Resistenza e resilienza: cosa ha fatto grande la prestazione dell’Italia contro il Belgio
- Lucia Pirola
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Abbiamo assistito ieri, 10 aprile, al trionfo delle azzurre a Ferrara, dove hanno sconfitto il Belgio per 2 reti a 1, ribaltando in tempo zero un temporaneo svantaggio e rifilando il 2 a 1 a meno di 10 minuti dalla fine del match. Ma cosa ha fatto grande la prestazione italiana?
La risposta qui sta in una possibile interpretazione, basata su due termini: resistenza e resilienza.
Prima di tutto la resistenza, quel re-sistere che significa “fermare respingendo, non cedere a una forza” - come spiega la dottoressa Nicoletta Travaini, psicoterapeuta specialista in psicosomatica. Riportato in campo, quando è sufficiente un rapido sguardo alla compagine belga si capisce subito quanto respingere una tale forza non deve essere stato compito facile per l’Italia. Eppure così l’hanno fatto sembrare, soprattutto in fase difensiva.
Il concetto di resistenza ben descrive la fase difensiva italiana nella partita contro il Belgio: Guagni, Gama, Salvai e Bartoli hanno dato prova di grande forza, fisica e psicologica, insieme a capacità di rimanere solidi, mantenere il controllo della gara e affermare l’identità di squadra nel momento del bisogno. Prova di questo sta nelle prestazioni dei singoli: se fosse venuta meno l’intraprendenza del terzino viola non avremmo assistito al provvidenziale gol dell’1 a 1, realizzato da Rosucci ma creato dalla voglia incontenibile di Alia Guagni. Corsa, grinta e voglia di arrivare fino in fondo le hanno permesso di non soffrire le sportellate con il difensore belga, di continuare la sua cavalcata e mettere palla in mezzo perché quella rete era da segnare.
Ugualmente sono da valutare le prestazioni delle compagne di reparto: la sostanza e la tenacia di Bartoli, la sicurezza di Salvai, la garanzia di Gama: quest’ultima in particolare modo festeggia il traguardo delle 100 presenze in nazionale con una prestazione maiuscola in fatto di personalità, tempi di inserimento e interventi davvero irreprensibili. E se resistenza è anche “impedirsi di sentire le emozioni”, e nella partita contro il Belgio questo principio è stato sfruttato nel migliore dei modi: capitana con la C maiuscola, mai titubante, mai sotto pressione, mai condizionata.
E poi c’è la resilienza. Resilienza è saper saltare, ritornare in fretta, rimbalzare -spiega la psicoterapeuta. È movimento, elasticità, dinamica e flessibilità. È “una forza che viene usata non contro qualcosa, ma per se stessi” , è la capacità di assorbire un urto senza rompersi.
Questo concetto ben si adatta alla prestazione centro-offensiva delle azzurre: nella fase iniziale della gara il timore si leggeva negli occhi, negli interventi fuori tempo, spesso troppo presto o troppo tardi. Buoni spunti ma poco convincenti.
La forza della resilienza sta nel “saper far fronte in maniera pro-positiva a eventi traumatici”, riorganizzare il da farsi dinanzi alle difficoltà mantenendo fiducia in sé stessi e nelle circostanze.
Valutare la prestazione di centrocampiste e attaccanti italiane alla luce di questo fa comprendere il valore di saper cambiare le sorti della gara grazie all’atteggiamento, reagire al rigore subìto con ancora più coraggio ed energia, perseguire l’obiettivo dei tre punti nonostante tutto.
Rosucci, Bonansea, Girelli, ma soprattutto Manuela Giugliano, rispondono benissimo a questa descrizione. La menzione speciale va in questo senso proprio a Giugliano: centrocampista fine e precisa, attenta e lungimirante, linea imprescindibile della mediana azzurra ieri inizialmente in visibile difficoltà, probabilmente a causa del grande impegno mentale richiesto. La capacità e la bravura di Manuela Giugliano ha faticato a mostrarsi nella prima fase di gara, complici le difficoltà ad intuire tempi di giocata e la fisicità delle avversarie, ma già a fine primo tempo la numero 6 azzurra ha ridato lustro al centrocampo con le sue giocate eleganti, i suoi tempi precisi e le decisioni mai banali, come i numerosi assist tra le righe della difesa belga e il palo colpito a metà del secondo tempo su geniale guizzo dalla distanza. Le difficoltà iniziali non hanno compromesso l’andamento della gara, come invece spesso accade nel calcio, e anzi le azzurre, in maniera corale, hanno dato grande prova di saper restare aperte, fiduciose, dinamiche e determinate.
E sarà una grande qualità da affinare, in ottica Mondiale.
Lucia Pirola