44 e non sentirli, Piera Nardulli: la "veterana" delle Free Girls
- Walter Pettinati
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Pierina (detta "Piera") Nardulli, 44 anni, è una delle giocatrici più "anziane" ancora in attività nel panorama del calcio femminile. Il portiere, di origini tarantine, ma trapiantata a Vasto, in Abruzzo, da 15 anni, difende i pali dell'A.S.D. Free Girls, squadra abruzzese neopromossa nel campionato di serie C e vanta all'attivo quasi 1000 partite disputate, tra serie A, serie B e categorie inferiori.
Nonostante gli impegni lavorativi presso un'azienda di distributori automatici e l'età non più giovanile, Piera non ha mai perso l'entusiasmo di giocare, risultando un modello positivo per tutte le ragazze che approcciano a questo sport.
A che età hai cominciato a giocare e com'è iniziata la tua carriera da portiere?
Ho iniziato all'età di 16 anni, ma solo per caso sono diventata un portiere. Inizialmente ero attaccante ma, quando ero la prima ad uscire dallo spogliatoio ad inizio allenamento, mi mettevo per gioco in porta a parare i tiri delle mie compagne. Da quel momento non ho più lasciato quei pali.
Quali sono gli stimoli che ti spingono a continuare a giocare e qual è il tuo segreto per rimanere in forma?
Ci vuole tanto lavoro per questo sport. Non possiedo né segreti, né scorciatoie, ma solo impegno, costanza e tanto sacrificio: queste sono le fondamenta per poter migliorare nella vita di tutti i giorni.
Come riesci a conciliare il tuo lavoro con gli allenamenti settimanali?
Riesco grazie alla passione e ad una forte tenacia che mi porta ad avvertire meno la stanchezza accumulata durante la settimana. Per me il calcio è soprattutto divetimento e svago dalle pesanti ore lavorative.
Pensi che il tuo ruolo sia cambiato nel corso degli anni? Se si, in cosa soprattutto?
Il nostro ruolo si evolve ogni anno sempre di più, dalla tecnica alla mentalità. Quando ho iniziato a giocare, il portiere poteva ancora prendere la palla con le mani su retropassaggio del compagno. Oggi il nostro lavoro è sempre più complesso, tanto che siamo ormai difensori "aggiunti" in campo, giocando molto con i piedi. Non si smette mai di imparare!
Hai vinto tanti campionati e hai giocato in tutte le categorie professionistiche, dalla serie A in giù: qual é il ricordo più importante che conservi della tua esperienza?
Il ricordo più bello che gelosamente custodisco non riguarda né una vittoria di campionato né un rigore parato. Il momento più emozionante è stato quando un bambino, avvicinandosi, mi ha detto: "Da grande voglio diventare forte come te". Non c'è gioia più grande di quella di fungere da esempio positivo per i più giovani.
Dopo quasi 30 anni di carriera, stai pensando di apprendere i guanti al chiodo?
Sinceramente sto pensando di comprarmi un paio di guanti nuovi, per tante altre nuove avventure. Finché ci sarà entusiasmo e voglia di giocare, la porta rimarrà casa mia.
Non mi pongo limiti, non ho scadenze da rispettare.