi. E' stato proprio il concittadino a notarla mentre giocava a calcio per le strade del paese e a segnalarla come giovane promessa; da allora la carriera della giovane Betty è stata tutta in ascesa. È ancor suo il record di 107 goal in 109 partite con la maglia della Nazionale e quello di 56 reti nel Campionato Italiano nella stagione 1972. Ha vissuto diverse “stagioni” del calcio femminile: dal primordiale interesse verso le donne, quando settimanalmente quotidiani e trasmissioni tv se ne occupavano, fino ai tempi odierni in cui il calcio è visto solo come uno sport e un ambiente solo per uomini. La società è refrattaria ad avvicinarsi e ad appassionarsi al mondo femminile, ma donne come Elisabetta, che hanno dedicato la propria vita a questo sport, sia come giocatrici sia come dirigenti, si impegnano ancora affinché questo rapporto muti.
Proprio per stimolare la società italiana a questo cambiamento la sua voce, i suoi pensieri e le sue considerazioni rappresentano un tassello importante. Elisabetta racconta il suo avvicinamento al mondo del calcio, affronta le problematiche di questo ambiente e rivela le sue asepttative riguardo il Sassuolo Calcio Femminile dopo la fiducia datale da Giorgio Squinzi.
È da quarant’anni all’interno del mondo del calcio femminile. Cosa l’ha avvicinata a questo sport e cosa la spinge ancora oggi a essere parte attiva in questo settore?
«Vivere di sport è vivere di passione. La gioia di essere (stata) giocatrice e la gioia di vedere crescere giocatrici». Si potrebbe sintetizzare così quello che ho provato e quello che ancora riesco a provare
dopo tanti anni. In mezzo ci sono tante delusioni, tante disillusioni per aspettative e occasioni andate perse. Mi piace essere parte attiva e concreta e questo mi spinge a fare ogni giorno qualcosa per questo ambiente, ma intanto gli anni passano.
Il calcio è considerato da sempre uno sport e un ambiente solo per uomini, soprattutto in Italia. Cosa manca alla nostra società per compiere un passo avanti e andare oltre questa visione tradizionale?
Il gap culturale era già evidente per noi giocatrici azzurre che viaggiavamo per il mondo; persino i nuovi mondi del calcio femminile di quel tempo (anni70-80), come Cina e Giappone, ad esempio, ci dimostravano di avere maggiori attenzioni e maggior interesse nei confronti di questo sport. Infatti, proprio in questi paesi si sono visti e si vedono ancora i risultati frutto di questo atteggiamento propositivo.
Siamo sicuramente un paese amante del calcio, ma questo amore è stato 'cementato' solo nell’ambiente maschile senza mai aprirsi verso nuove frontiere; questo ha eroso possibilità e opportunità per tutti. Credo che dovremo impegnarci ancora molto affinché questo accada. Solo l'aiuto del mondo sportivo “praticante” potrà aiutare a creare rispetto e considerazione. Questo è quello che, nel loro piccolo, molte società femminili stanno facendo, facendo giocare le loro piccole calciatrici in campionati prettamente maschili. Il ruolo della Federazione è però elemento fondamentale e imprescindibile: le decisioni prese e attuate hanno portato frutti, ora non bisogna abbassare la guardia.
Il giorno della presentazione del Sassuolo Calcio Femminile ha manifestato la sua gioia per aver finalmente trovato uno sponsor disposto a investire nella sua squadra: che valore ha questo interesse dimostrato da Mapei nei vostri confronti e che tipo di “supporto” rappresenta, oltre quello economico?
Il sollievo economico è una parte importante nella serenità di una società, ma mi sento di affermare che se questo fosse l'unico elemento di soddisfazione per l'accordo con Sassuolo Calcio e la relativa proprietà, probabilmente l'accordo non ci sarebbe stato. Questo aspetto, seppure determinante, è assolutamente riduttivo, poco corrispondete ai valori che abbiamo condiviso reciprocamente al momento dell'accordo stesso. La mia soddisfazione nasce proprio dalla completezza di intenti con una realtà sportiva maschile che afferma la dignità delle ragazze che giocano a calcio e dà a loro opportunità di crescita sportiva e non solo. La commozione delle mie parole nel giorno della presentazione nasceva proprio da questo.
Dal 1976 in questa società sono passati tanti dirigenti, tante ragazze che hanno creduto nel movimento e con passione hanno dato il massimo; in quella giornata si è sancito un riconoscimento al lavoro svolto da tutti negli anni e un impegno per il futuro.
Ha affermato che poche squadre nel settore femminile possono vantare una società solida come quella che ha oggi il Sassuolo. Quali sono gli obiettivi che vi siete prefissati?
Abbiamo il privilegio di essere parte della 'famiglia' Sassuolo Calcio e questo ci permette di crescere dal punto di vista professionale e di acquisire conoscenze manageriali. L'obiettivo è sicuramente quello di fare sempre un meglio sotto ogni aspetto, con le varie sfaccettature che competono ai diversi componenti societari, per ruolo e/o compito, cercando di propagare l'entusiasmo, lavorando bene e con serenità. I risultati sportivi saranno ovviamente la conseguenza di questa strada intrapresa pur rimanendo consapevoli del fatto che nulla può essere improvvisato.
Veronica Fumarola