Brutto infortunio a Sara Gama
- Walter Pettinati
- Stagione 2011-2012
- Serie A - 2011-2012
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San Paolo, stadio do Pacaembu, 44' minuto del primo tempo della partita Brasile-Italia: Sara salta per rinviare un pallone e quando atterra...le immagini e la smorfia di dolore non lasciano scampo, l'infortunio -si capisce subito- è grave. Gli accertamenti fatti nel pomeriggio di venerdì confermano le sensazioni iniziali: Sara ha rotto i legamenti crociati del ginocchio, e per lei non ci sarà modo di riprendere a giocare prima di diversi mesi.
Il primo pensiero, forte e preoccupato, è per lei, per la sofferenza fisica e interiore che prova. Sara ha costruito con determinazione e razionalità la sua passione per il calcio, e subire un infortunio di questo tipo è una mazzata che sì, renderà più forti, ma per ora fa solo male. E poi comincia ad affiorare la rabbia che, siamo certi, si affievolirà anche quella, ma adesso rende la situazione più difficile da digerire. In Brasile la Nazionale ci era andata per disputare un torneo che, per quanto prestigioso possa essere, non è valevole per alcuna competizione ufficiale e soprattutto la cui partecipazione delle nostre ragazze, ha costretto il campionato della massima serie ad interrompersi con anticipo, allungando così la pausa natalizia. Questo campionato era già cominciato zoppicando, nato sotto una cattiva stella: prima rinviato, poi anticipato, poi continuamente interrotto per gli impegni ufficiali della nazionale. Che non fosse un'annata come le altre si era già capito fin da subito...non che le altre fossero state tanto più serene comunque. Il movimento del calcio femminile italiano non è mai stato forse più in difficoltà di ora, con il commissariamento straordinario, l'aumento delle iscrizioni, la difficoltà di tante società, l'esclusione dell'Italia dai mondiali dopo un iter di qualificazioni machiavelliche... tutte situazioni che hanno inacidito un po' gli animi dei tanti che si dannano per tenere in piedi le squadre. Una delle ricette che si sta usando è quella della visibilità a livello internazionale, così forse il resto del mondo si accorgerà che la piccola Italia riesce sempre a dire la sua nonostante le mille difficoltà in cui versa. Però, però...gli applausi che la nostra nazionale riceve alla fine di ogni partita che disputa, servono forse a far salire il numero delle iscritte a livello regionale? Chi lo sta seguendo questo famigerato torneo in Brasile? Solo quei pochi pazzi, familiari o dirigenti di club, che ci tengono a seguire le proprie ragazze a costo di perdere qualche diottria per stare davanti al pc alle due di notte (ovviamente le partite sono solo in streaming, credevate mica la dessero in diretta tv??). Il resto del mondo calcistico femminile, molto spesso non sa nemmeno perché la serie A si sia fermata ("Ah, giocherà la nazionale..."), quindi vive questi impegni con assoluto distacco emotivo. Ora, non per questo la Nazionale non ha diritto di esserci e di ritagliarsi il suo spazio; chi indossa la maglia azzurra, come Sara e come tante altre, lo fa non senza tanti sacrifici e compromessi, rinunciando a coltivare affetti e passioni per inseguire il suo sogno, il suo impegno. Ma la distanza che passa tra il mondo di questo gruppo ristrettissimo di ragazze e del loro entourage, che gira continenti e gioca in stadi gremiti da migliaia di persone, e il mondo delle giocatrici di club, dalle giovanili alle prime squadre, è abissale. Mentre si svolgono campionati mondiali o europei seguiti da migliaia di persone, l'Italia perde ogni anno iscritte, il bacino d'utenza si riduce, i campionati cambiano regolamenti di continuo, tante società falliscono e quelle che resistono sono costrette a fare i salti mortali per tirare avanti dignitosamente, per consentire alle proprie giocatrici di praticare lo sport che amano il più serenamente possibile. Andando avanti di questo passo non ci saranno nemmeno più giocatrici da inserire nel giro della nazionale, in compenso la pallavolo avrà raddoppiato le sue iscritte...La notizia dell'infortunio di Sara è un duro colpo, dispiace immensamente e sinceramente vedere una ragazza così determinata e appassionata doversi fermare e rinunciare per mesi a fare ciò che ama di più. Fa male al Chiasiellis come squadra, che sta vivendo una stagione non facile e con Sara perde una delle sue giocatrici più carismatiche. Fa male al Chiasiellis come persone, perché è questo che si è prima di tutto e se una calciatrice biancoceleste soffre, le difficoltà di campionato scivolano immediatamente in secondo piano. E fa male a tutto il movimento, perché perde una sua protagonista indiscussa. Questo –scusate e scusa anche tu Sara- è solo uno sfogo, perché gli infortuni capitano ogni giorno e in qualsiasi circostanza e le diatribe su commissari, delegati, federazioni, dilettanti o professionisti, nulla hanno a che vedere con ciò che è successo a Speedy, anche se il suo trauma ha fatto sgorgare questo fiume di pensieri da tempo latenti. Senza ipocrisia, l'importante è ora che Sara recuperi al meglio e diventi ancor più forte di prima, perché spesso son le difficoltà che aiutano a migliorarsi e a crescere. Dai Speedy, la gente come noi non molla mai...
Ufficio Stampa Calcio Chiasiellis
Anna Dazzan