Giuseppe Boni: "Una delle migliori stagioni della storia gialloblù"
- Redazione
- Stagione 2018-2019
- Serie B
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Giuseppe Boni parla soddisfatto della sua squadra e della stagione appena finita. Novità e cambiamenti segneranno il prossimo campionato gialloblù ma, come sostiene il presidente della Fortitudo, sempre con ottimismo e professionalità.
La stagione appena conclusasi è stata una delle più brillanti della Fortitudo?
«Certamente è una delle migliori stagioni della storia della Fortitudo, perché è vero che siamo stati anche un anno in serie A, però era una seria A diversa allora e poi siamo anche retrocessi, per cui forse l’anno più importante della nostra storia è stato quello della vittoria della A2 per andare in A, esprimendo tra l’altro anche un calcio bellissimo. I due che abbiamo vissuto nelle ultime due stagioni sono stati simili per certi aspetti. Nell’ultimo periodo abbiamo investito qualcosa in più, abbiamo avuto uno staff e una rosa competitivi e, di conseguenza, abbiamo fatto due campionati straordinari. Non so dire se sia stato meglio l’anno scorso o questo, certamente questo era molto più difficile e abbiamo fatto molto bene. Abbiamo fatto salire il valore dei nostri allenatori e di tutte le ragazze».
Parlando di futuro, si penserà sempre alla salvezza come primo obbiettivo oppure, visti i risultati attuali, si penserà all’alta classifica?
«Conosco troppo bene il calcio per sapere quanto sia difficile e imprevedibile. A volte si parte con presupposti negativi e poi la stagione finisce alla grande, altre volte si pensa di avere una gran squadra e poi l’annata va male. La volontà è quella di rinforzare ancora di più la qualità della rosa, però poi ci sono tante variabili: la società deve essere capace di gestire momenti di difficoltà, lo staff deve sapere il fatto suo, la squadra deve essere affiatata e deve esserci armonia nel gruppo. Inoltre adesso abbiamo anche il problema di trovare un altro allenatore».
Quest’anno vi erano tanti elementi nuovi ed era necessario creare un’alchimia di squadra. Ora che l’ossatura della squadra è già strutturata si partirà avvantaggiati il prossimo campionato?
«Il gruppo di quest’anno è stato un bel gruppo, non lo dico io ma lo dicono gli altri e anche i risultati. Chiaro che non lo sì può sapere prima, perché a inizio anno si mettono insieme persone diverse con caratteri diversi e non si può sapere se andranno d’accordo. Questa stagione fortunatamente è andata bene da questo punto di vista. Noi abbiamo la fortuna di poter contare su un gruppo numeroso di elementi stabili, con qualità, esperienza e serietà. Il nucleo duro della squadra ci dà sicurezza».
La società si sta già muovendo sul mercato?
«Il contrattempo dell’allenatore ci farà perdere tempo, ma ci siamo già mossi e ribadisco che il venire alla Fortitudo può essere un grande trampolino di lancio. Noi abbiamo tante ragazze che quest’anno hanno fatto bene in serie B e quindi potrebbero essere interessanti per qualche squadra di serie A. Giocare nella Fortitudo quindi non è un declassamento, ma una gran bella vetrina per chi si vuole mettere in mostra e per chi crede di avere dei buoni numeri. Fare 900 minuti in serie B è meglio che farne 90 in A credo, quindi ritengo che la Fortitudo possa essere un’ottima opportunità per tante giocatrici».
Quindi, nonostante ci siano squadre più blasonate, la Fortitudo, viste le ultime due stagioni, può diventare una squadra che fa gola a giocatrici di altri club?
«Qualcosa durante l’estate scorsa è successo in tal senso. Certamente qualche interesse in più nei nostri confronti c’è e ci sarà. Mi piacerebbe che una ragazza chiamasse la Fortitudo non dopo aver bussato alla porta di altre dieci squadre, mi piacerebbe che qualcuna considerasse la Fortitudo tra le prime scelte e puntasse su di noi, perchè quello che promettiamo l’abbiamo sempre mantenuto ed è un ambiente in cui una ragazza può crescere e mettersi in mostra».
Per quali ragioni vi è stato questo divorzio tra società e allenatore?
«Premetto che a me dispiace tantissimo, perché con lui mi sono trovato bene, le sue idee hanno dato anche un contributo a noi come società per crescere ed è un allenatore preparato. Ci sono rimasto male perché pensavo di poter fare un altro anno insieme a lui, visto che i due precedenti sono andati molto bene. Per me vi erano le condizioni per fare bene anche l’anno prossimo, per lui invece non ci sono le condizioni per ripetere un campionato del genere, quindi ha scelto un’altra strada. Lo ringrazio vivamente. Purtroppo il calcio è così: ci si incontra, si fa un pezzo di strada insieme e poi le strade si dividono. Non bisogna legarsi troppo a nessuno e bisogna essere preparati ad affrontare nuove sfide ed avventure, questo è lo sport».
Un nuovo allenatore porta sempre cambiamenti. Pensa che un nuovo mister possa essere una scossa positiva per la squadra anche se porterà con sé nuove idee e diversi stili di gioco?
«Bisogna vedere le cose in positivo ed essere ottimisti. Un cambio porta a nuove idee e nuovi stili di gioco, ma anche a diversi rapporti umani all’interno dello spogliatoio. Una novità è sempre una via per crescere, certo che bisogna che il nuovo allenatore sappia il fatto suo, inoltre bisogna che le ragazze accettino i pro e i contro delle nuove figure, bisogna che si mettano a disposizione da professioniste visto il livello a cui siamo. Devono comportarsi da calciatrici e se il mister dice che bisogna stare in panchina si deve accettare la cosa e ci si deve chiedere, anziché lamentarsi, se si stia dando il massimo o se si possa invece dare di più e impegnarsi maggiormente per conquistarsi il posto. Questa è la giusta mentalità».
Riccardo Cannavaro
Foto: Graziano Zanetti Photographer
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