Perché Barbie Gama è importante, e il progetto Juventus ancora di più
- Lucia Pirola
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«Le bambine hanno sempre giocato a ricoprire ruoli differenti e intraprendere carriere di ogni tipo insieme a Barbie e siamo entusiasti di poter puntare i riflettori su modelli d’ispirazione femminili della vita reale, che ricordino alle bambine di poter essere tutto ciò che desiderano» spiega Lisa McKnight, senior vice president e general manager di Barbie, a proposito del lancio dell’ultima campagna, questa volta in occasione dell’8 marzo, festa della donna.
La casa produttrice Mattel ha deciso di rendere omaggio a 17 donne di settori e contesti diversi attraverso la più celebre bambola del mondo, valorizzando apertamente personalità «che rompono gli schemi diventando una fonte di ispirazione per la prossima generazione di ragazze».
Tra i nomi che fanno capolino nella lista delle nuove Barbie compare quello della capitana della Juventus e della Nazionale italiana Sara Gama: un vero evento per il calcio femminile in generale, per quello italiano in misura ancora maggiore.
Il principio alle spalle di questa iniziativa è quanto di più semplice, delicato e magico si possa concepire: è lecito che ogni bambina sogni di diventare ciò che più apprezza, ciò che più la ispira, e per incoraggiare questo tipo di mentalità è bene che i modelli di ispirazione facciano parte della vita di bambini e bambine fin dalla tenera età, e che gli stessi futuri adulti non si pongano limiti dettati da retaggi culturali o pregiudizi duri a morire.
Ma la questione estremamente rilevante per il contesto italiano risiede nel fatto che questo è un gran riconoscimento per il calcio femminile in Italia. Se un personaggio come Sara Gama «rompe gli schemi diventando una fonte di ispirazione per la prossima generazione» significa che quello che il calcio femminile italiano sta sperimentando è un processo positivo ed efficace. E ancora di più, all’interno della questione, un elemento rischia di passare inosservato, mentre invece ha una valenza centrale: il progetto culturale -ancora prima che sportivo- della Juventus funziona perfettamente. Dove per progetto culturale è da intendere tutto ciò che la Juventus ha contribuito a portare nel panorama italiano in fatto di fama, riconoscimento e diffusione.
Per fare due esempi, l’affluenza in campo femminile di gran parte della tifoseria già tangibilmente bianconera è innegabile, così come la diffusione di notizie e di cronache sulle pagine dei giornali anche grazie alla presenza di nomi e personaggi già conosciuti e riconoscibili. E il fatto che una personalità come Sara Gama, vestita di bianconero, sia riconosciuta anche oltre i confini italiani come influente e di ispirazione, soprattutto per le bambine, non deve essere altro che un vanto e fonte di orgoglio per tutti coloro che in questo sport trovano una forte passione.
La sterile polemica sulla scelta del personaggio e sui colori che indossa è giusto che si dissolva nel momento in cui ciò che il movimento del calcio femminile italiano ha sempre cercato viene finalmente ottenuto: riconoscimento, visibilità e abbattimento dei pregiudizi, oltre a modelli positivi a cui ispirarsi.
Con la speranza che un giorno, magari presto, una bambina si avvicini al calcio per diventare forte e importante proprio come Sara Gama.
Lucia Pirola