Giovedì, 21 Novembre 2024
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DI PADRE IN FIGLIO, UNA SERATA DA BRIVIDI

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C'erano tutti, ieri sera: chi, quarant'anni fa, conquistò il primo tricolore biancoceleste, con qualche capello bianco e un po' di chili in più, e chi, allo scoccare del nuovo millennio, riportò i fasti a Roma; c'era uno sfondo da brividi, 65.000 cuori a battere per due colori, a cantare per amore di una seconda pelle; e c'era, soprattutto, una cornice, bella come non mai: la polisportiva più grande d'Europa a sfilare attorno a quello che, per tutti, non è un semplice rettangolo di gioco, ma il palcoscenico dei sogni.
Emozionate, spaurite, disorientate, ma felici come non mai, le nostre ragazze, fra la rappresentativa del calcio a 5 e quella della danza moderna, fanno il giro dello stadio più bello che c'è.
Guidate dalla presidente Elisabetta Cortani, accompagnate dalle vecchie glorie Valentina Lanzieri, Daniela Di Bari e Manuela Lattanzi, dai mister Ashraf Seleman e Michela De Angelis, le aquilotte si guardano intorno, quasi intimorite da tanta grandezza, prima di lasciarsi andare. Mano nella mano con i figli di esponenti della curva Nord, lentamente attraversano la Montemario, viva più del solito; poi è il turno della Sud, mai stata così piena.

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In Tevere c'è già un bel fermento, ma è soltanto l'inizio. Si arriva sotto la Nord, patria del tifo biancoceleste. Un'intera curva tutta per loro, un'emozione che in pochi possono dire d'aver provato.
Qualcuna con qualche acciacco, qualcuna con particolare entusiasmo, qualcun'altra celando una lacrima di emozione: le nostre ragazze saltano al ritmo dell'orgoglio di un popolo finalmente unito, fiero come non mai.
Dopo un po' sono tutti col naso all'insù: fra migliaia di bandiere e una coreografia pazzesca scendono, uno dopo l'altro, i paracadutisti biancocelesti, osannati ad ogni discesa. L'ultimo, col vessillo scudettato, atterra proprio al centro del campo.

E' il momento di lasciare spazio ai "vecchietti": scatti e potenza calcano un po' il ritmo della moviola, ma lo smalto c'è ancora, nelle sciabolate di Mihaijlovic, nei tunnel di Giordano, nella staffilata di Stankovic che vale il primo gol della serata. Corradi scherza con l'arbitro, che lo ammonisce per proteste fra l'allegria generale. Pulici lascia ben presto il posto al figlio, che non avrà la classe di Peruzzi e Marchegiani, ma fra i pali se la cava bene. Sarà questione di genetica. Dei tributi a Mancini, Signori e capitan Nesta, non c'è bisogno neanche di parlare.
Il signor Longhi e i guardalinee non indovinano una chiamata, ma tant'è: all'Olimpico, per una volta, è serata di festa. Le polemiche, le violenze, i dissidi rimangono fuori. Dentro c'è solo la bellezza dello sport, sotto ogni forma.
Il vecchio "anno" della Lazio in rosa non è finito che il nuovo già sta per cominciare. E, dopo una stagione bella ma difficile, si potrà ripartire con tanta fede, tanta carica ed una conferma in più: "quanto è bello esse laziali".

Alessandra Esperide

 

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Testata giornalistica registrata al Tribunale di Firenze il 15 settembre 2016  n. 6032.
Direttore Walter Pettinati - PROMOITALIA Editore.

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