MONDIALE UNDER 20, NORD COREA DI RIGORE, GERMANIA IN SCIOLTEZZA
- Walter Pettinati
- Campionati del mondo
- UNDER 20 CANADA 2014
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Fra delusioni, sorprese e pronostici rispettati a metà si è svolta in Canada la prima giornata dei quarti di finale del mondiale under 20, grande vetrina e fucina di talenti provenienti dai quattro angoli del globo.
Seguiamo l'ordine di gioco e partiamo da Nord Corea-Stati Uniti, che era anche la partita dall'esito più incerto, per quanto fosse impossibile non far pendere l'ago della bilancia in favore delle americane. E infatti nella bella cornice del National Soccer Stadium di Toronto, sotto un cielo plumbeo ed una pioggia insistente, nei primi minuti sembra essere in campo una sola squadra. La Corea incassa senza reagire, mentre Roccano e compagne sono compatte ma si allargano bene nelle ripartenze, spaziano con precisione, occupano tutto il rettangolo di gioco.
Ma è dalle fasce che giungono le minacce più limpide per la porta coreana. Alla prima palla buona che le capita fra i piedi Pugh raggiunge la linea di fondo e lascia partire un rasoterra per Doniek, tanto brava nel seguire l'azione quanto fortunata nel rimpallo su Yun Gyong. E'1-0 Stati Uniti. Un vantaggio, forse arrivato troppo presto, che deve aver illuso le statunitensi d'aver davanti a sé strada completamente in discesa. E quando nel calcio si pensa d'aver già vinto, è il preludio del naufragio. L'idillio infatti dura poco. Neppure metà tempo ed ecco che da una faccia della medaglia, quella migliore, gli Usa mostrano l'altra, ben più sinistra. Già al 18' c'è un primo mezzo brivido per Rowland su punizione di Su-Yon: il mancino a giro della coreana scende all'ultimo e sfiora la parte superiore della traversa. Poi, per qualche giro d'orologio, i ritmi si abbassano e sono pochi gli spunti degni di cronaca. Le coreane parrebbero non avere fretta, figurarsi le americane. E' attorno alla mezz'ora che le orientali mettono il piede sull'acceleratore, costringendo le ragazze di Michelle French a soffrire il primo blackout: Amack rischia di combinarla grossa su una respinta di Rowland, il pallone vagante rimane in mezzo all'area prima che il capitano USA la spazzi via. Dall'altra parte Purce a due passi dalla porta non arriva per poco sul calcio da fermo di Lavelle, in quello che sarà il canto del cigno di una nazionale di lì in poi non pervenuta. Sul cambio di fronte immediato ecco che dal rilancio di Kim Chol Ok la spizzata di testa di Yiang Sim pesca Ri Un Sim. La numero nove delle asiatiche, tallonata dal ripiego di Amack, tenta il cucchiaio che quasi le riesce a Rowland battuta. Invece il portierino si rialza, e tira un sospiro di sollievo nel vedere il pallone al di là della rete. Meticolose, pazienti, laboriose, come si addice alle tipiche orientali, le nordcoreane alzano il baricentro, permettendo ai terzini di salire e costringendo allo stesso tempo le attaccanti stratunitensi al ripiego. Non è raro vedere Doniek correre in aiuto della difesa. In chiusura di primo tempo ci prova ancora Un Sim con un tiro che però fa appena il solletico ai guantoni di Rowland.
La cura French nello spogliatoio non pare aver sortito gli effetti sperati, tanto che le americane rientrano e si fanno subito schiacciare. Di nuovo, è lo stesso copione del primo tempo. Horan non riesce a far salire la squadra, e a peggiorare un quadro già di per sé angusto ci si mette anche Rose Lavelle nel più ingenuo degli errori, in una zona rossa quale l'out di destra. Per Kim Mi Yong è un gioco da ragazzi recuperare il pallone e lasciar partire un traversone su cui arriva, dopo un'uscita a vuoto di Rowland, la solita Un Sim. Destro ravvicinato, Naughton tocca di mano e il direttore di gara indica il dischetto. Siamo al 53'. Non sarà l'ultimo rigore di giornata quello segnato da Kim So Yon, ma per il momento basta a pareggiare lo score sull'uno pari.
Poi, all'improvviso, un lampo stelle e strisce dal sopore del letargo. Doniek si ricorda di giocare a calcio, e spesso di farlo anche molto bene. La bionda attaccante di coach French crossa un bel pallone per l'accorrente Pugh. Ottima coordinazione, bell'impatto, ma la sfera ben incrociata termina di poco alta, così come il destro di Horan di qualche minuto più tardi. French confida nella classica scossa dalla panchina e prova a mischiare le carte. Al 75' entra Summer Green, di cui si dice un gran bene. La diciassettenne esordisce con un bel doppio passo, ma non inciderà granché sulla partita. Lavelle, nel frattempo, butta altro pallone e rischia grosso anche con un passaggio orizzontale qualche minuto più tardi, in totale confusione.
Già in chiusura di partita i rigori sembrano inevitabili, viste la scarsa propensione delle squadre a rischiare. C'è il classico braccino da ambo le parti e se le americane hanno paura di perdere, le nordcoreane hanno paura di vincere.
Giunti ai supplementari i minuti scorrono all'insegna di tanti crampi e poche occasioni, fra cui un velleitario tentativo di cucchiaio da parte nordcoreana, e si arriva ai calci di rigore.
Jordan, Horan e Lavelle si fanno respingere i loro tiri tutt'altro che irresistibili da Kim Chol Ok, eroina di giornata. Le coreane dall'altra parte sono cecchini, Rowland ci mette i pugni solo sul secondo penalty, ma non basta. A sorridere sono le orientali, partite sfavorite e giunte in semifinale. Grande delusione in casa Stati Uniti: le ragazze escono da un mondiale in cui miravano, se non a vincere, almeno ad arrivare in semifinale. Invece vengono buttate fuori dalla Corea del Nord, tenace e intelligente, ben messa in campo. Una squadra che sa cosa deve fare e come lo deve fare, una sorpresa che ogni giorno che passa assume sempre più le sembianze di una realtà.
A Monteral si gioca invece un match che sembra sulla carta senza storia. A fronteggiarsi sono le pluri-campionesse della Germania, super accreditate per la vittoria finale, e le padrone di casa del Canada. Se nelle competizioni internazionali c'è una grande verità, e cioè che il paese ospitante spesso sull'onda dell'entusiasmo si esibisce in prestazioni inaspettate, l'altro grande assioma del calcio è che la Germania, giochi bene o giochi male, perde poche volte, e quelle poche volte lo fa contro l'Italia.
Pronti-via, si comincia. Spinte dai sostenitori e dalla voglia di far bene sono le canadesi a spingersi per prima dalle parti di Kaemper, pur in maniera piuttosto disordinata. Fletcher al quarto d'ora, da considerevole distanza, lancia un'occhiata al portiere del Duisburg, la vede fuori dai pali, decide di provarci: lascia partire un bolide di destro che si schianta sulla traversa. Al 23' tocca alla Germania impensierire, e anche parecchio, Sheridan. Pauline Bremer, dopo aver raccolto con mezzo piede in offside una sponda di testa di Petermann, si esibisce in una delle cose che le riescono meglio, e cioè portare a spasso i portieri. Sterza a destra, ripiega a sinistra, conclude freddamente a rete nonostante un intrecciarsi di calzoncini rossi sulla linea di porta. La bionda centravanti tedesca, in apertura di ripresa, avrà poi occasione di ipotecare l'incontro chiudendo un buon fraseggio costruito da Panfil e Petermann, ma si lascerà ipnotizzare da Sheridan, brava a coprire lo specchio della porta.
Nella seconda frazione il Canada tenta il tutto per tutto. Si riversa in avanti, tirata da un'infaticabile Beckie, che serve al 61' a Sanderson il migliore degli assist, ma la numero 19 di coach Olivieri dal limite dell'area non ne approfitta e calcia debolmente, non centrando neanche la porta.
Ashley Lorenz ci prova, ma la Gidion non sbaglia un colpo. Con Knaak, in mezzo alla difesa, c'è un'intesa che si vede raramente, squadre maggiori comprese. Kaemper è provvidenziale qualche minuto più tardi in un'uscita sui piedi di Emma Fletcher, a sottolineare che la Germania, là dietro, è un vero e proprio fortino, e che i cinque gol incassati con la Cina sono stati un mero incidente di percorso. Dall'altra parte anche la Quinn se la cava bene, e per la seconda volta si immola su un tiro dell'onnipresente Petermann (non a caso eletta player of the match) che cancellerebbe definitivamente le chance residue delle padrone di casa. L'atteggiamento attendista delle sue va stretto a coach Meinert. E così fuori Magull, ancora priva dei novanta minuti nelle gambe, e dentro Dallmann a dare ulteriore manforte in attacco, con Daebritz che arretra in cabina di regia, nel settore che preferisce. Qualcosa si muove, la Germania soffre meno, complici anche i crampi e la stanchezza delle canadesi. A dieci minuti dal termine la Bremer, magistralmente assistita dalla solita Daebritz, pecca di egoismo e spara addosso al portiere nonostante Petermann si stesse sbracciando da dentro l'area. Poco male, perché dal corner che segue Rebecca Knaak intercetta la pennellata mancina di Daebritz e sigla il due a zero. Pierre-Louis e Agnew hanno sui piedi due clamorosi palloni per riaprirla, ma una conclude a lato, l'altra spara alto.
Si è vista ancora una volta una Germania discontinua, vittima di occasionali distrazioni e spesso non cinica abbastanza. Ma sempre di Germania si tratta, e anche a due passi dalla finale fa quello che le riesce meglio: vincere. E se il Canada esce comunque a testa alta, coperto dagli applausi dei 23.000 spettatori, lo stesso non può dirsi delle vicine di casa degli USA, abituate a ben altri risultati in competizioni come queste. Avanzano Corea del Nord, con la strada praticamente spianata verso la finale, e Germania, attesa in tutta probabilità nella più mitteleuropea delle battaglie: il derby con le francesi. Ne vedremo delle belle.
Alessandra Esperide
(x calciodonne.it)