Laura Giuliani:"sensazione incredibile"
- Walter Pettinati
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Poi, una volta che te ne rendi conto e ti riempiono di complimenti, ti accorgi che non era difficile come ci si aspettava, quindi riesci a buttar fuori l'ansia accumulata. La sera post Italia-Svizzera abbiamo festeggiato concedendoci piadina e squacquerone, oltre ad una fetta di dolce".
È arrivata la vittoria anche contro il Belgio, nonostante l'importante turnover effettuato da Corradini. Questo a testimonianza di un gruppo solido: "Tutte le ragazze volevano fare bene. Era l'occasione per dimostrare che ci sono anche loro, che non sono venute per starsene in panchina. Nelle due partite precedenti, la squadra era stata affidata alle titolari, tra virgolette. Contro il Belgio, invece, sono state incaricate a portare avanti i colori azzurri le ragazze che hanno giocato meno, quindi dovevano tirar fuori quello che hanno sempre tirato fuori le titolari: il carattere, la grinta. E lo hanno fatto reagendo anche allo svantaggio iniziale. Non avevano mai provato a giocare insieme una partita e per questo hanno avuto qualche difficoltà iniziale. Nel primo tempo hanno fatto fatica a costruire il gioco, ma nel secondo tempo ci siamo guardate tutte, quelle in campo e quelle fuori, e ci siamo dette che non potevamo perdere così. Le ragazze hanno tirato fuori quello che ci contraddistingue: l'orgoglio e lo spirito patriottico. Che cosa si prova a vedere la partita dalla panchina? Quando sei là che soffri, vorresti sempre entrare in campo, ma non puoi. Quando giochi, puoi sempre tirar fuori qualcosa di tuo. Dalla panchina al massimo puoi sostenere a voce il gruppo. Però tutte abbiamo bisogno anche di questo tipo di sostegno".
Arrivati alla fine del girone, si fa un primo bilancio degli obiettivi: raggiunto quello del passaggio alle semifinali e della qualificazione al Mondiale Under 20, è giusto accontentarsi o alzare l'asticella? "Una volta che si arriva al primo obiettivo, c'è la voglia di andare avanti. Fermarsi adesso sarebbe come tirarsi una mazza sui piedi. Certo, nessuno si immaginava questo nostro risultato, ma proprio perché abbiamo già fatto più di quello che tutti si aspettavano, dobbiamo provare a prenderci tutto. Non ricordo un artista che ha lasciato la sua opera a metà e il nostro obiettivo diventa la finale. Bisogna ricostruire la situazione che si era venuta a creare nel 2008 in Francia quando l'Italia vinse l'Europeo. Sappiamo che col nostro carattere ci possiamo arrivare. Tutte ci crediamo".
Per arrivare alla finale, c'è da superare lo scoglio Norvegia: "E' una squadra che il mister conosce bene. È forte fisicamente e tecnicamente, ha molti punti forti, ma come ogni squadra ha anche i suoi punti deboli. Cercheremo di sfruttare quelli. Certo, il fatto di affrontare una squadra che ha battuto la Spagna per 5-1, da una parte può intimorire, ma dall'altra ci dà uno spunto in più e quella cattiveria agonistica che potrebbe portarci a vincere".
Tutta la difesa azzurra si prepara agli straordinari per arginare un attacco che ha fatto nove reti nelle prime tre gare: "Per quanto mi riguarda cercherò di dare tutta me stessa, ma non mi fanno paura i numeri della Norvegia, anzi. La cosa bella per un portiere è parare e, se le nordiche mi dovessero impegnare, la cosa non mi spaventa, anzi mi stimola. Per tutte noi, comunque, sarà determinante la tranquillità. Dobbiamo andare a prenderci la finale per noi, per tutti quelli che ci stanno seguendo e per chi ha messo in moto una macchina organizzativa di così alto livello".
Poi, sarebbe un bel modo per ampliare i festeggiamenti per il suo 18esimo compleanno, già avviati domenica sera: "Festeggiare la maggiore età in Nazionale è strano, ma speciale. Domenica sera mi hanno portato la torta e allo stadio dalla tribuna mi hanno cantato 'Tanti auguri'. Mi sono imbarazzata. Il regalo più bello? Quello che mi hanno fatto le mie compagne battendo il Belgio". Da portiere a portiere: "Vorrei avere l'istinto di Julio Cesar e la personalità di Victor Valdés. Buffon? Lui è il più forte di tutti, superiore a Casillas e a qualsiasi altro, e racchiude tutte le qualità che servono ad un estremo difensore per essere il numero uno, umiltà compresa. Una volta, a chi gli chiese se si sentiva il più forte del mondo, visto che non sbagliava mai, rispose: 'Il portiere più forte non è quello che non commette errori, ma quello che sbaglia di meno'. Questa sua frase è diventata un punto di riferimento anche per me per l'umiltà che trasmette. La maglia che ci ha mandato? Quando l'ho vista mi sono emozionata. Adesso – scherza – punto a portarla a casa".
Paolo Arsillo
Ufficio Stampa FIGC