DANTE, CALVINO E UNA SERATA DI CHAMPIONS
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di Beatrice Rossi - Nella selva oscura degli schemi francesi il Brescia si é smarrito e questa sembra proprio la partita che meglio non si potrebbe definire se non con il celeberrimo verso dantesco «tant'è amara che poco é più morte». Torneranno nella mente delle ragazze il passaggio sbagliato in cui la rapidità delle francesi si é infilata, l'errore che ha dato spazio all'ennesima folata offensiva, i palloni raccolti nella porta e quelli battuti dal centro. Ma in questo giudizio, almeno inizialmente, non é dal sommo poeta che vogliamo farci aiutare. Il 15 ottobre, per uno strano accidente che é poi la vita, sarebbe stato il compleanno di Italo Calvino, uno degli ultimi grandi intellettuali italiani che il '900 ci ha regalato. Calvino é cantore della leggerezza e forse oggi più che mai, quella che fu la prima delle sue lezioni americane andrebbe utilizzata come chiave di lettura per un avvenimento così sportivamente avvilente.
Leggerezza non é sinonimo di superficialità ma piuttosto "una sottrazione di peso". Che tutto scorra, che tutto passi, non solo é un'affermazione superficiale, ma non consente di non trattenere nulla. La leggerezza é invece la caratteristica del passo del coraggio che conduce a fare cose grandi. Pensate a quando si calcia un rigore. Un rigore sbagliato é sempre figlio del peso, nella testa ancor prima che nelle gambe. Il rigore che va a segno invece é figlio di una certa leggerezza, che non conosce chi un rigore non l'ha mai calciato nemmeno all'oratorio. Non é l'incoscienza della gioventù ma la consapevolezza che un gesto può introdurre uno spiraglio nuovo. Per questo chi ama il calcio applaude ad un colpo di tacco nel mezzo di una sconfitta. Il catenaccio é l'esito della pesantezza, il calcio propositivo del Brescia anche di fronte ad un Lione fortissimo é l'esito della leggerezza. Nonostante il verso grave citato all'inizio, Dante stesso ben prima di Calvino aveva colto questo concetto, e continua «Ma per trattar del Ben ch'i' vi trovai/ dirò de l'altre cose ch'i' v'ho scorte». Avrà tempo mister Bertolini per fare l'analisi degli aspetti negativi nell'Inferno di Lione. Ma siamo certi che, vista la disparità dei mezzi tra le due compagini, saprà anche parlare del buono che c'è, o per dirla con Calvino saprà «cercare e saper riconoscere chi e cosa, in mezzo all'inferno, non è inferno, e farlo durare, e dargli spazio».
Beatrice Rossi