Quando l’infortunio è scritto nel DNA: il racconto esclusivo di Elena Manganiello
- Lucia Pirola
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Una costante con cui il mondo dello sport dovrà sempre fare i conti è la piaga degli infortuni, autentici drammi per tanti sportivi che ogni giorno, in maniera più o meno compromettente, sono costretti a lasciare l’attività praticata perché il proprio corpo sembra remare contro gli obiettivi prefissati.
Quando si parla di sport ad alti livelli, come il calcio professionistico, è sotto gli occhi di tutti cosa accade quando un giocatore va incontro ad un grosso infortunio: compagni, società, e tifosi di tutto il mondo si stringono in un abbraccio virtuale intorno al malcapitato, accompagnandolo nel difficile momento fino al tanto atteso ritorno in campo.
Quanto accade nel momento in cui l’infortunio grava sulle spalle di un atleta non professionista non è certo diverso, perché le emozioni provate, il dolore e la sofferenza di non poter fare ciò che si ama non conoscono distinzioni di categoria né di denaro. Ma quando un grave infortunio, e anzi più di uno con carattere recidivo, accade ad una giocatrice della Lucchese certamente i riflettori non sono puntati sulla sua vicenda.
Ma proprio perché le storia e le emozioni non conoscono categorie, vale la pena di raccontare e leggere anche ciò che solitamente non si conosce. E questa è una di quelle storie.
“Ero pronta ad affrontare la stagione calcistica che avevo sempre sognato e per la quale ho fatto tantissimi sforzi e sacrifici: la serie B, con la Lucchese, dove milito da più di 10 anni e di cui ero il capitano.
Ero molto carica per questa nuova avventura, ma già dalla preparazione mi sono accorta che c’era qualcosa che non andava al mio ginocchio. Inizialmente non gli avevo dato molto peso, pensavo fosse una normalissima infiammazione dovuta ai nuovi carichi di lavoro. Ma il tempo passava e il ginocchio continuava a farmi male, il dolore a volte era talmente forte da non permettermi nemmeno di scendere in campo. Decisi di andare a farmi vedere, ricordo ancora bene quel giorno - era il 25 Gennaio, un numero che mi ha perseguitato. Quel giorno è stata una doccia fredda, mi diagnosticarono una malformazione alla rotula, l’unica soluzione per guarire era l'operazione.
Decisi di finire comunque la stagione, stringendo i denti, terminato il campionato mi sarei operata.
Il 25 maggio mi sono operata. Di quel giorno ricordo molto bene la spensieratezza con cui entrai in sala operatoria, ridevo e scherzavo con gli infermieri ero tranquilla perché per me rappresentava l’inizio degli otto mesi che mi avrebbero riportato a rincorrere nuovamente quel pallone. I primi due mesi dopo l’operazione penso che siano stati i più duri fisicamente, fatti di fisioterapia giornaliera e tantissimo dolore.
Un momento molto duro emotivamente è stato l’inizio della stagione ad agosto, quando passavo dal campo per fare un saluto alle mie compagne e un magone dentro mi saliva fino in gola perché la voglia di giocare era tanta e invece ero costretta ai “box”.
La domenica non potevo scendere in campo con loro, non vivevo più l’adrenalina pre partita, l’ansia della formazione data dal mister, però cercavo, per quello che potevo, di non fare mai mancare il mio sostegno alla squadra. Vedere le partite dalla tribuna è stato difficile, perché ti sentì proprio inerme, inutile.
Dopo 5 mesi, quando ormai ero a metà del percorso, la sfortuna è tornata a farmi visita: ho avuto una ricaduta al ginocchio che mi ha costretto a ritornare sotto i ferri.
La notizia della seconda operazione non posso nascondere che mi ha spiazzato, è stata inaspettata, il mio obiettivo si stava allontanando, ma ho affrontato anche questa.
Dopo 10 giorni ero già in palestra a fare riabilitazione ancora più determinata che mai, il momento di sconforto lo avevo già lasciato alle spalle e la voglia di vincere questa mia partita era troppa per abbattermi.
Sono passati 6 lunghi mesi dall’ultima operazione, fatti di grossi sacrifici, la lontananza forzata dal campo è tantissima. In questo periodo sarei dovuta tornare a giocare, invece le cose non sono andate come speravo.
L'ultima visita ha evidenziato un nuovo problema che mi porterà a subire una terza operazione a questo ginocchio. Mi sembra di vivere un incubo, come se qualcuno mi trattenesse per la maglia impedendomi di arrivare al mio traguardo.
In questo momento lo sconforto è tanto, però sono convinta che fra qualche giorno saprò reagire ancora e troverò le forze per affrontare la situazione. Ho avuto la fortuna di avere molte persone al mio fianco che mi hanno sostenuto i questi lunghi mesi.
Il mio obiettivo è sempre lì, non sono ancora riuscita ad raggiungerlo, ma è solo questione di tempo e sarò nuovamente in campo.”
Lucia Pirola
La redazione di calciodonne.it augura ad Elena e a tutte le calciatrici infortunate di tornare in campo quanto prima, più forti e determate che mai!