Giovedì, 12 Dicembre 2024
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Nella splendida cornice di San Zeno di Montagna

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Nella splendida cornice di San Zeno di Montagna, dove il Verona Femminile sta trascorrendo il ritiro precampionato, ho incontrato il difensore brasiliano delle scaligere, Marina Toscano Aggio. Una ragazza gentilissima e disponibilissima ... e bella a dir poco. Il sorriso solare che l'accompagna sempre, tipico di chi viene dal paese del grande carnevale, la dice tutta sulla sua personalità, tanto che anche il sottoscritto, un po' imbarazzato dall'aver innanzi la proprietaria di un curriculum tanto importante, non fatica a trovarsi subito a proprio agio. Inizia così, nella pausa tra il pranzo e la seduta serale di allenamento, una piacevole chiacchierata.


Ben ritrovata Marina, dove hai trascorso le vacanze?
A Verona. Sono rimasta qui per avere la possibilità di tornare in Brasile durante il Natale e festeggiare le feste in compagnia della mia famiglia. In questo periodo li avrei trovati impegnati e non avrei potuto godermi le vacanze con loro, mentre durante il Natale possiamo trascorrere più tempo insieme e vivere le festività nel migliore dei modi.
Come hai passato tutto questo tempo lontana dal calcio e dalla famiglia?
Innanzitutto mi sono tenuta in forma continuando ad allenarmi da sola. Purtroppo con il passare degli anni non ci si può permettere di fermarsi per troppo tempo, altrimenti la ripresa diventerebbe troppo dura. Nel tempo libero ho visitato la città, il lago di Garda e in compagnia delle mie compagne ho girato anche le città vicine come Brescia e Bergamo. Mi piace uscire, non riesco a restare in casa più del necessario. Restare a casa da sola mi manda in depressione, mi assale la saudade.
La saudade, il grande male tipico dei Brasiliani. In Italia questo termine divenne famoso negli anni '80 con l'arrivo di tante stelle verdeoro nel nostro campionato (Falcao, Zico, Socrates ecc...). Tu come vivi la lontananza da casa?
A volte casa mi manca tantissimo. Quello che più mi manca è la domenica in famiglia, quando ci si riunisce tutti. Fortunatamente riusciamo a sentirci spesso, non passa settimana che non senta mia nonna e almeno poterli sentire mi aiuta a soffrire meno la loro lontananza.
Questo è il tuo secondo anno al Verona, che cosa ti aspetti da questa stagione?
Lo scorso anno sono arrivata a metà campionato e questo mi ha costretto a un notevole impegno per potermi integrare nel più breve tempo possibile, sia per quanto riguarda il gruppo, ma soprattutto per apprendere velocemente un tipo di gioco a me sconosciuto. Non è stato facile all'inizio. Il calcio giocato in Italia non ha nulla a che vedere con quello che giocavo in Svezia o in Brasile. Il modulo può sembrare lo stesso (4-4-2), ma in realtà lo sviluppo del gioco è totalmente diverso. Qui i terzini si fanno tutto il campo e i due centrali devono stare alti per tenere la squadra corta, mentre in Brasile è il secondo centrale a partecipare di più alla fase offensiva, mentre il primo tiene la posizione classica del libero. In Svezia la linea dei difensori è più simile alla vostra, ma si gioca molto a palle lunghe e lì la tecnica conta ben poco, conta soprattutto la forza fisica. Qui in Italia la tattica, nella preparazione di una partita, è molto più studiata. In definitiva, avendo la possibilità di iniziare la preparazione a Verona avrò tutto il tempo a disposizione per ottenere il massimo. Insieme faremo un buon campionato.
La Seleçao ha appena disputato le Olimpiadi di Londra. Tu hai mai partecipato ad un'Olimpiade?
No, ho fatto parte della nazionale brasiliana in passato, ma ormai non vengo più convocata dal 2007, cioè da quando mi sono trasferita in Svezia. Non so dire il perché, ma allo stesso tempo non me ne sono mai preoccupata più di tanto. Io penso solo a far bene il mio lavoro qui a Verona.
Il tuo cognome fa trasparire le tue origini venete, hai altri parenti qui in Italia attualmente?
E' vero, mio nonno infatti viene da questa regione. Ho una cugina che vive qui in Italia e ha ottenuto la cittadinanza sette anni fa. Grazie a lei è stato molto più facile per me poter richiedere la cittadinanza e superare gli ostacoli burocratici.
Cosa ne pensi del campionato italiano?
Come organizzazione è molto meglio di quello Brasiliano. Qui c'è un calendario, sai quando inizi e quando finisci. In Brasile invece ogni regione ha il suo girone e poi ci si affronta tra le vincenti in una serie di scontri diretti dentro o fuori. In pratica tu fai enormi sforzi per prepararti al meglio e poi il tuo campionato può esaurirsi dopo poche partite. Qui ci sono molti più obbiettivi, c'è un campionato lungo, la coppa Italia e la Women Champions League. Dalla Svezia invece c'è molto da imparare. Per il calcio femminile ci sono molte più strutture anche a livello scolastico. La ragazzine nascono col calcio e crescono col calcio, iniziano già dai 6-7. In questo modo riescono a crescere meglio sia come mentalità che come struttura fisica. In Svezia esistono 5 divisioni nazionali, divise in 12 squadre, chi vince il campionato sale di categoria, mentre l'ultima retrocede. In questo modo le motivazioni per dare il meglio sono sempre alte. Là ci sono molti sponsor, magari non grossi, ma basti pensare che su una maglia di calcio trovano spazio tanti piccoli sponsor e questo permette alle squadre di gestirsi ottimamente e alle calciatrici di vivere da vere professioniste dello sport. Ci si allena tutti i giorni, spesso con doppie sedute e anche questo aspetto permette alle calciatrici di sviluppare fisico e attitudine al gioco nel migliore dei modi. Negli allenamenti si fanno anche lavori specifici per ogni ruolo. Il livello di gara è altissimo, serve un'ottima preparazione fisica per sopportare il ritmo di gioco delle svedesi.
Consiglieresti ad una tua connazionale di provare il nostro campionato?
In generale si, ma dipende ovviamente dagli obbiettivi che una persona vuol darsi. Se si aspira al massimo è sicuramente meglio il calcio dei paesi nordici o degli Stati Uniti, se invece le ambizioni non sono così alte e si vuole provare un'esperienza diversa anche per aprirsi ad una nuova cultura, certamente si. Per me questa è stata una scelta dettata dalla voglia di conoscere il paese delle mie origini, impararne la cultura. Non giocherò per tanti anni ancora e pertanto questa era un'esperienza che ho desiderato assolutamente.
Pensi quindi di chiudere al Verona la tua carriera?
Questo non lo so, non posso e non voglio neanche pronunciarmi in questo senso. Quello di cui sono sicura è che ho un contratto da rispettare fino alla fine dell'anno e ho tutta l'intenzione di farlo dando il massimo per il Verona. Il mio obbiettivo ora è continuare ad allenarmi e giocare con il piacere di farlo, se questo non dovesse più accadere allora prenderò altre decisioni. E' certo vero però che qui a Verona mi sono trovata bene e mi trovo tutt'ora bene.
Parole di una ragazza che a trentun anni ha praticamente già attraversato tutto il mondo, per fare la cosa che più ama, giocare a calcio. Un auspicio che questo possa avvenire anche per tante altre ragazze, magari facendo il percorso inverso, dall'Italia ai grandi campionati esteri.

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calciodonne252

Testata giornalistica registrata al Tribunale di Firenze il 15 settembre 2016  n. 6032.
Direttore Walter Pettinati - PROMOITALIA Editore.

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