Betty Vignotto: “Con la Morace bastava guardarci per capire come muoverci in campo”
- Giovanni Di Salvo
- Rubriche
- Spazio Calciatrici
- Posted On
- Visite: 3526
GLIEROIDELCALCIO.COM (Giovanni Di Salvo) – Una vita per il calcio e nel calcio. Una frase non può certo sintetizzare l’essenza di un’atleta e neppure i numeri, seppur straordinari, bastano a definirla ma di sicuro contornano i tratti di una leggenda del calcio femminile quale è Betty Vignotto. Arrivata nel 1970 nell’universo calcistico femminile grazie all’allora centrocampista nerazzurro Gianfranco Bedin che la indirizzò alla Gommagomma di Valeria Rocchi.
Da lì prenderà il via una sfolgorante carriera durata vent’anni nel corso del quale l’ex attaccante originaria di San Donà del Piave ha vinto cinque scudetti, due Coppe Italia oltre ad innumerevoli premi personali come vincitrice della classifica marcatrici della serie A e come miglior calciatrice. In maglia azzurra è stata una delle colonne portanti dal 1970 al 1989 ed ha vinto due Mundialiti, il Torneo Internazionale d’Abruzzo e la Coppa Seiyu solo per citare i trofei più importanti. Meriti sportivi di indubbio valore che le sono valse, nel 2017, l’inserimento del suo nome nella Hall of Fame del calcio italiano, e che la sua maglia azzurra numero 9 venisse esposta al Museo del Calcio di Coverciano.
Il suo impatto col mondo del calcio femminile è stato superlativo: nel 1970 esordisce col Gommagomma e vince subito lo scudetto, nei due anni successivi cambia maglia e conquista il tricolore con Real Juventus e poi Gamma 3 Padova, conditi dalla vittoria della classifica marcatrici. Di questi tre scudetti quale è quello che sente più suo e che ricorda con maggior piacere?
“Direi quello vinto con il Gamma 3 Padova perché il pubblico che ci ha accompagnato in quei quattro meravigliosi anni al mitico stadio “Appiani” era veramente numeroso e caloroso. Infatti avevamo sempre due-tre mila persone a sostenerci dagli spalti.”
Padova Gamma3 nel 1972
Nel 1974, invece, vince la sua prima Coppa Italia col Gamma 3 Padova che, nella finale giocatasi allo Stadio “Flaminio”, ebbe la meglio sulla Lubiam Lazio.
“Fu una partita combattuta, andiamo avanti 2-0 con una rete mia e di Gualdi ma le laziali ci rimontano. Il risultato di parità non cambia ai supplementari e così si va ai rigori. A quel tempo il regolamento permetteva che una giocatrice potesse calciarne più di uno. Io ero l’unica rigorista designata, così mi presento sul dischetto per cinque volte. Faccio quattro centri ed un errore ed alziamo al cielo la Coppa Italia.”
Nella sua carriera ventennale, quale ritiene che sia stata la migliore stagione?
“Sarebbe facile la risposta, l’anno 1972 col record dei 56 gol in una stagione. Però ricordo anche il 1980 al Gorgonzola, il Presidente Bolis mi volle a tutti i costi e venne in ospedale a convincermi d’andare da lui anche se ancora non sapevo se sarei riuscita a ritornare a giocare, perché con un’operazione di menisco e legamento crociato in quegli anni voleva dire smettere col pallone. Con tenacia e con molti sacrifici riuscii a tornare ed a vincere la classifica cannonieri.”
Tra i tanti allenatori che ha incrociato tra clubs e nazionale, chi è quello che l’ha aiutata maggiormente a crescere come calciatrice?
“Direi che tutti hanno contribuito alla mia crescita e formazione di donna e giocatrice ma quello che più mi è rimasto nel cuore è senza dubbio mister Amadei.”
Quale era il modulo di gioco che esaltava maggiormente le sue qualità di attaccante?
“Mi esprimevo al meglio con un’altra attaccante al mio fianco perché mi è sempre piaciuto avere una spalla con cui dialogare. Nella mia carriera ho giocato con grandi punte sia straniere che italiane. Nell’ultimo anno della mia carriera alla Reggiana avevo Carolina Morace, che già da qualche anno era mia compagna di reparto in Nazionale.”
Con Carolina Morace, per l’appunto, avete formato una delle migliori coppie non solo nella storia del calcio femminile italiano ma anche di quello mondiale. Quali erano i vostri punti di forza?
“Io e Carolina ci siamo sempre rispettate sia fuori che dentro il campo, non c’è mai stata invidia, abbiamo dieci anni di differenza e non potevo che sperare in una erede migliore anche di me! In Nazionale ma anche in club l’intesa è sempre stata perfetta fin dalle prime partite, bastava guardarci e capivamo come muoverci in campo.”
Nel 1990 vince l’ultimo scudetto proprio con la Reggiana e passa dal campo alla scrivania diventando dirigente della società emiliana. Come ha maturato questa decisione?
“Ormai le ginocchia non reggevano più (ora ho due protesi) avevo già 36 anni ed il mio Presidente Zambelli mi chiese di rimanere come segretaria/responsabile della squadra e da allora sono ancora qui. Infatti dopo l’acquisizione da parte del Sassuolo rivesto il ruolo di Presidente onorario e Brand Ambassador del Sassuolo Calcio Femminile”
Capitolo nazionale. La prima partita è nel 1970 a Reims e l’ultima a novembre nel 1989 contro la Bulgaria. Oltre cento presenze e fino al 1999 il primato di reti a livello di nazionali. Quali sono i ricordi più belli con la maglia azzurra? E quale è, invece, la delusione più grande?
“Indossare la maglia azzurra è sempre stata un’emozione stupenda. Ogni volta aspettavo con ansia le convocazioni: non mi sono mai sentita sicura del posto! Quindi ogni convocazione è rimasta un ricordo indelebile! La delusione quella di non aver mai vinto un Europeo pur avendo partecipato a diverse edizioni.”
Cosa ne pensa del calcio femminile di oggi?
“Seppure in ritardo per fortuna è partita l’organizzazione che auspicavo ai miei tempi, cioè poter far parte di un club maschile!!! In tre anni si sono visti passi e miglioramenti da gigante! Siamo ancora indietro rispetto a tante Nazioni però siamo sulla buona strada, sempre più club maschili cominciano ad investire nel femminile anche nei dilettanti, che sono sempre la base della piramide, in cima alla quale abbiamo ora una Nazionale che si sa far valere come dimostrato nell’ultimo mondiale in Francia e sono sicura saprà farsi valere anche nell’imminente Europeo.”
Si ringrazia Betty Vignotto per la documentazione fotografica messa a disposizione.
Articolo gentilmente inviatoci da Giovanni Di Salvo
Per chi volesse approfondire l’argomento:
“Le pioniere del calcio. La storia di un gruppo di donne che sfidò il regime fascista” della Bradipolibri (Prefazione scritta dal CT della nazionale Milena Bertolini)
“Quando le ballerine danzavano col pallone.” della GEO Edizioni (Prefazione scritta dal Vice Presidente L.N.D. Delegato per il Calcio Femminile Sandro Morgana).