ALLA SCOPERTA DELLE ISOLE FAR OER
- Daniele Pompignoli
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Le donne che corrono dietro ad un pallone ogni fine settimana sono quasi il 3% della popolazione e, per ognuna di loro, la Federazione stanzia una cifra di 378,50 euro. Se poi dovessimo ipotizzare a quanto ammonta il "contributo" di ogni abitante per le ragazze che praticano il calcio, la cifra sarebbe superiore agli undici euro. Rapportando questi dati all'Italia potremmo ipotizzare quasi due milioni di atlete ed un budget per il calcio femminile da parte della Federazione con un'infinità di zeri.
Fantascienza, ma questo rapporto serve a dimostrare quanto siano da capogiro le cifre citate che non trovano pari in Europa, ma la nazione di cui stiamo parlando ha tutto tranne che grandi numeri e, paradossalmente, non è nemmeno uno stato vero e proprio, ma una regione autonoma della Danimarca. Sono le Far Oer, gruppo di isole con meno di cinquantamila abitanti e quarta in ordine di grandezza dopo Gibilterra, San Marino e Liechtenstein.
In uno degli ambienti più ventosi, umidi e con meno giorni di sole durante l'anno del nord Europa, le ragazze che risultano tesserate stando agli ultimi numeri resi noti dalla Uefa sono ben 1.450. La Federazione poi destina al calcio femminile una cifra di poco inferiore ai 550 mila euro annui.
Numeri importanti e che continuano a crescere costantemente, perché nelle piccole isole incastonate tra il mar di Norvegia e l'Atlantico negli ultimi sette anni l'incremento è stato di poco inferiore al 48%, mentre su base annua le atlete sono passate dalle 1.405 del 2014/2015 alle 1.450 di questa stagione con un aumento di poco superiore al 3%.
Per capire come funziona il calcio femminile nelle Far Oer abbiamo interpellato la stessa Federazione, che ci ha risposto attraverso le parole della responsabile delle competizioni Sunniva Kollslíð.“Nel 2016 abbiamo sei squadre a comporre la nostra divisione principale ed otto nella seconda. La lega successiva invece è composta da giocatrici Under 17 e vi partecipano dodici formazioni”, spiega la dirigente della federcalcio faroese. A dimostrazione che il campionato non muove grandi numeri, però, c’è il blocco delle retrocessioni dalla prima alla seconda divisione. “Le abbiamo fermate nel 2012 per mancanza di giocatrici”. Una mancanza che ha portato anche a ridurre quelle impegnate nelle categorie inferiori. “Nella seconda divisione e in quella Under 17 le squadre giocano in un campo più piccolo con nove giocatrici. Allo stesso tempo abbiamo cercato di aiutare le squadre a trovare altre ragazze dagli otto anni in su”.
Una pianificazione dal basso voluta dalla Federazione e che nel corso di questi anni ha dato i suoi frutti, come conferma la stessa Sunniva Kollslíð. “Stiamo migliorando sia il calcio femminile sia le giocatrici ed il prossimo anno potremmo cambiare di nuovo e tornare a giocare a undici anche nella seconda divisione e nella categoria Under 17”.
Chissà poi se il futuro che la Federazione è riuscita a costruire incrementando il numero delle praticanti non serva anche a contribuire ad avere più attenzione da parte dei tifosi e dei curiosi. “Siamo una piccola nazione – spiega la dirigente – ed anche il calcio femminile dal punto di vista mediatico non è diverso da tanti altri contesti con le nostre dimensioni.
Giornali, radio e televisioni parlano di questo campionato di tanto in tanto con picchi quando le squadre di vertice giocano tra di loro e in occasione della finale di Coppa. Lo stesso vale per il pubblico ed i tifosi”.
Tra i sostenitori più felici delle Far Oer ci sono senz’altro quelli del Kí Klaksvík Kvinnur, squadra femminile fondata nel 1985 e capace di vincere gli ultimi quindici campionati oltre a quello del 1997. A questo record incredibile le biancoazzurre hanno aggiunto dodici Coppe nazionali negli ultimi quindici anni, lasciando solo tre edizioni rispettivamente ad HB (2001), B36 (2005) e AB (2009).
La squadra fatica di più in Europa, dove comunque riesce a qualificarsi ininterrottamente dalla stagione 2001/2002. Risale proprio a questa prima edizione l'unico incrocio delle faroesi contro una formazione italiana: ad Helsinki la sfida contro la Torres terminò con un pesante 0-4.
Nella squadra più vincente delle Far Oer attualmente giocano quattro calciatrici della nazionale Faroese oltre alla portiere serba Ana Ivanov che è l'unica calciatrice straniera ed ha un contratto semi-professionistico.
Infine se da un certo punto di vista la nazionale maschile (il cui capitano Frooi Benjaminsen di mestiere fa il falegname) non ha mai regalato grosse emozioni ai propri tifosi, la rappresentativa femminile delle Far Oer nel 2013 riuscì addirittura a superare il turno preliminare di qualificazione ai mondiali di Canada 2015, guidando il proprio gruppo con 7 punti, frutto delle vittorie contro Lituania e Georgia e del pareggio contro Montenegro. La squadra allenata da Jon Pauli Olsen poi dovette inchinarsi alla fase a gironi, terminato all'ultimo posto del gruppo 4 con appena due punti.
Nel corso di quell'anno però la nazionale faroese fece parlare di sé anche per una di quelle storie particolari e romantiche che solo il calcio a volte è in grado di offrire. Una storia familiare che risale all'amichevole che le Isole Far Oer vinsero per 6-0 contro il Lussemburgo. Al 61', infatti, a sostituire Bára Skaale Klakstein fu sua figlia Eydvør Klakstein.
Daniele Pompignoli