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Questa volta siamo andati a scoprire una nuova realtà che si sta evolvendo!
A BETLEMME LA PRIMA SQUADRA DI CALCIO FEMMINILE PALESTINESE. ALLESTITA LA NAZIONALE. IL MINISTERO PER LO SPORT PALESTINESE HA APPROVATO UN PROGETTO DI AVVIAMENTO ALLO SPORT
Lotta, sfida, passione e vita: il club di calcio femminile di Betlemme
La prima squadra di calcio femminile dei Territori Palestinesi vive difficoltà economiche e di mentalità, ma è l'occupazione militare israeliana che lascia il segno più evidente. La nazionale femminile è l'unica squadra che deve allenarsi in luoghi separati e può riunirsi solo durante i tornei fuori porta. Le ragazze parlano del calcio con grande passione, nonostante le difficoltà: è la motivazione che le sostiene.
Dodici magliette di colore diverso che inseguono un pallone per il campo da gioco dell'università di Betlemme ogni martedì e ogni sabato. Hanno dai 12 ai 23 anni. Sono le ragazze del Bethlehem Football team, la prima squadra di calcio femminile nei territori Palestinesi ma anche il 'vivaio' da cui è nata la nazionale femminile palestinese che ha disputato già tornei in Giordania ed Egitto con risultati sorprendenti.
Testo e video di Laura Conti (Casco Bianco in Israele/Palestina) Vedi il video Inizialmente l'idea di una squadra di ragazze che corre per il campo in pantaloncini corti, non aveva incontrato la simpatia della comunità. Ma dopo qualche compromesso sull'abbigliamento, la diffidenza è stata superata ed il club femminile di Betlemme è ormai conosciuto e stimato da tutti. Le difficoltà economiche sono uno degli ostacoli maggiori alla crescita della squadra. La mancanza di fondi, e quindi di un campo di gioco adeguato, di divise, o di mezzi di trasporto, mettono alla prova il team palestinese anche più dei pregiudizi sulle donne nella società palestinese. Ma nello sport, come in tutti gli altri aspetti della vita pubblica e privata dei palestinesi è l'occupazione militare israeliana che lascia il segno più evidente. La nazionale femminile,nata due anni fa dall'incontro di ragazze provenienti da quattro città diverse, Betlemme, Gerico, Ramalla e Gaza, infatti è l'unica squadra che deve allenarsi in luoghi separati e può riunirsi solo durante i tornei fuori porta.
La squadra è appena tornata da una sessione estiva di allenamenti finanziata dalla Chiesa luterana, in Germania. Questi viaggi sono alla base della preparazione atletica delle giocatrici ma sono soprattutto, anche esperienze di vita che non sarebbero possibili per molte di loro altrimenti. Quindi il calcio diventa uno strumento di crescita e di emancipazione e crea opportunità di incontro e di scambi culturali, per ragazze che hanno sempre vissuto in un contesto piuttosto chiuso quale la famiglia, la vita di "paese", ma soprattutto la difficoltà di movimento e la tendenza alla ghettizzazione che incombe sulla società palestinese.
Le ragazze del Bethlehem Football team hanno fatto dello sport la loro scelta di vita. Anche se nei territori palestinesi, per mancanza di strutture e opportunità, le possibilità di intraprendere la carriera sportiva sono quasi nulle, loro non rinunciano alla loro passione, anzi hanno trovato il modo di trasformarla nel loro futuro. Come Honey, che al momento è coinvolta in un progetto del Ministero per lo sport palestinese, per incrementare la partecipazione dei più giovani ad attività sportive. dunque anche formative.
Nel linguaggio sportivo si usano parole come "sfida" o "lotta". Metafore piuttosto azzeccate per descrivere lo stile di queste ragazze. Anche se i risultati del lavoro non sono immediati, e la classifica non le premia ancora come le favorite della Lega calcistica Araba, l'entusiasmo ed il cuore di certo non mancano e loro sono consapevoli che queste sono le qualità che fanno la differenza, sia nello sport sia nella vita
Honey Ho iniziato a giocare per strada, sotto casa, soprattutto per via della mentalità maschilista nella nostra società che vuole che il calcio sia solo uno sport per uomini. Ho fatto del mio meglio per cambiare questa idea e per raggiungere passo dopo passo i miei obiettivi. Quindi sono entrata in università, ho incontrato Samar Araj, la fondatrice della squadra e lei mi ha parlato dell'idea di creare una squadra di calcio femminile.
Janet Sono entrata in squadra tre anni fa, al primo anno di università, ora sono al quarto. All'inizio non volevo giocare a calcio, soprattutto perché dicevano che era per ragazzi e le ragazze che giocano a calcio perdono la loro... la femminilità, secondo la mentalità palestinese. Un giorno, sono andata ad un allenamento, e mi è piaciuto subito, la relazione tra noi ragazze, l'allenatore è gentile e amichevole. Insomma mi è piaciuta l'idea e sono entrata in squadra.
E adesso gioco nella nazionale, grazie a Dio.
Rouna Mi chiamo Rouna, ho 12 anni, sono entrata in squadra perché amo il calcio da morire, è la mia vita, la mia passione, il mio sogno.
Ho cominciato a 5 anni. Giocavo con mio padre, poi con una squadra maschile a scuola.Ed infine ho saputo di questa squadra femminile, ho chiesto di partecipare e loro mi hanno accettato
Samar Quando andiamo in Giordania dobbiamo passare attraverso il checkpoint di Wadi 'nar, e raggiunto il confine dobbiamo prima passare i controlli nel lato palestinese. Poi passiamo nel lato israeliano per altri controlli. Guardano tutti i documenti delle ragazze, e ci fanno aspettare per ore. Fanno domande per vedere se ...insomma se alcuna di loro è coinvolta in qualche movimento politico. Inoltre interrogano sempre per ore l'allenatore. E infine andiamo nel lato giordano, dove dobbiamo aspettare ancora per ore. Quindi per andare in Giordania abbiamo bisogno di un giorno intero.
Il bello di questo gruppo è il lavoro di squadra. Ci sosteniamo a vicenda, abbiamo le stesse idee, parliamo dei nostri problemi. Spesso le ragazze si incoraggiano fra di loro. Se qualcuna magari è meno brava, le danno consigli.
Janet La persona che mi ha sempre incoraggiato a fare sport è mia madre. Viene sempre alle partite in casa, ma non può assistere a quelle all'estero, come nei tornei in Giordania o in Egitto. Però spesso mi telefona per dirmi: "Ti ho visto giocare".
Honey
È la prima volta che c'è un progetto simile in Palestina. Riguarda i bambini fino ai 14 anni. Si tratta di fornire loro le strutture ed i mezzi per praticare uno sport, crescere bene, invece di stare per strada.
Samar Araj
L'idea di creare una squadra di calcio femminile è nata nel 2003, è la prima volta in Palestina. Ho riunito alcune ragazze dall'università e dalle scuole dell'area di Betlemme. Ho chiesto all'allenatore Ra'ed di insegnar loro un po' le basi del gioco, e devo dire che sono state brave.
Ra'ed
Lavorare con le ragazze è un esperienza davvero esaltante. Posso dire che il mio sogno era quello di allenare la nazionale femminile di calcio della Palestina egrazie a Dio ora è possibile
Honey
Questo è il nostro problema non possiamo semplicemente incontrarci per giocare o allenarci.
Alla fine del torneo in Egitto abbiamo salutato le ragazze di Gaza, piangendo. Ci hanno chiesto: "Perché fate così, se venite dallo stesso paese?" Abbiamo spiegato che non è così facile vederci. Da quel momento non ci siamo ancora incontrate.
Janet Vorremmo allenare una squadra femminile per bambine a scuola. Stiamo lavorando a questo. È solo la nostra motivazione. È la nostra motivazione è ciò che ci sostiene. Noi giochiamo mettendoci l'anima, e tutto il nostro essere, perché siamo forti, siamo Palestinesi, affrontiamo tantissime difficoltà, perché vogliamo essere qualcuno e mostrare al mondo arabo, a tutti di cosa siamo capaci e di come saremo in grado di migliorare in futuro.